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MAURO BACCA

OPERE

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ON NUT

LETTERE PERSIANE 19-11-17
Dopo piu di 7 anni quasi ininterrotti passati in Tailandia mi ritrovo, spero per poco, a Padova. Sto cercando di riacclimatarmi. E' un espatrio al contrario. Non sono certamente un estimatore degli usi e costumi tai ma, essendo un falang, non devo laggiu' mascherare le mie eccentricita'. Sono per i tai semplicemente un esempio tra i tanti di "dabbenaggine falang". Qui mi uniformo , pur se con remore interiori, agli atteggiamenti imperanti. Tra essi ritrovo quelli che mi hanno spinto all estero e ne scopro poi di nuovi. La cosa che piu mi ha colpito e' l alto grado di affettata gentilezza che governa i rapporti tra le persone. Abbondano sorrisi cortesi, reciproca comprensione e rispetto per le immediate esigenze di ognuno. Pare che tutti siano concilianti e rincuorino gli altri per essere a loro volta rincuorati. Regna un atosfera ovattata ove si esorcizzano le immancabili asprezze della vita. Coccole ai bambini e rispetto per gli anziani si uniscono ad una maggioere disciplina e ad un maggiore senso civico. O perlomeno questa e' l'impressione che ne ricavo. Cito ad esempio il fatto che ora, quando un pedone si porta sulle strisce , le auto si fermano! Cio' era impensabile nell'Italia diappena 10 anni fa e lo e' tuttora in Tailandia. Molte volte a Bangkok ho visto la tragedia sfiorata di persone che per un pelo non sono state investite sulle strisce.
Questa nuova veste sociale e' cosi' imperativa che chi versa in condizioni difficili, pur volendo contestarla, se ne astiene per non peggiorare il proprio stato di emarginazione. Si unisce al coro e soffre in silenzio. Ma quando il disagio diviene insostenibile lo si manifesta in maniera palese, perdendo ogni pudore. In tv sono frequeti le hotizie di imprenditori che si suicidano non avendo i soldi per pagare le tasse. Toccanti sono le numerose interviste a cinquantenni disoccupati che sopravvivono colla forza della disperazione o ad agricoltori aggrediti nelle loro case isolate da bande notturne di stranieri.Ieri casualmente ho incontrato il segretario dell'associazione PADRI SEPARATI. Mi ha confermato il dramma di molyi divorziati privati in pratica di tutto e mi ha riportato alla memoria la condizione dolorosa che ho vissuto una ventina di anni fa. Passeggiando vedo decine, se non centinaia, di targhe di studi legali all'esterno dei palazzi in centro. Forse, dietro al buonismo di facciata, e' il contenzioso il vero meccanismo che governa i rapporti umani. I maxisequestri di droga inducono a pensare che questa piaga non sia stata estirpata. Quando ero giovane i tossicodipendenti si esponevano in piazza, sciatti e trasandati, senza ritegno. Ora non se ne vedono: forse si fanno riguardo! Coltivano il loro vizio tra le mura domestiche come gli alcolisti. Riporto ora un incredibile coincidenza. Sto scrivendo queste righe nel bar dei cinesi e fuori noto la locandina di un edicola che riporta l'allarme del Questore: A PADOVA CIRCOLA TROPPA DROGA!. 
Il mio cinismo mi spinge a pensare che quanto sta avvenendo sia il formarsi di una nuova sperequazione, non piu strisciante. Difficile da contestare perche', chi lo facesse, dovrebbe rinunciare al proprio decoro. Si sta creando un nuovo mercato rivolto alle fasce privilegiate. I negozi che non hanno chiuso si specializzano in prodotti costosi, sfiziosi e voluttuari, che solleticano l'ambizione dei clienti. La pubblicita' mai come ora ricorre all'adulazione e alla ingannevole valorizzazione delle individualita'. Ma cio' che mi appare piu eclatante e' la enorme varieta' di prodotti rivolti agli anziani. Apparecchi acustici, vasche da bagno con portiera, motorette per ovviare a problemi di deambulazione, poltrone con servomeccanismi e tanti, tanti altri ancora. I lenitivi fanno la parte del leone. E' il trionfo della terza eta' che celebra i suoi fasti.
Non mi trovo a mio agio in questo contesto. Questo sdolcinato buonismo e' piu coinvolgente e meno eludibile della primordiale strafottenza dei tai. Mi fan sentire a disagio persino le troppe cure che la badante di mia madre mi usa. Mi sta rimpinzando di manicaretti come un oca all'ingrasso. In venti giorni sono aumentato di 2 chili. Tanta attenzioni possono portare all'infarto. Quando porto il nipotino all'asilo reprimo l'impulso di somministrargli qualche salutare scapaccione. Se lo facessi chiamerebbero la polizia. Non vedo pero' altri modi per insegnarli che correre verso la strada e' pericoloso. L'eccessivo rispetto della sua dignita' potrebbe nuocergli. L' essere umano ripercorre nella sua esistenza tutti gli stadi evolutivi. Inizia come organismo unicellulare quando e' concepito. Se tutto va bene termina il ciclo come uomo pensante propriamente detto, con senso civico ed esperto in quella che penso sia la sua espressione piu raffinata : il ricorso al compromesso. Per secoli gli uomini sono ricorsi alla prevaricazione fisica. Il bambino e' ad uno stadio evolutivo simile. Non vedo quindi cosa ci sia di male nell'impartirgli qualche leggero affettuoso scapaccione a scopo educativo. Mi sembra un ottimo compromesso. Si manifesta affetto a persone odiose, si cerca con accanimento il piacere a tavola e si rinuncia ad educare con blande punizioni fisiche i bambini. Penso che lo strumento del compromesso sia disatteso. La vedo come un involuzione.
Ritrovo un senso di umanita' meno artificioso e a me piu familiare tra gli extracomunitari qui numerosi. Al bar dei cinesi o al punto internet dei bengalesi gli incontri non mancano. Manco a dirlo di tai neanche l'ombra. Evito con cura i musulmani nordafricani, per me odiosi. Converso con centroafricani, slavi e indiani. A volte devo ricorrere all inglese o al francese. Si sorprendono che un italiano si rivolga a loro in tono conviviale e paritario. La badante si prende cura anche del mio abbigliamento e quando esco appaio come un normale attempato italiano, cosa che ritengo di non essere. Capita anche che qualche donna di colore sulla quarantina mi rivolga sguardi ammiccanti. Ne ricevo anche da domestiche filippine. Conosco bene questo tipo di frainteso. Molte volte le tai mi hanno scambiato per un turista falang appetibile, e si sono comportate di conseguenza.
Tra gli extracomunitari sono molte le persone oneste e di buon cuore.Tra loro pero' c'e' una grossa frazione animata da aggressivita', totale mancanza di scrupoli ed intenti banditeschi. Soprattutto tra nordafricani e albanesi. Hanno buon gioco in quanto sfuggono di fatto ai controlli delle forze dell'ordine, piu agevoli verso gli italiani dotati di identita' e domicilio. La nostra struttura di calmierazione sociale, di ispirazione senile, non puo contrastare la loro primordiale volonta' di delinquere. Non sono soggetti al giudizio ed alle reprimende senili. I loro vecchi li hanno lasciati in patria a crepare senza troppe complicazioni. Cercare di incanalarli nella nostra leziosita' legale e' puramente illusorio. Cosi' come erano inutili gli editti imperiali contro i barbari.
17-4-2005 ieri la mia fidanzatina ha parlato di matrimonio.
La situazione si presta ad ambiguita' in quanto ho trent'anni piu di lei che e' una clandestina nigeriana da 4 anni in Italia. Pare che riuscira' ad avere il permesso di soggiorno grazie al proprietario della fabbrica di sedie dove lavora. Un fatto di 3 anni fa, quando ci eravamo appena conosciuti, mi fa sperare che le sue intenzioni poggino su basi affettive e non sulla ricerca di raggiri o espedienti. All'epoca facemmo una passeggiata sui colli euganei e ci addentrammo in un viottolo deserto che tagliava per un boschetto. Lei piu che camminare saltellava ed accennava a brevi corse grazie alla sua giovane eta' ed ai 42 chili di peso. Io piu che altro per fermarmi inizia a pisciare su un albero, avvisandola di cio' ed invitandola ad aspettarmi piu avanti. Al che' lei si chino' e, fingendo di sistemarsi i lacci delle scarpe, sbircio' le mie misere intimita' di 5enne colla coda dell'occhio. Questa pruderia inesplicabile , soprattutto a causa del lavoro che inizialmente svolgeva e che sicuramente la metteva di fronte a nudita' ben piu gloriose della mia, mi ha sempre fatto sperare in un suo sincero interesse nei miei riguardi.
nota del 20-11-17 Buffo pensare che mia moglie ha 40 anni meno di me.
19-4-2005 Se le intenzioni matrimoniali della mia bella avranno esito dovro' rinunciare a trasferirmi in Cambogia come era nelle mie intenzioni ed il viaggio nelle coscienze degli uomini che li volevo fare dovro' farlo qui in patria. Rinuncero' ai contrasti forti dell'Indocina che forniscono facili spunti di riflessione e notazioni di effetto. Mi rassegnero' alla desolazione brumosa dell'Occidente fatta di riservatezza e sussiego dove e' arte leggere o intuire tra le pieghe degli animi altrui. Gli stessi extracomunitari qui perdono la loro iniziale spontaneita' e si sforzano di reinterpretare al meglio il modello occidentale, pur senza arrivare alla nostra leziosita'. Costituiscono pur sempre un elemento di autenticita' nel loro sforzo di raggiungere un benessere dal quale per il momento sono esclusi.
20-4-2005 Tra un oretta incontro la essica che mi dira' come stanno le cose. Caso vuole proprio stamattina ho osservato due tortore intente a costruire il nido. La femmina troneggiava sui pochi rametti gia' posti ed il maschio si affannava a portarne altri. Ormai accetto il fatto che noi uomini siamo accessori, sia pure un po bizzosi e riottosi, dell'autonomia esistenziale delle donne.
22-4-2005 Ieri parlando con essica sono emersi problemi legati alla realizzazione delle sue intenzioni. C'e' qualche difficolta' nel prender possesso di una stanza nell'appartamento gia' occupato da una sua connazionale e qualche dubbio sulla reale volonta' del datore di lavoro ad adoperarsi per farle avere il permesso di soggiorno. Io francamente sono troppo vecchio per queste cose e non ho mezzi economici sufficenti per spianarle la strada. Inoltre ho una profonda avversione per la burocrazia, selettiva secondo criteri aberranti e del tutto antiestetici. Al mio invito provocatorio di trasferirci in Senegal e li vendere i miei quadri ai turisti, ha reagito con sdegno. Non si abbandona la Terra promessa dove le istituzioni garantiscono il rispetto della dignita' femminile. Inoltre era palese che il mio desiderio di copulare nonostante tutte le difficolta' era infantile. Benedetta la Cambogia dove ti danno il visto per un anno con 280 dollari e le fighe ti danno la figa!
nota del 20-11-17 Ora in Cambogia e' un po meno facile ottenere visti prolungati.
24-4-2005 Quasi spero che la essica non mi telefoni. Non vedo futuro nella nostra storia. Su di essa grava gia' lo spirito conflittuale del rapporto di coppia in Occidente, per quanto reinterpretato alla nigeriana. Ho poi notato nella essica l'inizio di quella metamorfosi che fa di una ragazza un'arcigna matrona.Il gia' scarso atteggiamento creativo storna in uno squisitamente gestionale e serioso dove la priorita' e' nell'ossequio di dettami di facciata e logistici. Del resto la mia anziana madre non mi permette di dipingere in casa per non sporcare in giro. ma so anche che se la essica mi dovesse telefonare con tono di voce tra l'offeso ed il flautato, non avrei animo di negarle un incontro con quanto ne consegue. Torno a sperare che non mi chiami.
28-4-2005 Incontrai la Lyn a Pattaya nell'aprile '99. Ragazza di estrema sensualita', fatta di grande compostezza e qualche languido sorriso appena accennato, nulla di plateale. ome poi vidi nell'intimita' raggiungeva il piacere dopo un lento e protratto crescendo di piccoli gemiti e fremiti. Di plateale c'era solo l'esuberanza di certe incontrollabili manifestazioni fisiologiche. Passai il primo giorno a baciarla per ore su ogni angolo del corpo. Il secondo giorno ripresi il rituale col suo volto di remota sfinge che mi turbinava negli occhi. Il desiderio di raggiungere un assoluta completezza nel rapporto inizio' a sgretolare il mio autocontrollo. Quasi per esorcizzare il rischio insito in quella situazione agitai spavaldamente l'arnese per interminabili minuti a pochi centimetri dalla sua dolce cavita'. A ondate, a vampate la parte primordiale del mio cervello prese il sopravvento su quella razionale ed il dialogo interiore perse ogni verbalita' e divenne puramente animalesco. La mia parte razionale fu brutalmente relegata al ruolo di testimone passivo ma conservo' la memoria di quei momenti tante' che ora ne scrivo. Persi anche la cognizione del passare del tempo per cui non ho idea di quanto duro' quello stato di alterazione mentale. L'arnese scivolo' ineluttabilmente nella sublime cavita' privo di qualsiasi protezione.Io ero sdoppiato nell'intimo e mentre la parte animalesca era ebbra di piacere , quella razionale assisteva, catalogava e formulava ma, ripeto, in un contesto privo di verbalita'. Si fece strada in me la coscienza che un momento di simile impatto ed intensita' emotiva sarebbe stato irripetibile. Ho passato gli ultimi 6 anni nel tentativo velleitario ed inutile di ricreare la stessa situazione. La mia parte razionale, ingannevolmente convinta di aver ripreso il controllo decisionale e progettuale , per questi sei lunghi ultimi anni ha fallito nel desiderio di ridarsi in pasto a quella sfuggente bestia interiore. n tutta la vita solo una volta provai qualcosa di vagamente simile, pur se di minor intensita'. Nel '71, dopo una dolorosa operazione alla gamba fratturata, mi fecero un iniezione di qualcosa presumo a base di morfina. Galleggiai nell'etere in preda ad una beatitudine gratuita e stucchevole. Ma la mente era un tutt'uno e la realta' esterna era ininfluente. Con la Lyn invece, tutto era stato frutto della perfetta armonia tra due corpi e del singolare evolversi delle cose fino al compimento finale. Forse chissa' qualcosa di simile mi attende nel sollievo degli ultimi istanti che precedono il trapasso.
nota del 20-11-17 A tutt'oggi non mi e' piu accaduto quanto descritto. Dubito la cosa possa ripetersi in quanto, causa l'eta', non possiedo piu l'integrita' fisica.
30-4-95 Nel corso del pomeriggio la Jessica mi ha telefonato 3 volte. Se non ho capito male si e' gia' trasferita nel bilocale dividendolo con una coppia di connazionali. Alla mia richiesta di passare li il sabato notte mi ha obiettato che l'altra donna ha da poco partorito e che quidi per il momento non e' il caso. Il pessimismo che ormai ho acquisito circa la possibilita' di risolvere il problema affettivo in Italia mi spinge a non farmi troppe illusioni. Non posso comunque trascurare questa labile opportunita'. Penso poi che, comunque vadano le cose, rischio di cadere nell'efferato cappio matrimoniale dato che lei non ha il permesso di soggiorno.
nota del 20-11-17 il primo maggio del 2005 mi venne in mente, non so come, di scrivere il breve racconto di fantascienza che segue
Verso il 3000 dopo Cristo le donne decidono che e' ora di farla finita con le bizze e gli infantilismi inconcludenti degli uomini. Scatenano una guerra dei sessi che porta in breve a far strage dei maschi, salvo preservarne alcuni particolarmente prestanti e debitamente posti in cattivita'. A questi si impone di produrre grandi quantita' di sperma che viene conservato in apposite banche. Le donne possiedono da tempo autonomia in campo tecnico e scientifico. Possono cosi', con l'inseminazione artificiale, produrre nuove generazioni di sesso femminile negli anni successivi. Una volta soppressi quegli ultimi prigionieri maschi inizia una fastosa era matriarcale lunga secoli ove sono bandite le guerre e le violenze domestiche. Quando una giovane risulta incinta di un feto maschile questo le viene estirpato chirurgicamente. Un perfetto e comprensibile controllo delle nascite consente di ridimensionare l'eccessiva popolazione e di mantenerla quindi costante. Sono abbandonate le zone impervie o climaticamente difficilie, non essendovi piu' particolari problemi di concorrenza o o di urgenza operativa, si abbandonano i trasporti aerei. La conoscenza che hanno le varie generazioni femminili degli maschi dipende unicamente dallo studio dei testi storici. Questa societa' matriarcale e' retta da consigli di donne anziane in ogni zona, collegati e comunicanti tra loro. Giung il giorno in cui le scorte di sperma sono quasi esaurite ed il Consiglio Centrale decide che si permettera' ad alcune giovani di partorire figli maschi. Questi saranno tenuti in cattivita' e saranno accuditi da donne di basso rango nella scala gerarchica. Una volta adulti produrranno una sufficiente quantita di sperma che permettera' di iniziare un nuovo ciclo riproduttivo. Assolto questo compito saranno soppressi. Vengono dunque al mondo una ventina di bambinie le loro guardiane, contravvenendo alle disposizioni ricevute, isegnano loro l'idioma e danno vita ad un vivace dialogo sorretto ed alimentato da un indefinibile senso di tenerezza. Negli anni questa scelta e' ripresa dai turni successivi di giovani guardiane e le eventuali implicazioni di cio' sfuggono al consiglio delle anziane, piu che altro preoccupate del lato tecnico della faccenda. I rapporti tra guardiane e prigionieri si intensificano nel corso degli anni sino a causare coinvolgimenti psicologici da ambo le parti ed un senso di complicita' ed unita' di intenti. Quando un turno di guardiane deve cedere il posto al successivo, le prime lo fanno con rammarico mentre i maschi, forti dell'esperienza acquisita, instaurano con rapidita' l'intesa colle nuove giovani. Quando viene il giorno in cui inizia la produzione di sperma le guardiane con benevolenza si denudano. dallo studio dei testi risulta che questo accorgimento potrebbe rendere piu' spedita l'operazione. Effettivamente e' cosi'. Si pongono alla vista dei maschi con l'approvazione delle anziane, soddisfatte per come procede il tutto. Alcune guardiane addirittura, con le loro mani attaraverso le sbarre, danno un contributo diretto a tutta la faccenda. Cosi' il reciproco coinvolgimento aumenta di intensita'. Il piu' animoso dei prigionieri, forse presagendo cosa sarebbe a breve accaduto, convince le guardiane ad organizzare una comune fuga verso un luogo remoto e li porsi al riparo dalla inevitabile reazione delle anziane. In breve il piano prende corpo. La notte della fuga una guardiana incespica e sviene sul punto di caduta. Al mattino viene interrogata con severita' dalle anziane che peraltro erano della quantita' di sperma gia' immagazzinato. L'interrogatorio non individua i precisi motivi per i quali era nata quell'inesplicabile intesa tra prigionieri e guardiane poi culminata nella comune fuga. Emerge semplicemente un indefinibile marasma psichico che avrebbe colpito le ragazze , rendendole incapaci di agire in maniera congrua. Un anziana del consiglio, dopo una lettura dei testi antichi, richiama un termine desueto che potrebbe spiegare quanto successo. Si tratterebbe dello stato di "innamoramento" che un tempo colpiva sia uomini che donne. Si commina una dura pena alla guardiana che non era riuscita a fuggire e si discute sul da farsi. In base ad alcuni particolari si giunge alla conclusione che il gruppo di fuggitivi si e' riparato nelle malsane paludi, non lontano dalla citta'. Si dubita che una spedizione, peraltro tecnicamente problematica, possa permetterene la cattura. La piu' anziana del consiglio chiude la questione considerando che in fondo quella quarantini di individui non potranno in futuro recare alcun danno e sono destinati ad estinguersi.
les jeux sont faits
4maggio2005 Nelle frequenti telefonate con la Jessica spero sempre mi inviti da lei per il sabato sera ma cio' non avviene. Riaffiorano dubbi e diffidenza.
C'era un dramma di Sartre ove un capo partigiano e la moglie di un dittatore dopo un incontro casuale si innamorano sinceramente. Non possono realizzare il loro idillio perche' troppo coinvolti dalle precedenti vicende personali. Invece di alimentare questo nuovo sentimento e dargli vigore nel tempo iniziando da zero, si rituffano nei rispettivi ambienti che avevano sino ad allora calcato per dirimere tutte le questioni rimaste in sospeso, e cosi' facendo si perdono di vista. La morale e' che gli esseri umani operano in un ambito di accadimenti e frequentazioni precedenti che si sedimentano l'uno sull'altro e costituiscono base per i successivi. Ben difficilmente iniziano una parabola esistenziale ex novo. Questo preambolo mi richiama la logica molti dei rapporti tra falangs e donne thai. L'idillio che nasce tra loro, spesso sincero e tumultuoso, ingannevolmente appare permeare l'intera sfera individuale dei due, ma poi si affievolisce come tutte le passioni intense. Il retaggio culturale e sociale di ognuno riemerge e si propone come unico valore realmente stabile. Ambedue pero' non intendono rinunciare ad un capitale di armonia affettiva appena trovato ed ancora pulsante. E' allora che ognuno dei partner considera, forse inconsapevolmente, di strumentalizzare la situazione secondo la propria ottica. Il falang puo banalmente sfruttare la baldanza riacquistata grazie all'estasi amorosa appena colta, per tornare in patria e li affrontare le connazionali che gia' a suo tempo lo avevano respinto. Oppure, piu' ambiziosamente, si prefigge di preservare le qualita' positive dell'amata e nel contempo educarla ai modi ed abitudini occidentali ed esibirla in patria causando invidia. Ma come disse James Cook ai suoi ufficialetti una tahitiana, per quanto piacere ti dia a letto, non puo essere presentata in societa' a Londra! La thay lady da parte sua considera che la relazione possa riscattarla da qualche peccatuccio di gioventu' agli occhi della famiglia, del parentado e del vicinato. Ben venga il matrimonio, ma piu semplicemente va bene anche l'ottenimento di aiuti economici per se e la famiglia. hiunque sia soggiornato in Tailandia conosce casi in cui l'esasperazione di quest'ultimo meccanismo ha nuociuto al falang di turno ed ha beneficiato soprattutto i fratelli di lei.
Anna Karenina non ebbe il coraggio di scappare in America e ricominciare da capo. Lo fecero lady Chatterly ed il suo guardiacaccia. Ma questa e' solo letteratura. Spesso l'emigrazione e' scelta di disperazione e con disperazione la opera chi non ha alternative e neppure possiede strumenti culturali che individuano come pur sempre relativi i valori legati alle proprie radici.
6maggio2005 rifletto sull'ultima telefonata della Jessica. La puerpera, che io immagino essere una ottusa ed obesa nigeriana trentenne, ha imposto nella stanza della Jessica la presenza di una sorella. Tutta la faccenda comincia a puzzare. Questo gioco a rimpiattino mi sta stancando. Torno a sperare che la Jessica non mi telefoni piu'.
nostalgia
14maggio2005 spesso si chiacchiera, nel tardo pomeriggio, con degli anziani tra i quali in particolare una coppia di ottantenni carichi di acciacchi. Sono perfetti complici nell'accanita volonta' di sopravvivenza e sono tra loro complementari. Lei ascolta per ambedue dal momento che lui e' sordastro. Lui sgambetta tra ambulatori, farmacie e supermercati visto che lei ha problemi motori. Come molti della loro eta' impongono la loro bavosa condizione a stizziti aspiranti eredi. Un giorno lei enumero' con voce sofferta la lista delle prprie patologie e, come d'abitudine, cerco' lo sguardo di solidarieta' del marito. Questi pero' ebbe un gesto di insofferenza e per uscire da quel circolo vizioso di arduo reciproco puntellamento si lascio' andare ai ricordi. Vidi negli occhi di lei per un attimo il timore di perdere il piu' prezioso degli alleati mentre lui commosso rievoco' la sua militanza nel partito fascista. Parlo' con enfasi delle aspirazioni legate a quel periodo, di gioiosi sabati fascisti, di visite goliardiche a case di tolleranza e dell'incoscienza con cui si auspicava l'entrata in guerra. Io ebbi l'impressione che la nostalgia riguardasse, piu' che la giovinezza in se stessa, la romanticheria progettuale ad essa legata ed ispirata da una seducente ideologia.
Ho pure raccolto la testimonianza di un muratore moldavo prossimo ai 60 anni ma ancora vigoroso. Mi ha mostrato con orgoglio le sue mani spiegandomi che, insieme al quelle degli altri emigranti, sono l'unica vera ricchezza della Moldavia. Sempre orgogliosamente si e' vantato della sua perfetta conoscienza della lingua russa per lui necessaria visto che militava con fervore nel partito comunista. Cio' gli aveva consentito di occupare una posizione di un certo prestigio nella fabbrica dove lavorava. Dopo la fine dell'Unione Sovietica si adatto' a fare il manovale in Italia, afflitto per il crollo dei valori in cui credeva.Il momento piu' significativo della sua esistenza fu, fine anni settanta, una vacanza con premio in Giappone. Si imbarco' a Vladivostok, con altri militanti, su una nave da carico dove erano state ricavate delle cuccette supplementari. Attraccarono nei principali porti giapponesi visitando a piedi le attrazioni li intorno ma sempre mangiando a bordo , per non affrontare il proibitivo costo della vita locale. Ha prlato con gli occhi carichi di commozione ed io ho avuto la sensazione che la nostalgia riguardasse, piu' che la giovinezza in se stessa, la romanticheria progettuale ad essa legata ed ispirata da una seducente ideologia.
Quasi vorrei unirmi al coro in virtu' di una mia blanda militanza nel '68. Dico comunque che le sparute schiere dei giovani d'oggi non sembrano animate da particolari idealismi.
nota del 22-11-17 Il moldavo parlava un buon italiano. Ridendo e scherzando era trilingue, che non e' cosa da poco.
invito a cena
15maggio2005 Giorni fa un giovane dello SryLanka , onesto lavoratore, mi ha invitato a cena a casa sua, un bilocale dove in salotto e' ricavato un piccolo angolo cottura. Qui era china sui fornelli una sua giovane connazionale intenta a preparare cibi della loro tradizione.Di lei sapevo che era dileggiata dai suoi compaesani a causa del suo naso decisamente troppo largo. l suo aspetto era nel complesso carino e snello ma purtroppo lo sguardo andava sempre a ricadere sul naso. Lei mi regalo' un bel sorriso ed io pensai che un banale intervento di chirurgia plastica le avrebbe reso piena giustizia. Spesso io ragiono su due piani diversi: valuto se usare tecnicismi occidentali per la soluzione dei problemi oppure se ricorrere al fatalismo orientale quando i problemi paiono troppo ostici. Arrivano frattanto altri 4 giovani dello SryLanka bardati da discoteca, con felpe sgargianti, lunghi pantaloni afflosciati alle caviglie e collane ed ammenicoli vari. Si preparano mentalmente per la loro principale attivita' del venerdi e sabato sera. Devono dare conforto a italiane divorziate o incazzate col moroso o, piu' seplicemente, in vena di trasgressioni. Terminato il suo compito e con gli occhi ancora umidi per gli effluvi speziati del cucinino, la ragazza si congeda dovendo andare a fare la babysitter. Si scusa in anticipo se il cibo non dovesse essere all'altezza delle aspettative. Io mi dico molto dispiaciuto del fatto che lei non ceni con noi e la prego di farmi avere una sua foto per regalarle il ritratto. I maschi della tavolata, troppo di recente venuti in Italia per aver perso la loro mentalita' maschilista, con battute e risatine mi fan capire che si sta molto meglio tra uomini, colle fighe fuori dai coglioni. Era buono il cibo! Abbiamo mangiato tutti colle mani degli spaghettini conditi con diverse salse piu o meno piccanti. i ricordavano molto il cibo tailandese e, a causa del forte potere evocativo dell'olfatto, provai un forte senso di nostalgia. Forse cerchero' di contattare quella ragazza il cui nome e' Shamila.
nota del23-11-17 Quello che mi ha invitato aveva gia' sposato in patria la sua fidanzata. Dopo qualche mese riusci' a farla venire in Italia e devo dire che era molto bella e molto rispettosa.
razzismo
19maggio2005 La Jun venne a casa mia, quando ancora ne possedevo una, dal maggio 96 al marzo 97 in qualita' di turista. Le nuove leggi, piu restrittive, sull'emigrazione sarebbero entrate in vigore nel '98, per cui potei invitare questa borgatara del piu povero quartiere di Bangkok. I primi giorni, quando passeggiavamo per Padova, provavo ancora un leggero imbarazzo per la sua evidente diversita' somatica. Tale appariva con evidenza agli occhi di chi incrociavamo. Ma erano semplicemente gli ultimi sussulti del mio atavico razzismo prossimo oramai a scomparire definitivamente. Si perde traccia di esso grazie alle frequentazioni quotidiane e non in virtu' della proclamazione di grandi intenti libertari. Col tempo i tratti somatici non paiono piu cosi' delineati e ci si interfaccia tra realta' interiori, ben inteso nel bene e nel male. Il razzismo che io tuttora conservo e che mi spinge ad un atteggiamento discriminatorio, nel solo campo affettivo, nei riguardi delle donne e' di natura estetica. Per me l'avvenenza e' il catalizzatore indispensabile per dare spessore ed emotivita' ad una relazione. Forse sono infantile ma non riconosco gran valore, per quel che me ne viene, ad eventuali nobili doti d'animo o culturali femminili. Se queste dovessero avere un peso preminente nell'attrarre gli uomini, le numerose anziane sagge, assennate e colla testa sulle spalle (cervicale compresa) dovrebbero avere schiere di spasimanti. Spesso sono stato rifiutato dalle donne per motivi che mi sfuggivano e che ho sempre interpretato come una sorta di filtraggio istintuale che esse operano nei confronti dei corteggiatori. Non vedo perche' io dovrei farmi carico di scelte moraleggianti, imposte da una volonta' sociale calmieratrice, ed ignorare le indicazioni del mio riscontro interiore. In mancanza di una bella figa si puo pur sempre ricorrere all'abusato rito della masturbazione. Nel mio "infantilismo" cronico provo sincera commiserazione per 50enni e 60enni che stancamente, il sabato sera, copulano con mogli pressoche' coetanee. Ritengo che la mia parziale condizione di segaiolo sia meno penalizzante. Un giorno una conoscente ultracinquantenne, preoccupata che il marito si lasciasse sedurre dalle opportunita' che il terzo mondo offre in campo affettivo, mi interrogo' su quali potessero essere i difetti e le controindicazioni legati ad una ricerca in quella direzione. Io le dissi che le donne orientali sono affette da un grave ed irrimediabile inestetismo: gli occhi a mandorla. Lei abbocco' come un merluzzo e guardo' con insolente aria di sfida il consorte. Scherzi a parte io trovo che gli occhi a mandorla diano piu' slancio all'ovale del volto. Tant'e' che il ricordo degli occhi della Lyn continua tuttora a perseguitarmi.
La Jessica, fatta salva la sua buonafede, dice che con me si sente a suo agio perche' non sono uno stronzo come molti italici ganimedi trentenni. Questi l'hanno sinora avvicinata con palesi intenti "predatori", che non riservano alle connazionali in virtu' di una non meglio definita dignita' di queste ultime. Giorni fa poi ho ricevuto un bel complimento da un senegalese bigamo (la prima moglie in Italia e la seconda in in Senegal) con il quale a volte chiacchiero. Dice che gli piace conversare con me perche' non nota in me quei quasi impercettibili segnali di larvato razzismo. Ad esempio non manifesto ritrosia nello stringergli la mano o non provo imbarazzo nell'approccio, cose che molti italiani cercano amabilmente di mascherare. Ben venga un complimento anche se e' un uomo a farlo.
GOODBYE
20maggio2005 Nell'agosto del '99 fallii nel tentativo di invitare la Lyn in talia. (nota del 24-11-17: nel '98 avevano cambiato le leggi Shengen ma io non lo sapevo e credevo di poter fare come gia avevo fatto colla jun nel '96). All'epoca, come oggi del resto, centinaia di clandestini balcanici traversavano in gommone il canale di Otranto. Non parliamo poi degli sbarchi di africani sulle coste siciliane. Rinfacciai la cosa, visibilmente agitato, all'arcigna impiegata dell'Ambasciata che con piglio pignolesco mi sbarrava ogni porta. Lei minaccio' di chiamare i poliziotti della guardiola ed io dovetti chiedere scusa. Le coste Italiane sono una falla enorme ed incontrollabile, ma le Ambasciate sono punti invalicabili!
Avvilito e disorientato cercai di progettare un'azione che ridesse credibilita' alla relazione colla Lyn. Temevo che scadesse nel classico cliche' della thai lady che munge un po il falang e simula l'atmosfera "romance", e lui che fa promesse da marinaio. Non potevo sposarla in quanto non era neancora legalmente divorziato, e tutte le idee che mi vennero in mente avrebbero richiesto mesi o anni per essere attuate. Anche l'ipotesi di lasciarla a casa dei suoi, mandandole mezzo milione al mese sino al mio divorzio e conseguente matrimonio, appariva poco credibile ed inconsistente. L'atteggiamento tipicamente occidentale di elaborare complesse progettualita' e' incompatibile con la mentalita' thai , improntata all'immediatezza della vita quotidiana. Questo "limite" e' d'altro canto all'origine della loro lascivia e di quella sublime spontanea sensualita' e naturalezza.
Disorientati decidemmo di andare per qualche giorno a casa dei suoi in uno sperduto villaggio nell'isan. Passammo cosi' una settimana in una grande palafitta che, insieme a poche altre abitazioni, era immersa nell'abbacinante color smeraldo delle risaie in pieno rigoglio tutt'attorno. La costruzione era era tutta coperta da un traballante tetto di lamiera arrugginita e poggiava su pali alti circa un metro per difendersi dalle inondazioni. Circa meta' del piano abitativo, costituito da uno sconnesso assito di legno, era chiusa da pareti di lamiera a costituire un ampio stanzone. In esso si dormiva in parecchi in un clima di promisquita'. L'altra meta' costituiva un ampia terrazza ove la padrona cucinava in un bracere e si mangiava tutti assieme colle mani da un unico grande vassoio, accovacciati. Non vi erano ne' sedie, ne' tavoli e neppure posate. In pratica li si svolgeva la vita sociale e si ricevevano gli ospiti. Un baracchino nel campo, all'interno del quale vi erano una turca ed un orcio pieno di acqua di pozzo, completava l'abitazione. Era li che, attingendo acqua colla ciotola e versandomela in testa, la Lyn provvedeva alla mia doccia. In quella circostanza la sua nudita', unita alla dolcezza delle cure che mi usava, era semplicemente sublime.
La sera le visite dei vicini si intensificarono per via della mia presenza. Essendo io probabilmente il primo falang che si avventurava in quel luogo molti vennero mossi da curiosita', e tra essi molti bambini. Spuntavano dalla penombra serale e venivano ad osservarmi da vicino. I piu' audaci mi si accostavano per tirarmi i peli sulla pelle, non avendoli mai visti sui loro genitori glabri, e ad indagare su di me con carezze e sorrisi. Ricordo che mi venne la pelle d'oca e mi commossi per quelle attenzioni cosi'affettuose e spontanee da parte di quegli adorabili fanciulli. Ricordo poi che la notte nello stanzone, pur essendo ognuno esposto allo sguardo degli altri, non vi era alcuna pruderia nello sbirciare e perfino le nudita' altrui lasciavano indifferenti. Io e la Lyn avevamo su di noi un ampia zanzariera , presa in prestito da un benestante del villaggio, e giacevamo su una semplice e sottile stuoia.
In questa situazione pressoche' idilliaca cominciai pero' a presentire la tristezza del distacco che sarebbe avvenuto di li a una decina di giorni. Mi venne l'idea, che ora mi appare aberrante anche se fu dettata dalla disperazione, di forzare la logica della separazione ricorrendo ad un'usura artificiosa del rapporto. Imposi un numero esagerato di rapporti sessuali, al fine di smorzare l'attrazione fisica, e ricorsi a litigi pretestuosi. Mi ritrovai a 47 anni a copulare 2 o 3 volte al giorno e, nell'ultima settimana a Bangkok, a bisticciare per futili motivi. L'ultimo giorno lei mi parve sollevata all'idea di tornare a Pattaya, pur sempre affascinata da quell'orrido calderone di vicende umane dove troppo spesso prevale la catarsi autodistruttiva. Da parte mia nelle ultime ore mi imposi di andare al massaggio per dare una conclusione logica a tutta la vicenda e ripartire con un nuovo ciclo. Svuotato dalle giornate precedenti fu solo grazie alla maestria della ragazza del massaggio se riuscii ad onorare la sua ospitalita'. Ricordo che per riconoscenza le diedi una mancia di 1000 bath.
Due mesi dopo il rientro in Italia si spezzo' l'ultimo legame fisico che mi univa alla Lyn. Curai con facilita' i condilomi che mi erano sopravvenuti ed assistetti, quasi con rammarico, al loro rapido sfaldarsi sotto l'azione del farmaco. Il legame emotivo al contrario per due lunghi ed interminabili anni. La sera, prima di addormentarmi, ero assalito da nostalgia, frustrazione e soprattutto da un profondo senso di rimorso.
21maggio205 La Jessica non mi ha piu' telefonato ma, inaspettatamente, mi la chiamato la Shamila. Ci incontriamo lunedi sera alle7 davanti alla stazione ferroviaria, come e' nella tradizione degli extracomunitari.
SENESCENZA
22maggio205. Nel dicembre del 2003 ricevetti per lavoro delle telefonate da una signora dalla parlata esuberante e presumibilmente sulla sessantina. Venne in ufficio e provo' simpatia per me tanto che si lascio' andare a qualche confidenza forse un po eccessiva e mi invito' a pranzo senza troppe cerimonie. Da quel piglio sbarazzino, poco in armonia colla sua eta', pensai che avesse un passato di donna bellissima e semplicemente avesse mantenuto quell'atteggiamento tipico delle giovani avvenenti. Andai a casa sua nella speranza che avesse qualche anno di meno di quanti ne dimostrava la sua voce. In effetti era una sessantenne agghindata da ragazzina. Cucino' in maniera superba e, durante il pranzo, mi espose sbrigativamente un ritratto di se edificante, per quel che riguardava la trasparenza degli intenti e la filosofia di vita.Tra l'altro ebbi l'impressione che a suo tempo si fosse concessa con trasporto ed eccessiva generosita' ai fortunati di turno. Senza troppo speculare in opportunismo. Si era sposata giovanissima con un industriale col quale ebbe un figlio ora quarantenne. Dopo il divorzio si risposo' con un commerciante che alla morte la rese vedova e proprietaria di un discreto patrimonio. Le numerose foto che mi mostro' confermarono il suo passato di grande bellezza ed una, in particolare, tesimoniava la sua vittoria in un concorso di bellezza in una famosa localita' balneare negli anni '70. Tra l'altro mi servi' un vino molto tosto che mi rilasso' notevolmente e mi indusse, al momento di congedarci li in piedi sulla porta, ad iniziare a denudarla con garbo. Ne nacque una situazione un po grottesca in cui lei mi maneggio' con furia l'arnese ed io la ossrvai colle mie mutande appena abbassate. Infine mi defilai colla scusa di tornare al lavoro. La visione di lei mi turbo'. I grandi seni, pur ancora sodi, erano di un candore macabro e solcati da venuzze di un blu acceso. Il ventre ricadeva floscio a pieghe ed era traversato da una fitta rete di smagliature. Evidentemente lei aveva i mezzi economici per rimediare, sia pur solo parzialmente, a quegli evidenti segni di decadenza fisica. Penso non lo abbia fatto perche' insegua ammiravolmente il sogno di essere amata per un fatto di affinita' spirituale. a prescindere quindi dall'aspetto fisico o dalla consistenza del patrimonio. Nobile intento ed in esso mi sono in parte riconosciuto, ma cio' mi ha ispirato solamente un blando sentimento di solidarieta'. A cose finite ho ricevuto critiche da parte di amici per non aver colto l'opprtunita' di accompagnarmi a lei, che sicuramente mi avrebbe usato una sorta di "mantenimento". Questo fatto mi ha rafforzato nella convinzione che la natura e' un po beffarda nell'elargire i propri doni alle donne. La breve e devastante stagione della giovinezza, quando esse incarnano la sacralita' della procreazione ed impongono con protervia la loro centralita', e' destinata a declinare spesso precocemente. Seguono interminabili decenni di sopravvivenza ai fasti giovanili in una sorta di spettrale agonia, dove non basta l'esperienza a compensare il capitale perduto. Per quel che ne capisco io, ma pochi saranno d'accordo, la stagione degli uomini e' molto piu' lunga. Sono frequentemente testimone di situazioni di coppie, non piu' giovanissime, tenute insieme non certamente dall'attrazione. I principali elementi di unione sono economici, di inerzia e condizionamento psicologico o addirittura coercitivi come ad esempio la minaccia del ricorso all'avvocato matrimonialista.
Il terrore e' figlio della disperazione-Roberspierre (per gli amici Maxim)
Falangs
29maggio205 La Shamila mi ha tirato il bidone. E' seccante riferirlo ma qui scrivo solo la verita'. Per non pensarci proseguo nei miei scritti.In occasione del fallito tentativo di invitare la Lyn in Italia pernottammo all'hotel Malaysia, per il semplice motivo che non era lontano dall'ambasciata e non era caro. Li gettai uno sguardo sulla citta' di Sodoma. La clientela era costituita quasi esclusivamente da omosessuali di tutte le eta' e provenienti da paesi ricchi, che si accompagnavano a marchettari locali. A parte i numerosi giapponesi che erano molto riservati e si appartavano nelle loro stanze coi ragazzi, gli altri gruppi gravitavano nella hall, in piscina e nel ristorante. Li erano liberi di manifestare anche in forma plateale la propria omosessualita', rinfrancati dal fatto di trovarsi tra i propri simili. In questo singolare contesto mi colpirono due situazioni.
Ad un tavolo c'era un americano sulla trentina dal fisico molto massiccio,(sembrava uscito da un film di Hollywood), che rigirava amorevolmente come una bambolina tra le sue enormi braccia il giovane amante dal fisico molto esile e non particolarmente avvenente. Di quest'ultimo era presente il padre, un altrettanto esile thai sulla cinquantina, a testimoniare che i tre si conoscevano da tempo. L'americano ed il genitore thai discutevano animatamente con il figlio che traduceva. La situazione era divertente in quanto, nella sua analogia, richiamava quella piu' lecita del rapporto di "mercanteggiamento" che il falang puo avere con i genitori della fidanzata dai quali si reca in visita. (Nota del26-11-2017 mi sa tanto che parlavano di dote!)
Il secondo fatto avvenne mentre la Lyn dormiva in camera ed io ero nella hall. Si avvicino' a me un americano di Washington sulla sessantina che era desideroso di raccontare a qualcuno le proprie vicende. Inizialmente si lamento' di quanto fossero aumentate le "tariffe" dei ragazzi. Ricorreva al noto trucco di avvicinare quelli che a notte inoltrata non avevano trovato clienti e quindi si rassegnavano a praticare sconti. Infine mi racconto' di una sua disavventura recente a Pattaya. Si era appartato con un ragazzino molto piu' giovane di quanto apparisse, ed addestrato ad arte dai genitori. Al momento di consumare questo aberrante "pasto" comparirono gli adulti che lo riempirono di botte e lo consegnarono alla polizia. Il risultato fu che dovette pagare un risarcimento alla famiglia ed una grossa multa per non incorrere nei rigori della legge. Provai pena per quel signore che era vittima contemporaneamente di due vizi capitali antitetici tra loro: l'avarizia e la lussuria. Quanto ho sinora descritto, a mio parere, testimonia di come molti occidentali, una volta in Tailandia, si liberano di opprimenti vincoli comportamentali che rispettano in patria e sfogano le proprie pulsioni. Preciso anche che la Tailandia sta cambiando e storie di questo genere cominciano ad essere datate.
Per finire racconto di un inglese sui 35 anni che ho incontrato a Petchabun nell'agosto del 2000. Ero solo per strada ma lui intui' che ero al seguito della morosa di turno. Colla scusa di mettermi in guardia sui rischi legati alla frequentazione delle thai inizio' una conversazione. Era stato sino a pochi anni prima un agente di cambio nella city londinese. Poi decise di mollare tutto ed andare a vivere in Tailandia, probabilmente dopo aver conosciuto la giovane cher era con lui in quel momento. La conoscenza dei mercati finanziari e dell'Italia in veste di turista, lo aveva indotto ad investire i suoi risparmi in BOT e vivere quindi di "rendita" a Petchabun. Probabilmente la cosa stava in piedi a livello di mera sopravvivenza economica, ma aveva fatto della coppia due persone demotivate, stanche nello sguardo oltre che sciatte e trasandate. La stessa ragazza aveva l'abito sgualcito e l'atteggiamento spento ed annoiato. Spesso si fanno i conti senza l'oste , si ragiona con parametri unicamente economici e si trascura la parte umana. Calarsi in un contesto sociale totalmente nuovo puo procurare una inaspettata ostilita' o quanto meno un senso di estraneita'. In mancanza di propri valori autonomi si diventa prede della socialita' circostante che impone un disagio non compensato dal fatto di avere una risicata autonomia economica. L'inglese, evidentemente desideroso di avere compagnia, quasi mi supplico' di andare a casa sua quella sera e mi chiese se potessi cucinare una carbonara, piatto che lui amava molto. Declinai l'invito colla scusa che il parmigiano reggiano era introvabile da quelle parti.
SVILUPPI
4giugno2005 Nei miei rapporti colla Jessica, sempre in bilico tra diffidenza e speranza, c'e' stata in questi giorni una svolta forse definitiva. Lei non approverebbe il fatto che scrivo cose che la riguardano. Riconosco che il mio ruolo e' marginale rispetto al suo ed io in pratica sono di supporto alle sue esigenze femminili. Cio' non di meno rivendico il mio diritto alla ricerca e alla riflessione personali. Non possono queste prescindere dagli accadimenti reali e Tacerli, per un banale fatto di riservatezza, mi impedirebbe di delineare una qualsiasi ipotesi. Purtroppo non ho doti di astrattista come dimostrano i miei disegni.
Nelle ultime telefonate e' emerso che alle sue gia' grandi difficolta' pratiche se ne e' aggiunta una ancor piu' seria. Nella fretta di abbandonare la pur "lucrosa" attivita' originaria, ha lasciato in sospeso un piccolo residuo del debito col racket. Si era ingenuamente convinta che un lavoro onesto le avrebbe permesso di estinguerlo ma non e' stato cosi'. Ora e' stata rintracciata da una faccendiera di quell'odioso racket e minacciata di ritorsioni sui familiari in Nigeria se non saldasse il debito. Potrebbe essere tutta una balla! Ho conosciuto nigeriane che han pagato si e no la meta' e si son defilate senza che i familiari ne subissero le conseguenze. Ho pure escluso di ricorrere alla Giustizia Italiana essendo lei una clandestina. La Jessica era molto agitata e quasi in lacrime, frustrata per non sapere come risolvere questo problema. Troppo giovane per farsene carico e troppo orgogliosa per chiedermi apertamente un aiuto in denaro. Le ho detto che avrei pagato io un tanto al mese pensando che la faccendiera, perso per perso avrebbe accettato. Poi fiaccato nel mio animo da mesi di astinenza sessuale son tornato a diffidare e temere che fosse tutta una montatura ai miei danni. Esasperarato dall'assenza di un solido riscontro affettivo da parte della Jessica e stanco di questa vicenda interminabile ho agito d'impulso.(nota del 27-11-2017 in quei tre anni mi si era concessa poche volte). Nel corso della successiva telefonata le ho detto che le avrei dato un piccolo aiuto ed avrei poi troncato ogni rapporto. Perdevo cosi' ogni speranza ma ne ho ricavato tranquillita' e mi son sentito finalmente libero da quel vincolo anomalo. Il mattino seguente, quando riaccendo il cellulare, trovo tre suoi messaggi ove si dice disperata, mi accusa di volerla abbandonare in un momento cosi' difficile ed infine manifesta dubbi sul mio amore per lei. Vien da dire che la miglior difesa e' l'attacco ma, in questo italico panorama cosi' povero di prospettive, basta poco a rialimentare la speranza. Ci siamo quindi incontrati al bar dei cinesi vicino alla stazione ed abbiamo parlato a lungo, seduti in fondo in un angolino. E' stata cosi' suadente nel sostenere il suo amore per per me , e cosi' affettuosa e comprensiva per la mia frustrazione che per l'ennesima volta mi ha convinto della sua buonafede. Mi ha pregato di portar pazienza e con grande senso di umanita' ha manifestato la certezza ottimistica che i problemi col tempo si risolvono. Anche quelli piu difficili come l'ottenimento del permesso di soggiorno o l'approntamento di un talamo nuziale. Ha in pratica affermato il primato dei sentimenti sulle difficolta'. Mi ha cosi' amabilmente consolato e rincuorato che ha fatto nuovamente breccia nel mio animo. Chinandosi infine leggermente sotto il piano del tavolino ha scoperto i seni e mi ha permesso di verificare con mano che la loro sodezza fosse ancora quella di sempre. Poi alla fermata della corriera l'ho baciata a lungo sul collo, cosi' grazioso ed esile che quasi si puo cingere con una mano. Le ho raccontato la storia di Anna Bolena che si disse fortunata per la scarsa resistenza che il suo esile collo avrebbe offerto alla lama del carnefice. Le horaccontato della triste storia di lei con Enrico ottavo. Lei mi ha ascoltato con quella viva curiosita' che spesso hanno persone prive di studi regolari per le vicende storiche, che reinterpretano in base alla loro conoscenza diretta della vita. Alla fine mi ha chiesto se per caso l'esecuzione di Anna Bolena avesse salvaguardato i diritti dinastici della figlia. Questa intuizione decisamente mi ha commosso. Ora attendo gli sviluppi di questa intricata vicenda, ma non mi stupirei se finisse tutto in una bolla di sapone. Dovrei dunque prendere una qualche decisione finalmente. Forse e' vicino un punto di non ritorno.
nota del 27-11-2017 Di questo scritto di 12 anni fa avevo perso la memoria. faccio due considerazioni. La prima e' che le ho provate tutte per rimanere in talia.La seconda e' che da queste righe appare evidente una grave ingenuita' da parte mia e una notevole dabbenaggine. Ma non e' cosi. Fatti recentissimi dimostrano il contrario. Di essi riferiro', dovendo metterli in coda per rispettare la cronologia, tra circa un mese.
confidenze
5giugno2005 Di recente ho raccolto ho raccolto una confidenza da uno stimato e facoltoso professionista sulla sessantina. Durante una concitata serata alla guida dell'auto avrebbe ricevuto varie telefonate da una misteriosa ammiratrice. Questa lo avrebbe conosciuto in un unica circostanza un anno prima per motivi di lavoro. Ne resto' affascinata, ne conservo' gelosamente il numero di cellulare e finalmente trovo' il coraggio di chiamarlo. Nel corso delle telefonate la donna ha impresso un sempre maggior grado di intimita' al dialogo e gli ha detto apertamente di aver subito provato attrazione per lui. E' passata dal lei al tu ed ha manifestato il timore che il marito rientrasse proprio in quel momento. Infine ha fatto chiaramente capire di essere seminuda sul letto e di accarezzarsi languidamente al pensioro di codesto nobile oggetto del desiderio. Lui non riesce a richiamare alla memoria il volto di lei ma, piu' del fatto che possa essere brutta, e' preoccupato dei rischi insiti in una situazione cosi' inattesa. Giunge persino a temere che possa trattarsi di una macchinazione della moglie per incastrarlo. Cio' non di meno e' affascinato all'idea di poter beneficiare di una cosi' liberale disponibilita' da parte di una signora di indubbia classe e si intuisce che e' disposto a prestarsi al gioco. Penso che la cosa finisse li visto che il professionista non e' piu' tornato sull'argomento. Se dovesse esserci un seguito lo riferirei, ma penso che queste semplici telefonate costituiscano sufficiente spunto di riflessione.
Forse la signora voleva semplicemente rassicurarsi di avere ancora doti di fascino, trascurata dal marito ed annoiata, ma cio' che rende interessante questa vicenda appena abbozzata e' la filosofia squisitamente occidentale che la permea. L'autonomia economica di ambedue rende le scelte scevre da condizionamenti esterni e quindi pure e di cristallina dignita'. Il ricorso al sotterfugio ai danni dei rispettivi coniugi e' volto al mantenimento della propria integrita' economica e decisionale (inganno nobile e sottilissimo). In quest'ambito le vicende acquistano lo spessore di una complessa ritualita' sociale dove son messi in gioco, piu' che la fragilita' affettiva, il proprio prestigio e la propria immagine. Le situazioni si tingono di giallo poliziesco e l'eroticita' e' macchinosa e dominata da una sorta di pruderia psicologica. Se vi sono elementi coercitivi questi sono indiretti ed impalpabili. La disponibilita' della donna che mette in gioco una simile serie di delicati fattori, assume un'alta sacralita' che prevarica altre cose come la bellezza o la maestria d'alcova. La sessualita' e' alimentata da meccanismi di carisma e diprestigio sociale e dal ricorso sfacciato e liberatorio all'inganno. Vien da dire che in un cosi' complesso contesto l'atto finale di un amplesso in una camero d'hotel costituisce un ben misero e prosaico suggello. Forse le donne orientali, poco esperte in queste cose, sono affascinate dalla nostra maestria in questo genere di schermaglie.
8giugno2005 BRESCIA Mi ritrovo, transfuga da Padova e reduce da un disastro economico, a Brescia, citta' ruvida ma per certi aspetti generosa. Ho un lavoro di palese subordinazione ma che mi concede tempo per riflettere o disegnare. Sono una tesserina nel grande mosaico cittadino, decisamente piccola e sbiadita. Questa situazione e' di pungolo interiore per cercare un riscatto attraverso la ricerca estetica, per quanto questa sia tardiva e forse velleitaria. Gli apprezzamenti bonari che a volte ricevo grazie alle mie doti di verbalita' non mi permettono certo di valicare quell'invisibile diaframma che ci divide per ragioni di censo. Mi ripago colla frequentazione colla frequentazione alternativa degli extracomunitari e sicuramente Brescia e' la citta' ideale per farlo. Qui sono molto numerosi ed appartenenti alle piu svariate etnie e nazionalita'. Io vedo la cosa come l'ultima possibilita' prima di rassegnarmi alla fuga in Cambogia. Mi sento un po come un extracomunitario anomalo. Ho cittadinanza, codice fiscale, buona conoscenza dell'idioma locale e la residenza presso mia madre a Padova. Qualche blanda soddisfazione mi e' derivata dal centinaio di copie dei miei disegni che ho regalato in giro, molte delle quali debitamente incorniciate ed appese a rispettabili pareti. Le cose regalate sono in assoluto le piu apprezzate ed il fatto che siano dotate magari di una costosa cornice, e' pur esmpre un riconoscimento all'autore. Trattandosi poi di copie su carta per belle arti il loro valore e' risibile: circa trenta centesimi di euro. Cio' detto vorrei raccontare un fatto che mi e' stato riferito dal mio amico postino.Gli avevo regalato una copia raffigurante Baggio (idolo locale) che esulta dopo un gol, abbracciato da Bachini suo compagno di squadra. Un collega postino, con l'hobby del bricolage, essendo amico d'infanzia di Bachini ne ha preteso altre due copie per se. Ha detto che una l'avrebbe incorniciata colle sue mani e che l'avrebbe regalata all'amico calciatore. l mio amico si e' "limitato" ad appendere la sua nella cameretta del bambino. Non si tratta di fatti eclatanti ma hanno pur sempre solleticato la mia vanita'.
Bangkokyai
10 giugno 2005 Conobbi la Jun nell'aprile del'96, trentenne e ancor piacente, a Bangkok sua citta' natale. La sua situazione familiare era un po complicata. Aveva tre fratelli e tre sorelle tutti piu anziani di lei. Anni prima un fratellino era annegato nel ChaoPraya. La sorella maggiore, dileggiata dai familiari per aver sposato un connazionale indigente, non si era mai mossa dalla capitale. La seconda aveva lasciato a Bangkok due figli ventenni, avuti in prime nozze, per sposare un inglese col quale ha avuto altri due figli. La terza ha sposato un vicentino che ha accolto in casa la figlia adolescente che la moglie aveva avuto in prime nozze, adottandola. Pare pero' che lui non sappia nulla del fatto che lei ha avuto altri due bambini in seconde nozze, affidati ai nonni paterni in Bangkok. Queste due arrembanti sorelle erano motivo d'orgoglio per la famiglia, avendo sposato due falang. Sicuramente ne erano derivati vantaggi economici, tramite rimesse in denaro, alla madre vedova. Questa reggeva le complesse fila delle vicende familiari dalla catapecchia fatiscente ove viveva con la madre, una decrepita centenaria che pareva una raggrinzita statua di cera. I tre fratelli erano i classici sempliciotti con umili mestieri, occasionali profittatori delle felici "scorribande" delle sorelle. Il rispetto per l'uomo permetteva loro di usare un ottuso e spicciolo maschilismo, pur avendo essi meno spirito d'iniziativa e minor vivacita' mentale delle sorelle. Difatti non sapevano una parola d'inglese ed erano semianalfabeti. Quanto al padre era morto una ventina di anni prima nel vano tentativo di aggiustare il suo scassato taxi. Una qualche asta o lamiera arrugginita era scattata all'improvviso squarciandogli la gola. Sentendosi prossimo alla fine chiamo' a se la Jun, che era la coccola di casa, le diede una monetina e la prego' di serbare un buon ricordo di lui. Una sera, quando la Jun era gia' in Italia, presi la videocassetta del film "Cyclo" ambientato a Saigon. Lei ne resse la visione per pochi minuti e se ne ando' angosciata in cucina. M i spiego che non poteva guardarlo perche' in esso ritrovava la vita che si era lasciata alle spalle.
Nacque e visse la Jun a Bangkokyai, che e' probabilmente il piu' povero quartiere della Capitale, soprannominato con scherno "acqua putrida". Un insieme di orride baracche in lamiera e legno, traversato da camminatoie e fossatelli di acqua maleodorante e biancastra, in pratica delle fogne a cielo aperto. Come spesso accade l'Oriente e' terra di contrasti e come le catapecchie sorgono a ridosso di maestosi grattacieli cosi' Bangkokyai e' vicinissima allo splendido tempio di Wat Arun. A rimarcare ancor di piu' i contrasti questo quartiere regala la presenza di una moltitudine di bambini, spesso bellissimi, tanto numerosi quanto lo sono da noi vecchi ed anziani. E' in questo scenario che la Jun, all'eta' di 16 anni, fu sedotta con false promesse da un teppistello che poi avrebbe fatto una brutta fine. Poi a 18 anni, pur mancondogli poco al diploma, ando' a lavorare in un gogo bar nei pressi della Sukhumwit. Qui, a 19 anni, conobbe un funzionario dell'Ambasciata italiana di 45 anni.Questi, reduce da una separazione e con due figlie gia grandicelle, piu che italiano era cittadino del mondo. Parlava correntemente francese, inglese e arabo. Si accompagnarono per una decina di anni, in maniera tempestosa con litigi e riavvicinamenti. Penso il loro periodo piu bello siano stati i due anni passati a New Daly in una villetta nel quartiere delle legazioni. Di una cosa son grato al funzionario: impose alla Jun l'abitudine di tagliarsi le unghie che altrimenti conficcava nelle carni del partner durante i suoi devastanti orgasmi. Quando con lei mi appartai per la prima volta, alla sola vista della mia nudita' perse i sensi. Stesa sul letto, con i piedi sul tappetino, fu presa da violenti scossoni e si agito' come una marionetta per mezzo minuto. Temetti un attacco di epilessia ma, alla vista delle copiose emissioni vaginali, compresi la natura della cosa. Si formo' addirittura un rivoletto di fluido lattiginoso che scese lungo tutta la gamba sino al malleolo ove alfine si rapprese in una goccia perlacea. Questo fu in realta' il mio primo impatto colle delizie d'Oriente. Ero gia' stato in Tailandia nel novembre '95 ma, pieno di remore e preconcetti, dominato dalla ritrosia e dall'autocontrollo non mi ero abbandonato al languido abbraccio dei sensi.
Oo
11giugno 2005 nel settembre del 2001 entrai quasi svogliatamente in un massaggio di Pattaya. Qui scelsi una ventenne di nome OO, dal bel faccino anche se, nel complesso, di aspetto un po goffo. Quando nella stanza si spoglio' del vestito carico di imbottiture, necessarie per ingannare i falang amanti delle donne formose, lei riacquisto' d'incanto l'armonia di un esile giunco, di bellezza struggente. Ne fui cosi' colpito che ripetei inebetito per una decina di volte :CHE FIGA! Lei temette che io la offendessi o quantomeno la canzonassi ed il suo volto muto' in un espressione di paura e rancore. irabile carattere tai che spesso impedisce alle donne di celare i propri stati d'animo. per chiarire l'equivoco ripetei piu volte PUIIN SUAI PUIIN SUAI (bella donna). Si rinfranco' ed evidentemente se ne compiacque. Abbrevio' di molto quei preliminari del bagno e dei massaggi per stendersi quanto prima sull'ampio letto. mise il fatidico profilattico sull'angolino in fondo del comodino quasi a significare che se ne poteva fare a meno ed io ne feci a meno. Non mi sarei tirato indietro neanche se avessi saputo che era sieropositiva. E' splendida l'intesa che si puo raggiungere tra persone che parlano lingue diverse. Ancora una volta maledissi in cuor mio la mia condizione che mi impediva di invitare in Italia una thai. Gia' nel 99 non avevo potuto invitare la Lyn. Poco consolava il fatto che io non fossi moralmente responsabile ma tutto dipendesse da una burocrazia ottusa.
E' sull'altare della sopravvivenza che si vilipende la bellezza.
due note del 21-11-17 1- il giorno dopo presi l'aereo per l'Italia e mio figlio diciottenne era a Pattaya. Dall'italia lo pregai di andare a salutarmi la OO. Lei quando lo vide pianto' il lavoro e se lo porto' in un albergo a ore dove restarono tre giorni! Non volle nulla, anzi pago' lei l'albergo. Fortunatamente mio figlio mi informo' di tutto. Fu come una pugnalata al fegato. 2-ho fatto il test HIV nel 2007 ed e' risultato negativo.
IL LADYBOY- Nell'agosto del 2002 tornai al massaggio dove avevo conosciuto la Oo nella speranza di ritrovarla. Non la vidi ed aspettai a lungo pensando potesse essere con un altro cliente. Alla fine andai con una delle ragazze che mi offri' una tiepida accoglienza professionale ma mi disse che avrei trovato la Oo nel massaggio dall'altra parte della strada. Ci andai ma non ebbi fortuna. Dopo un altra attesa ed un altrettanto tiepida accoglienza da parte di un altra ragazza seppi che la Oo se ne era andata dai suoi per un paio di settimane. La stizza per non averla trovata , unita all'insoddisfazione causata dalle colleghe, invece di spingermi a tornare all'hotel mi procuro' una sorta di frenesia sessuale. Da un bar un giovane ladyboy, dalle splendide fattezze ed abbigliamento femminili, si sbracciava per attirare la mia attenzione. Non nego di aver avuto, prima di questo incontro, un latente interesse e una certa curiosita' per questa singolare "anomalia". Cosi' decisi d'impulso di dare una svolta trasgressiva alla nottata, nella speranza di sedare quell'inquietudine che mi aveva preso. Le sue carni erano soffici, per nulla muscolari, ed aveva una rigonfiatura ai seni appena pronunciata. Penso fosse il frutto di una cura ormonale che precedeva interventi piu' radicali. Il pene era piccolo e di per se non costituiva elemento di virilita':pareva, in quel contesto di innegabile femminilita', un banale pendaglio quale avrebbe potuto essere una collana o un orecchino. Mi eccitai quanto bastava per causarmi la terza erezione della serata e mentre lui/lei con garbo me lo prendeva in bocca, io mi concessi una breve indagine orale sulle sue intimita'. Pensai che quel vago e inusitato sentore di muschio fosse anche una mia caratteristica, sempre rimasta oltre la portata dei miei sensi. Comunque la sua erezione non era completa: il corpo del pene era turgido ma il glande era inconsistente. Questa fu la prima nota stonata. La fragile armonia di quell'incontro era destinata ad incrinarsi. Dopo la mia eiaculazione lui, pure eccitato, inizio' a masturbarsi con una gestualita' che dimostrava le inaspettate vestigia delle origini maschili. Cio' mi indusse un senso di repulsione e la certezza che non avrei piu' ripetuto un esperienza di tal genere.
nota del 30-11-2017 Chi tra i falang imbruttiti non e' mai stato con un ladyboy scagli la prima pietra!
JUN
12giugno2005- Ieri ho incontrato la Jessica che mi ha detto che presto mi potra' ospitare: staremo a vedere.
Appena giunta in Italia, maggio'96, la Jun mi reco' quell'estasi amorosa che le donne dispensano in funzione prematrimoniale. Poi cominciammo a guardarci intorno alla ricerca di frequentazioni sociali. Poco graditi alle italiche vestali, data la cattiva fama delle tailandesi, pensammo di trovare un alternativa nelle coppie miste che incontravamo nei China markets. La cosa resse per un po ma ad un certo punto le "ochette" thai, pur sempre in animosa competizione tra loro, cominciarono a dileggiarla per non essere sposata e non avere il permesso di soggiorno. Dopo un mese come turista era diventata una clandestina (io fidavo nelle sanatorie allora frequenti). C'era poi la sorella che, spalleggiata da un marito arrendevole, da Vicenza soffiava sul fuoco. Il demone del giudizio sociale, che alita sulla nuca degli amanti anche durante i piu' intimi amplessi, comincio' a sgretolare le fragili certezze della Jun. Si aggiunse il funzionario che, avuto a Bangkok il mio numero di telefono, la chiamo' un paio di volte seminando con garbo un po di zizzania. Ed infine una singolare vicenda, negli ultimi mesi della sua permanenza in Italia, diede il colpo di grazia alla nostra traballante relazione. Lei fece amicizia con una ragazza isan graziosa e timida sposata a un commerciante sessantenne gretto e sgradevole. Accomunate dal disagio, anche se di diversa natura, si lasciarono andare e tenere confidenze. Pare che la ragazza isan non fosse assolutamente innamorata del marito. Si era rassegnata a subirlo per non indispettire i suoi che in pratica gliel'avevano ceduta in cambio di vantaggi economici. Lui, cinico e geloso, la teneva praticamente segregata. Le consentiva solamente qualche brevissima passeggiata nel centro cittadino e di ricevre qualche visita da parte di amiche thai. La Jun trovo' modo di piazzarsi in casa loro grazie alla simpatia che per lei provava la madre novantenne di lui. La Jun ebbe sulla ragazza un'influenza particolare riempiendola di racconti di vita vissuta, cosa che alla poveretta mancava completamente, e spingendola a chiedere al marito spazi piu' ampi per le passeggiate tra amiche. Conscio dei rischi insiti in questa frequentazione lui, senza scoprire le sue intenzioni ma desideroso di liberarsi della Jun, comincio' a sensibilizzarla sulla precarieta' burocratica della sua situazione. Le spiego' con autorita' che l'unico modo per sanare la situazione era che lei tornasse in Tailandia dove io, dopo un rapido divorzio, l'avrei raggiunta e sposata. A quel punto lei sarebbe potuta rientrare in Italia nel pieno rispetto della legge. La Jun, esasperata da mesi di disagio psicologico, accolse con entusiasmo questa idea. Fu molto contrariata per le mie esitazioni al riguardo. Nel suo ultimo giorno in Italia a casa mia(marzo '97) volarono piatti e posacenere e fui inseguito da lei che brandiva minacciosamente un coltello da cucina.
14giugno2005- PHUKET Inconsciamente si riconosce valore universale alla realta' ed alla morale del contesto sociale in cui si vive. Si giudicano fatti di altre epoche o di altri luoghi col metro abituale. La Jun, dopo un anno passato in Italia, si era scordata di cosa fosse la Tailandia. Fu molto sorpresa quando, una volta li, i fratelli la riempirono di botte. Questi, infastiditi per l'ingombrante e improduttivo rientro, andarono per le spicce. Raccolsi i suoi lamenti per telefono e decidemmo che lei sarebbe andata a Phuket dove l'avrei raggiunta. In quell'isola, surreale enclave e parco giochi per falang per falang suonati o desiderosi di liberta', avremmo preso in affitto una villettina. Io speravo di poterci passare le invernate, ma alla fine potei andarci solo tre volte, l'ultima nell'ottobre '98. Mi scrutava sempre coi suoi occhioni nella speranza che io parlassi di un matrimonio per lei liberatorio. Comunque grazie al suo buon inglese trovo' lavoro come accompagnatrice turistica su di un battello che faceva il giro di isolette la intorno. Qui fu corteggiata da un mio coetaneo, benestante del Lichtenstein, che con l'abituale ritrosia del falang non si decideva al gran passo. La sua resistenza venne meno dopo un npaio di rientri frustranti in patria. Nel frattempo pero' non fu certo generoso colla Jun, lesinandole l'invio di denaro. (nota del 1-12-2017 alla fine calo' le braghe e pago' 300mila bath di dote!!). Le mandai io qualcosina pur sapendo cosa stava accadendo. Lei stessa mi aveva informato di tutto ed io decisi di aiutarla a venire a capo delle resistenze di lui e quindi liberare me di un vincolo morale. Io non posso voltare le spalle alle donne che mi hanno recato gioie. Analogamente, a cose finite e senza farmi alcuna illusione sulla sua "fedelta'", per un annetto mandai soldi alla Lyn. Quando finalmente un italiano la rilevo' a "pieno titolo" potei liberarmi della sua presenza ossessiva. La loro relazione fu breve e sfortunata , ma a quel punto per me non cambio' piu nulla. Il mio stesso corpo ormai si rifiutava di macerarsi nel rimpianto e nel rimorso. Dopo due anni si era usurato per sfinimento qualunque coinvolgimento emotivo.
Al momento, per quel che ne so, la Jun e' felicemente sposata nel Liechtenstein. C'e' pure un risvolto singolare in questa vicenda: la mia amicizia telefonica col funzionario d'ambasciata. Chiamo' a Phuket dall'australia, risposi io al telefono e facemmo conoscenza. Pure in Italia ci siamo sentiti parecchie volte ma mai incontrati. Nell'ultima telefonata, un paio d'anni fa, mi chiese se per caso io avessi il numero di telefono della Jun a Vaduz. Non ce l'avevo e lo consigliai di lasciar perdere, per nulla sorpreso che lui fosse ancora innamorato. Queste donne tailandesi ti marchiano nel cuore e nell'anima.
AMOM
20giugno2005 L'anno scorso a maggio sono andato a Phnom Penh dove ho conosciuto Amom al club Martini. Pure lei uno scriccioletto sui 45 chili, molto quieta e mai assillante di richieste, non mi ha mai fatto mancare il calore del suo corpo se non in un unica circostanza e solo per un oretta. Contrariata per il fatto che io evitavo i rapporti completi (dopo tante nefandezze in Tailandia mi ero finalmente rammentato dell'esistenza dell'AIDS) mi tenne il broncio e si giro' offesa dall'altra parte. Cercai in maniera patetica di giustificarmi dicendo che agivo cosi' per non rischiare di contagiarla, e c'era del vero. Con tutte le fesserie che avevo commesso in Tailandia avrei potuto essere sieropositivo, ma lei non diede il minimo peso alla cosa. La situazione puo apparire grottesca ma ha una vena di drammaticita'. In Italia, pur con sbandamenti e scoramento, sopporto il peso di privazioni affettive e di astinenza sessuale per mesi e mesi. Il clima angoscioso e conflittuale dell'Occidente mi forza a soprassedere sulle piu ovvie e naturali delle necessita'. Attendo situazioni piu propizie e spero di ripagarmi in configurazioni future. Questo meccanismo e' abusato nei lunghi mesi di attesa ed induce spossatezza psicologica. Per contrasto, una volta in Oriente, sopravviene un'assoluta insofferenza a situazioni che non siano pienamente appaganti e protratte. Ecco perche' quel repentino e bizzoso rifiuto mi getto' in uno stato di disperazione incontrollabile. Non arrivai a perdere completamente i lumi della ragione ma mi sforzai di trovare il modo per riavere la sua affettuosita'. La pregai allora di accogliermi nel suo grembo, cosa che lei fece, per poi scrutarmi perplessa. Forse intui' che il mio era piu che altro un gesto rituale volto a rassicurarla circa il mio trasporto verso di lei. Tenni calato l'arnese nel suo caldo abbraccio, pregandola collo sguardo di aver di aver fiducia in me, ma presto lo distolsi da quell'ardua prova. Imprecai ancora una volta contro la mia assoluta repulsione per i profilattici, contro gli eventi che ancora una volta mi imponevano di rimandare una scelta naturale e contro l'Occidente che presto mi avrebbe reinghiottito. Credendo erroneamente che i miei impegni di lavoro sarebbero cessati in ottobre, pregai Amom di pazientare sino ad allora. Sarei andato li per svernare ed avremmo fatto ambedue dei controlli medici. Mi sbagliavo in quanto sto tuttora lavorando, ma forse e' stato meglio cosi'. Dopo il mio rientro in Italia, nel corso dell'ultima delle molte telefonate, lei mi informo' che il vecchio moroso canadese si era rifatto vivo. Essendo appena andato in pensione si sarebbe a breve trasferito a Phnom Penh, in pompa magna, e li avrebbe acquistato una casetta per se, per Amom e per la famiglia di lei. Lei mi confermo' la sua sincera affettuosita' verso di me ma altrettanta ne aveva per il canadese, certo molto piu accreditato di me. (nota del 2-12-2017 io non osteggio la poligamia ma neppure la poliandria). Non potei che apprezzare tanta correttezza nell'informarmi di tutto, ed in maniera cosi' schietta e diretta.
21giugno2005- Io sono sempre inseguito dal fantasma della Lyn, nel senso che la perfetta armonia raggiunta con lei e' diventata una inamovibile pietra di paragone coi rapporti successivi. La gratificazione sessuale non e' legata alla sopravvivenza fisica. Come si e' obbligati a mangiare del pane raffermo per non morire di fame, cosi' si puo disdegnare un rapporto non gradito anche dopo mesi di astinenza. Concordo nel riconoscere che la mia vicenda e' un po grottesca. Sono in bilico tra il rammarico di non poter affrontare l'Occidente e la gradita sorpresa delle ineffabili gioie d'Oriente. La soluzione alternativa che mi si prospetta e' perlomeno ardua e singolare. Pur con tutto il sincero affetto che provo per la Jessica e l'ammirazione per la sua giovinezza e la sua bellezza, non mi faccio illusioni sulle sue doti amatorie. L'educazione puritana ricevuta nelle chiese protestanti, la mutilazione subita da bambina e la consistenza dei pochi rapporti che mi ha concesso non lasciano spazio alla speranza. Spero comunque, nel caso di un lieto fine, che una reciproca affettuosita' possa zittire il mio stanco spirito polemico di ultracinquantenne.
22giugno2005- Feci una gita di tre giorni con Amom a Siemreap dove visitammo AngkorWat, senza il particolare accanimento del turista che vuol vedere tutto. Durante gli spostamenti lei dormi' quasi sempre, colla testa accoccolata sulle mie ginocchia, aprendo a volte gli occhi per mandarmi sguardi di dolcezza. Le notti manifesto' appieno quella virtu' tipica delle donne orientali di adattare la propria posizione a quella dell'uomo, assecondandolo nei suoi movimenti ed avvolgendolo in un dolce bozzolo protettivo. Lei piu delle altre alimento' in me la speranza che fosse possibile attuare una delle mie piu ardite e velleitarie fantasticherie progettuali. Ho sempre immaginato che uomini e donne possano vivere una sorta di evoluzione separata. Ognuno calato nella propria sfera d'interessi, inconciliabile con quella del partner, ma nel rispetto reciproco delle esigenze di entrambi. In un contesto cosi' idilliaco la donna dispenserebbe calore ed affetto mentre l'uomo provvederebbe al decoro economico di lei e della prole. Ma non possono certo i brevi periodi vacanzieri essere probanti circa circa la realizzazione di certe architetture esistenziali. C'e' poi il timore che su tutto gravi la poco appariscente volonta' sociale del luogo. Essa imporrebbe al falang una permanenza breve ed una ingannevole atmosfera idilliaca che lo spingerebbe ad allentare i cordoni della borsa. Nell'eterna schermaglia umana il ruolo del falang e della sua amata sarebbero in pretica gia' determinati. E quando lui decidesse di stabilirsi in quei luoghi potrebbe incorrere nell'indifferenza o nell'ostilita'. (nota del 2-12-2017- qui ho fantasticato un po troppo). L'anno passato a Padova colla un, pur costituendo un periodo abbastanza lungo, fu probabilmente alimentato dalla volonta' matrimoniale di lei, anche se questa fu esplicita solo negli ultimi mesi. Nel gioco del condizionamento sociale, dove ognuno e' vittima e carnefice, spesso in pratica si e' costretti ad uniformarsi ad un modello comportamentale. Il sotterfugio e' l'unica valvola di sfogo ed e' privilegio di scaltri e facoltosi. Tutta questa dinamica non mi ispira molta simpatia per le donne in quanto le ritengo le piu' sensibili ai dettami, al punto di incarnarne il ruolo di vestali. Forse se fossi un parrucchiere, o un venditore di cosmetici o, meglio ancora, un istruttore di palestra giudicherei diversamente la controparte. Comunque sia io vedo le donne un po come dei soci in affari, spesso sciocchi o inaffidabili, ma dei quali non si puo fare a meno in quanto hanno loro la firma sul blocchetto degli assegni.
ALTERNATIVE
E' da dimostrare che i nostri siano tempi di matriarcato. Ma se cosi' fosse i problemi cominciano quando un uomo, per innata avversione o perche' portato ad esasperazione, rifiuta la arrogante logica matriarcale. Puo opporvisi in maniera estemporanea o improvvisata, come ad esempio rifiutando le profferte di una scorfana, o imponendo a se stesso un periodo limitato di castita' oppure orientando le proprie ricerche in contesti alternativi. Resta pero' il fatto che la sua vita e le sue azioni ruotano pur sempre intorno a quell'oscuro oggetto del desiderio. L'ipotesi di calarsi in realta' estranee e spesso lontane, ma dove si beneficia di una situazione di tipo ancora patriarcale, e' allettante ma problematica. Avrebbe il fascino di una permanente ricerca rivoluzionaria, caratterizzata da una mobilita' nomade e svincolata, ma rischia di essere una scelta di tipo elitario. Essa e' subordinata all'autonomia economica che in genere e' di origine pensionistica o legata all'esercizio di un mestiere privo di connotazioni locali. E' vero che un buon violinista puo suonare Verdi all'Opera di stato di Taiwan o un bravo chef puo cucinare una carbonara a Buenos Aires. Che dire pero' di un bancario? che dire di un avvocato legato al "diritto" del proprio paese? e che dire poi di un tassista che praticamente parla solo il dialetto della citta' di cui conosce strade, vie e viuzze? E' presto detto: guai ai vinti! Scherzi a parte la carta geografica a "pelle di leopardo" delle zone matriarcali e patriarcali e' in continua evoluzione e mutamento. Per esempio in Tailandia e' iniziato uno strisciante movimento femminista a complicar le cose. Per contro in Occidente stanno fiorendo qua e la isole di efferato maschilismo, ove extracomunitari brutalizzano le loro connazionali. Le stesse che, quando possono o hanno gli agganci appropriati, si uniformano con entusiasmo ai privilegi delle cittadine residenti originarie. Io ogni giorno assisto a qualcosa di epocale. Vedo scialbe ucraine o moldave 40enni, ignorate o vilipese in patria da coetanei ubriaconi, che giungono in Italia spaurite e disorientate ma subito realizzano di possedere ancora un gran valore. Ricominciano ad imbellettarsi e spesso con impudenza sottraggono mariti 60enni alle legittime mogli. In tempi brevi poi affinano la loro capacita' di soppesare e giudicare i maschi locali. Ed infine con impeto incarnano appieno l'etereo e sublime valore della donna occidentale, favorite in cio' dall'identita' dei tratti somatici.
Tornando a parlare del nomadismo affettivo, le premesse ed i primi approcci possono essere allettanti. In quei lontani paradisi sessuali ed affettivi le gioie raccolte suggeriscono la possibilita' di un felice proseguio nel caso di matrimonio e conseguente ricongiungimento tra coniugi in Occidente. Quand'anche l'uomo provenisse da una situazione di emarginazione economica o affettiva in patria, questa non verrebbe intuita dalla fidanzata, indotta ingenuamente a classificare tutti gli occidentali in un unica categoria. Altri elementi come la scarsa dimestichezza di queste donne con raffinati sotterfugi, la relativa incapacita' di mascherare i propri stati d'animo e, non ultima, l'accettazione delle incombenze domestiche possono spingere l'uomo al gran passo. In realta' il matrimonio, in questi casi, e' l'unico strumento che permette di infrangere quell'odiosa barriera logistica che la burocrazia interpone tra le volonta' affettive. Certo persone facoltose possono ricorrere a pretestuose assunzioni di domestiche, ma da tali pratiche e' esclusa la maggior parte della gente. Si puo in un certo senso parlare di protezionismo. Io personalmente ho subito molte angherie da parte della burocrazia, al punto che auspico l'opzione matrimoniale. Certo a 50 e passa anni, con gli ultimi scampoli di vigore fisico da spendere, la cosa e' molto meno eroica e compromettente che non a farla a trent'anni. Alla mia eta' si puo anche vivere alla giornata e pensare di rimediare un'annetto di tregua, il tempo cioe' necessario perche' una donna "importata" inizi a recedere dalle virtu' proprie del suo retaggio. E' vero che inizialmente possono accettare privazioni improponibili alle italiane, come la convivenza colla suocera o la mancanza dell'automobile. In seguito pero' puo accadere che si approprino dei riconosciuti privilegi femminili in maniera plateale ed esasperata, col tipico entusiasmo del neofita.
ROGNE
25giugno2005- La Jessica ha ricevuto nuove minacce nel caso non saldi il residuo debito di circa 1500 euro. Io insisto per principio che questi soldi debbano essere resi poco per volta nell'arco di un annetto. Do per scontato che la faccendiera accetti questa soluzione pur di riscuotere il credito, a meno che la Jessica non torni a prostituirsi(triste prospettiva). Il fatto che io mi sia impegnato a sborsare la cifra a rate non e' bastato a calmare lei e pare neppure quella fetida creditrice. Mi secca che la Jessica non segua il mio punto di vista e non accetti la soluzione che propongo. Cio' che detesto negli extracomunitari e terzomondisti in genere e' che pure loro pensano di essere depositari della verita'. Danno per scontati certi automatismi. Il piu' odioso e' quello che quando l'uomo occidentale e' "cotto" sia possibile dissanguarlo senza limiti.(nota del 3-12-2017- Il funzionario d'ambasciata mi disse testualmente: la Jun mi ha dissanguato). La lacerante vicenda colla Lyn mi ha insegnato il fatalismo e mi ha reso cosciente che si sopravvive al piu straziante degli addii. Non voglio assecondare troppo ne' il racket e ne' la burocrazia nelle loro aberrazioni. Una cosa comunque e' chiara per l'ennesima volta: pensare alla copula in questa situazione e' assolutamente fuori luogo e sintomo di infantilismo. E le sirene d'Oriente tornano a tessere i loro canti.
26giugno2005- Da giovani si vivono in maniera confusa lo stato di pulsioni represse e l'insofferenza a vincoli particolari di cui non si coglie appieno il significato. La maturita' e' in fondo l'eta' del riscatto e rappresenta la possibilita' consapevole di porre rimedio a quanto fu negato o limitato nella prima parte della vita. Io come molti altri ho sempre detestato l'ipocrisia ed i formalismi borghesi. Non ho mai approvato l'accanimento, tipico della generazione dei miei genitori, nell'ottimizzare il parametro della sicurezza economica. Una volta acquisita una duscreta base di benessere, invece di sbilanciarsi in una gioiosa ricerca estetica, ci si affannava ad accumulare nuove ricchezze. l tutto era imperniato sulla solidarieta' e complicita' tra coniugi nell'ambito del matrimonio monogamico. Lo ritengo una soluzione di vita aberrante, obsoleta ed antiestetica, pur riconoscendo che paradossalmente induce nei coniugi armonia d'azione ed intenti. Memori della poverta' giovanile, celebravano i fasti del riscatto economico basato sull'autocontrollo matrimoniale, ma non avevano poi la capacita' di evolversi da questo modello.( nota del 3-12-2017 ovviamente sono opinioni opinabili). Inconsapevoli di vivere in uno stato di brutale esemplificazione delle infinite potenzialita' dei rapporti di coppia, esorcizzavano il loro disagio interiore nella catarsi della costituzione di nuovi capitali. Piu' volte ho manifestato questi miei punti di vista raccogliendo disapprovazione o addirittura scherno. Nel comunicare queste idee passavo quanto meno per eccentrico, ma obbedivo al mio naturale stile di vita. Ritengo tuttora che sia altamente liberatorio il mettersi a nudo, manifestare con schiettezza le proprie intuizioni ed infine evolversi continuamente nell'elaborazione di nuove idee e nuovi modelli comportamentali. Tutto cio' anche in contraddizione con affermazioni precedenti. In queste stesse mie pagine ho scritto cose, magari solo un paio di mesi fa, che vorrei modificare. Le lascio pero' come sono in quanto al momento avevano il loro valore, almeno per me. So comunque che nella prassi umana il fascino piu' autentico e' sempre legato alla riservatezza ed al mascheramento delle reali idee ed intendimenti, anche se spesso nell'ambito di un modello stabile e di pochi e semplici principi ispiratori. Esso ha grande ascendente anche se nasconde intenzioni predatorie o la vocazione al sotterfugio. Probabilmente il mio atteggiamento alternativo e' ingenuo e velleitario.
27giugno2005- ASTINENZA Piu' volte ho dovuto affrontare lunghi periodi di astinenza sessuale. E' l'effetto piu eclatante dello stato di emarginazione sociale o, quanto meno, palesa l'impossibilita' di realizzare imprese velleitarie. L'astinenza e' un veleno sottile che agisce lentamente sgretolando la serenita' interiore e generando psicosi. Il senso della propria inutilita' e' inflitto dallo scorrere del tempo, con infinite opportunita' che svaniscono, e dall'arduo confronto coi lusinghieri canti delle sirene, aleggianti d'intorno. Tutto volge in cupo pessimismo e in presagi di morte. L'astinenza puo alimentare una ricerca estetica compensatoria e costituire pungolo interiore di riscatto. Questo meccanismo pero' si logora dopo pochi mesi e viene alfine sommerso dall'inquietudine. Anche la catarsi eroica della rinuncia, pur se contornata da motivazioni ideologiche, alla fine si sgretola e sfuma nel nulla. Cio' che piu mi ha permesso , pur tra ricadute e sbandamenti, di sopravvivere a queste secche esistenziali e' stata la certezza interiore di potermi ripagare negli sviluppi futuri. So bene inoltre che nelle pur rare orge edonistiche dei miei viaggi, le emozioni erano esaltate ed amplificate dalla lunga astinenza che le aveva precedute.
28giugno2005- MONA! Impietosito, ma piu' ancor rincoglionito, ho dato alla Jessica i 1500 euro. Se il risultato di cio' sara' l'ennesima disillusione, allora le porte della Cambogia si saranno spalancate irreversibilmente. Il dado e' tratto.
DREAM
2luglio2005- Ho un sogno: che l'umanita' si conceda le sane liberta' compatibili con le maggiori risorse di cui ora dispone. Spero poi che si affranchidagli antichi vincoli legati alla sopravvivenza e che infine si realizzi una piu equa distribuzione della ricchezza in senso lato. Non ho detto niente di nuovo. Se poi si individuano i motivi di disagio di un certo periodo si cerca di risolverli generando situazioni piu evolute con altri problemi, si spera meno gravi. La depressione e' una bella magagna ma forse la tisi era uno spauracchio ben piu' serio. Inconsciamente, nella mia foga analitica, penso di aver individuato i nostri piu' seri motivi di disagio. Magari sono solamente quelli piu' evidenti nella mia personale situazione e solo ai miei occhi. Facile sia cosi'. Cio' non di meno non mi trattengo dal fantasticare a livello di progettualita' sociale: ne nasceranno perlomeno delle amenita'.
Se ci siamo affrancati dalle afflizioni legate alla mera sopravvivenza fisica, ora il "terreno di scontro" si e' spostato sul piano della gratificazione individuale. Punto fulcrale e', secondo me, il rapporto di coppia ove la donna, ormai economicamente emancipata, fa valere la sua maggior autonomia affettiva. La gestione matriarcale del matrimonio poggia sul sublime abbaglio psicologico di rendere l'uomo partecipe di un interesse comune, quando quest'ultimo in realta' appartiene alla sfera femminile. Ricorrendo ad un esempio ameno dico che l'uomo ha rinunciato ad andare allo stadio per piantare in giardino un acero del Giappone, della cui vista pure lui potra' godere. Se il ricorso all'autocontrollo era, in una societa' vitale, la base dell'affermazione maschile, ora predispone l'uomo alla passiva accettazione dell'arroganza decisionale della donna. I flebili segnali di disagio provenienti dal riscontro interiore sono facilmente ignorati o tacitati , sempre a causa del senso di coinvolgimento nell'interesse comune e di una maggior fragilita' affettiva. Sopravviene una sorta di narcosi intellettuale che blocca ogni capacita' di analisi ed ogni volonta' di opporsi alla coercizione affettiva. E l'antica coercizione affettiva di origine conomica, esercitata dal maschio, non e' piu' attuabile. Si rinuncia al prprio capitale piu' prezioso, il patrimonio genetico, non facendo piu' figli. Si consegna idealmente la nostra civilta' nelle mani dei nuovi barbari: gli extracomunitari. Ma in fondo non c'e' nulla di nuovo sotto il cielo
Ho un conoscente di 59 anni, molto prossimo alla pensione, che parla bene francese e tedesco e lavora come portiere notturno ad Abano. (per chi non lo sapesse Abano Terme e' frequentata da molti anziani tedeschi). Lo incontro le domeniche in un punto di telefonia dove lui chiama la fidanzata 25enne in Cameroun, li conosciuta durante una vacanza. Si guarda bene dal farla venire in Italia nel giustificato timore che qui possa guastarsi. Non vede l'ora di andare in pensione per sposarla ed andare a vivere nel paese di lei. Questo signore non e' assolutamente ansioso di comunicare al mondo la "lieta novella" delle infinite opportunita' alternative che il terzo mondo offre in campo affettivo. Mi ha detto chiaramente che lui persegue solo e unicamente la propria salvezza personale. Dopo una scorsa a questi miei scritti mi ha qualificato come un inguaribile romantico che vuol cambiere il mondo e mi ha chiesto se per caso fossi un ex sessantottino
Nella mia situazione al "capolinea" ormai accetto la scelta del matrimonio nella sua logica tradizionale. Arrivo a sperare che la Jessica mi conceda a tempo pieno le sue grazie dopo un incontro col sindaco. Non vedo pero' per quale motivo un giovane, per inesperienza o perche' forzato, debba cadere in questa trappola obsoleta. Una siffatta configurazione priva priva sia l'uomo che la donna delle variegate possibilita' emotive ed espressive alimentate dall'alternanza del partner. Il ricorso al sotterfugio, come risposta alle limitazioni, spesso non genera altro che situazioni avvilenti o divorzi dolorosi e governati dal rancore. Lo stesso divorzio e' inteso in chiave matrimoniale, in quanto unico strumento per accedere ad un secondo matrimonio, si spera piu' fortunato.
Gli anziani ovviamente non potrebbero piu' beneficiare della diversificazione delle scelte, per mancanza di tempo. Potrebbero pero' dimostrare liberalita' aiutando i giovani ad evitare vincoli particolarmente odiosi. Detta liberalita' dovrebbe essere provvida di indicazioni e consigli, legati alla conoscienza delle reali pulsioni e predisposizioni umane, al di fuori di forzature moralistiche. Io ho una mia idea del matrimonio a termine. La donna potrebbe, nella sua breve stagione, concentrare alcuni matrimoni e avendo cio' che piu' le preme: la casa e i figli. L'uomo nella sua lunga stagione potrebbe, tra un matrimonio e l'altro, sopportare periodi di astinenza da viversi in alveari di monolocali per scapoli. E li ricostituire un piccolo capiatale da conferire alla prossima consorte nell'abitazione di lei
Una cosi' fantasiosa costruzione, secondo me, necessita di una nuova morale. Questa dovrebbe riconoscere la naturale e fisiologica (a mio parere ben inteso) predisposizione della donna al meretricio in senso lato, privarlo di tutte quelle mascherature edificanti che sinora lo hanno occultato a un'indagine distratta, e palesarlo in una veste non piu' peccaminosa o negativa. (nota del 4dicembre2017- quelli che hanno alle spalle trenta o quaranta anni di idillio coniugale, sono vivamente pregati di non spaccare i marroni. Anzi dovrebbero scrivere il libro COME REALIZZARE UN PERFETTO MATRIMONIO. Ne venderebbero milioni di copie e potrebbero regalare alla consorte una villa a Portofino).
STALLO
(nota del 5-12-2017- Alla fine di questo interminabile papiro dedichero', per non passare da idiota, un lungo post riguardante la Jessica. Anticipo solo che un paio di anni fa ha ottenuto la cittadinanza italiana! Per motivi cronologici concludero' questi miei scritti col suddetto post.)
15-9-2005 Al momento non so se il mio lavoro a Brescia terminera' tra poche settimane, facendo di me un disoccupato ultracinquantenne, o se si protrarra' negli anni. Nonostante queste incertezze ho aiutato la Jessica nel macchinoso ottenimento del permesso di soggiorno. Pur conscio che probabilmente, per motivi logistici, non potro' avere una relazione stabile con lei, non ho obbedito a considerazioni di gretto opportunismo che mi avrebbero imposto di negarle ogni aiuto. Lei oggi va in Nigeria brandendo orgogliosa il foglio di rientro della Questura. Al suo paese si fara' il certificato penale, con tanto di impronte digitali, che sara' sottoposto a traduzioni e vidimazioni presso Ambasciate e Prefetture. Mi chiedo come pensi l'Occidente di arginare la piena umana del terzo mondo con queste pratiche ridicole e risibili. In tali patetiche reti protettive incappano solo extracomunitari spauriti ed ossequiosi, che per loro natura non costituiscono elemento di instabilita'. Diciamo pure che tali sbarramenti semplicemente obbligano qualche occidentale spiazzato come me a scucire qualche soldo. Al suo ritorno codesta animosa fanciulla andra' a vivere con un 'amica in un monolocale nei pressi del luogo di lavoro. Purtroppo questa abitazione non e' servita da alcun mezzo pubblico. Io non possiedo ne' auto ne' moto e mi chiedo come potro' raggiungerla il sabato. l mio amore per lei non basta a farmi superare quella ripulsa ideologica che ho per l'auto, intesa come strumento di shopping e gite domenicali al lago. Un altare sul quale si celebrano i fasti del rapporto di coppia matriarcale ed uno strumento di coercizione sull'individuo tramite bolli, assicurazione e multe. (nota del 5-12-2017- l'ultima volta che ho avuto un auto, piu o meno nel 2002, nell'ultimo mese prima di svenderla ho preso quattro multe per divieto di sosta coi giallini ausiliari che andavano a spulciare i dischi orari). Gia' perche' la Jessica non mi sara' mai complice nella mia avversione filosofica contro l'Occidente. Lei sara' interprete inconsapevole e un po rozza del messaggio sociale e non capira' mai i motivi per cui io mi rifiuto di comprare un auto. Ne' io faro' mai nulla per ostacolarla nella sua comprensibile volont' di uniformarsi. E neppure, nel caso io resti a Brescia, le faro' pressioni per farla venire a vivere con me, se non altro per correttezza verso il titolare che pure si e' prodigato per lei. Nonostante tutto sono convinto che la sua disposizione d'animo nei miei riguardi e' buona. Quando ci siamo trovati in albergo sul finire di luglio lei mi ha opposto un rifiuto. Senza premeditazione le ho detto che cosi' facendo mi spalancava le porte della Cambogia e mi sollevava da ogni dubbio o incertezza. Stizzita per questa minaccia reale, non certo un bluff, mi si e' finalmente concessa con affetto , assecondandomi nel mio rifiuto del profilattico. Ricordo i suoi occhioni preoccupati di scolaretta che scrutavano tutta la situazione. Dovro' sempre esibire lo spauracchio della Cambogia come una donna esibisce gli spasimanti per indurre il marito alla ragione? Perdera' di credibilita' questo spauracchio nei mesi o anni a venire? Le sono comunque grato per avermi recato quel conforto che per qualche giorno mi ha sollevato dallo stato di angoscia e frustrazione
RIENTRO
1ottobre2005 - Forse in Tailandia non bisogna mai trarre teorie frettolose. Probabilmente le ragazze dei massaggi hanno ricevuto nuove direttive ma qualcuna ancora deroga da esse. La ragazza di Udon si e' recata al salone di bellezza per una lunga seduta ed io ne ho approfittato per andare alla Pethbury. Li, al Maree, tutte le mie teorie sono state inaspettatamente e perentoriamente disattese da una ragazza di Surin. Meglio cosi'. Sto per riconsegnare la mia anima ed il mio corpo alla citta' di Brescia e, come un cammello prima di affrontare il deserto, devo bere parecchi litri di acqua nell'oasi. Tutta la faccenda ha poi rischiato di complicarsi ieri a Pattaya quando la ragazza di Udon, desiderosa che anche l'amica del cuore rimediasse qualche spicciolo, me l'ha consegnata per un short time. Quest'ultima, ragazza madre di Khorat, a cose finite e senza che le fosse richiesto, con pochi semplici gesti di disarmante affettuosita' ha trafitto la mia anima. Ho pensato con invidia a quante e quali sublimi intimita' vengano vissute nelle palafitte isan. Ho frenato a stento l'emozione e mi sono separato da lei rifiutando lo scambio di numeri telefonici di rito. La so lunga in materia. Pensavo di essere vaccinato ed invece....col cazzo! So gia' che in Italia, anche se le cose colla Jessica dovessero andar bene, non rivivro' piu' momenti di tale intensita'. La rudezza del suo carattere nigeriano e le necessita' contingenti del vivere occidentale impoveriscono le potenzialita' affettive.
15ottobre2005- Sono trascorse un paio di settimane dal mio rientro in Italia e gia' la sensazione di appagamento ricavata in Tailandia sie' completamente dissolta. La vicenda colla ragazza di Khorat, che mi aveva restituito la vivida certezza della facilita' di rimediare affetti in quei luoghi, ora gia' appartiene a quell'ammasso di ricordi che paiono non piu' credibili, travisazioni della realta' legate a momenti passati. Ora ho incubi la notte e sono preda dell'ipocondria e di angosciosi presagi. Finora non ho potuto rivedere la Jessica in quanto, a suo dire il monolocale non e' neancora agibile. Inoltre non saprei come andarci in mancanza di mezzi pubblici. Dubito prefino che lei sia realmente stata in Nigeria, a dispetto di tutti i particolari che mi ha riferito circa il viaggio e l'iter burocratico del permesso di soggiorno. Nuovamente lei ha affermato il primato dei suoi problemi logistici su tutto il resto. Le donne disinvoltamente si trasformano, a seconda delle circostanze, da esseri che danno ad esseri che ricevono ed accampano ulteriori pretese. Fanno crollare imperi e casate. Sulle preesistenti ricchezze le donne impongono la loro volonta' gestionale, approntano il baratro e preparano il loro corpo per i "barbari invasori". E' curioso come io apparissi, presumibilmente, agli occhi della ragazza di Khorat come un fiero razziatore armato di carta di credito, mentre la jessica temo mi veda come un nobile decaduto privo di destriero (pardon: automobile). Temo inoltre che lei sia ancora legata ai valori ed alla etnia nigeriani nella versione qui trapiantata. La lontananza mi impedisce di valutare la natura e lo spessore delle sue frequentazioni e temo di essere solo un momentaneo strumento delle sue aspirazioni realizzative. Devo riflettere sul da farsi. Non dimentico che la Jun, prima delle escandescenze finali, aveva rispettato l'impostazione abitativa da scapolo che io avevo conferito all'appartamento
28ottobre2005- ho incontrato a Padova una vecchia conoscenza giovanile. Si tratta di un mio coetaneo che una trentina di anni fa, dismessi i panni di cittadino, divenne un accompagnatore turistico nel campo della nautica. Ora, oltre a trattare prodotti del settore, passa parecchi mesi in mare sulla sua imbarcazione con al seguito turisti piu o meno facoltosi. Intuisco che una posizione del genere lo agevoli ad intrecciare nel periodo estivo relazioni con donne di una certa levatura, divorziate o vedove. La sua ritrosia al matrimonio ed il suo rifiuto ad essere la loro condizionato, portano a rotture nel periodo autunnale. Mi ha confessato che nei mesi freddi e' un po spaesato e demotivato, e spera che presto torni la primavera per ritrovare sulla barca la sua dimensione umana. Senza alcuna mia imbeccata ha considerato che l'unico modo per sopravvivere nella normalita' e' accettare l'autorita' delle donne. nfine ha inveito contro la scarsa solidarieta' tra maschi. Ho citato questo incontro per due motivi. Il primo per dimostrare che non sono l'unico a "farneticare". Il secondo perche' fu lui, dopo una crocera alle Andamane, a comunicare 15 anni fa a noi increduli italiani la lieta novella della Tailandia.
BAMBINI
5novembre2005- La vicenda colla Jessica ormai e' grottesca. Le sue ritrosie giustificano le piu naturale diffidenza. Purtroppo mi ostino a sperare che sia affezionata a me e che sia solo ostacolata da problemi pratici e dal suo puritanesimo(dorme colla bibbia sotto il cuscino). La faccenda mi pesa per la sua ingovernabilita' e per la relativa vicinanza. La provincia di pordenone e' meno lontana di Bangkok. Mi ostino a pensare che lei sia pur sempre la mia ultima "chance". Non le perdono il fatto di aver recepito e filtrato la filosofia matriarcale qui imperante. Persegue con ostinazione i suoi punti di vista , anche in una situazione per lei difficile, ignorando le mie esigenze. Comunque bene o male riempie il mio tempo. Se rompo con lei mi aspetta una liberta stucchevole e inconcludente. Le porte della Cambogia tornano cigolando a spalancarsi per poi forse richiudersi: dopo tutto questa incertezza e' stimolante, mi tiene vivo. Vedo questa parentesi bresciana come una sorta di allenamento all'emigrazione, anche se qui il cambiamento e' una questione di sfumature. Parlo la stessa lingua dei bresciani ed abbiamo un comune retaggio di conoscenze e cultura. Ma le frequentazioni sfociano si e no in rapporti posticci e non certo in amicizie come quelle nate in epoca giovanile. Inoltre raramente ho il conforto di trovare presso altri il riscontro, anche parziale, di affinita' ideologiche. Ma il mio accanimento alla sopravvivenza intellettuale mi rende ottimista. La mia interiorita e le mie pulsioni primarie, una volta scarnificate di orpelli linguistici e vesti culturali posticci, si possono rapportare a quelli altrui. Questo spero possa essere il terreno e l'alimento della mia umanita'. 
5novembre2005- Hanno aperto un punto internet in un vecchio caseggiato popolare, un tempo abitato da famiglie operaie bresciane ed ora brulicante di extracomunitari. L'esercizio, che al suo interno ha anche cabine telefoniche ed uno spaccio di cosmetici africani, e' gestito da due giovani sorelle della Costa d'Avorio, simpatiche ma grasse. Assisto divertito ai loro goffi ed ingenui sforzi di assumere atteggiamenti e posture da donne occidentali. Se pero' avessero qualche chilo di meno la cosa avrebbe una sinistra efficacia. (nota del 8dicembre2017 nelle mie frequentazioni di allora incontrai una nigeriana che andava al mare per prendere sole ed abbronzarsi). La piu' giovane delle due e' stata di recente circuita da un qualche italico ganimede con banali promesse di matrimonio. Nobile ed originale! Ieri sera ero al computer e si son messi alle mie spalle un bimbo ed una bimba islamici sui 10 anni per ingannare il tempo. Ero sul mio blog (nota del 8-12-2017- avevo all'epoca un blog dove pubblicavo i miei lavori a china) ed hanno voluto vedere i disegni di cui hanno apprezzato il mio autoritratto avendone il riscontro diretto. Hanno manifestato una vivace curiosita' ed hanno esposto la loro palpitante umanita' di bambini con grande spontaneita' ed immediatezza. Aperti ad ogni apprendimento, piccole spugne intellettuali, non hanno neancora impresso il marchio dell'Islam nella loro anima. Parlavano italiano ma tra loro arabo. Penso siano venuti in Italia da piccolini e coltivino la lingua d'origine nell'ambito familiare. Non me li vedo piu' grandicelli offrirsi come kamikaze. L'Occidente ha un solo modo per contrastare l'attacco mortale che l'Islam sta sferrando: proporre una nuova morale liberatoria e nuovi modelli comportamentali, che scalzino nelle nuove leve il protrarsi di antiche scelte. Ma la nostra societa' senile clericale e conservatrice impedira' qualunque rinnovamento. Ben diversi sono gli adolescenti pachistani di recente qui richiamati dai padri (le donne restano a casa) che lavorano nelle industrie del Bresciano. Questi ragazzi il venerdi frequentano la moschea di viale Piave (un magazzino riadattato allo scopo). Sono gia' indottrinati e manifestano apertamente e con orgoglio la loro repulsione per la nostra lingua e la nostra cultura. Da parte mia ho sempre osservato con estrema attenzione i musulmani sia a Brescia che a Bangkok. Qui, sul soi 71 della Sukhumwit, ho vissuto per un mese nel quartiere con forte presenza islamica. Dalle due grandi moschee la sera i muezzin lanciano invettive contro il demone americano, ovviamente in lingua thai. Sono le avanguardie, le teste di ponte, di un unica unitaria volonta' culturale e religiosa. Cosi' come un soldato tedesco era nel '42 era un combattente del reich millenario. Poco importa se fosse a Oslo o a Creta: sempre, dovunque e comunque. Tornando ai due bimbi volevano vedere qualcosa di divertente, cosi' ho rimediato dei cartoni animati. Si faceva tardi, cosi' sono arrivate le due cuginette sui 12 anni per riportarli a casa. Pure esse spontanee e curiose si son guardate i cartoni animati e poi han pure voluto vedere i miei disegni. Verso le nove di sera, a malincuore, se ne sono andati prima che i genitori venissero a prenderli tirandoli per le orecchie. Riflettendo sulla tenerezza che mi hanno ispirato questi quattro bimbi egiziani ho considerato che l'istinto di protezione che l'adulto ha per i piccoli e' elemento di vivide sensazioni ed e' pure stimolo di ricerca intellettuale. a vita un po frustrante ed emarginata che conduco a volte mi concede di vivere situazioni come quella descritta. Durante le mie giornate ho pero' contatti soprattutto con anziani. Ammiro il loro attaccamento alla vita ma essi sono animati soprattutto da acredine, rancore e circospezione. Non hanno alcuna volonta' di analisi, salvo a volte tranciare epici e sballati giudizi sui grandi temi della politica. Cocciutamente rimarcano l'attenzione sul mancato rispetto dei loro diritti. Gretti ed egoisti inveiscono contro i difetti del sistema sanitario e contro le carenze dei servizi sociali. Impongono agli altri la meticolosa descrizione degli acciacchi che affliggono la loro vita quasi antibiologica. Unico puntello morale di tale filosofia e' il loro potere economico acquisito a suo tempo mediante meccanismi pensionistici e patrimoniali. Paradossalmente questi stanchi e decadenti corpi impongono ora la loro logica e le loro ragioni collo strumento della "prepotenza". Tutto cio' piu' che stimolarmi mi deprime, ma in fondo tutto fa brodo. Quando Degas dipinse la "beveuse" non scelse certamente il piu elevato e nobile dei soggetti.
BADANTI
27novembre2005- La Jessica mi ha telefonato rimproverandomi di non averla piu chiamata e giurandomi eterno amore. Ho rimpianto la mancanza di diffidenza che avevo verso le donne in gioventu'. Le ho comunque detto chiaramente che non faro' piu' alcuno sforzo per sostenerla nei suoi travagli burocratici non ancora giunti a compimento. In passato avrei affrontato la cosa di petto e sarei andato io stesso per uffici, ma ora la sola idea mi da il voltastomaco. Ci siamo comunque dati appuntamento al bar dei cinesi e come al solito ci sono arrivato prima io. Ho osservato le numerose badanti moldave o ucraine che occupavano i tavoli spettegolando tra loro. Tutte piu o meno sulla cinquantina e grasse in maniera grottesca. Orribili ed aberranti parodia della grazie e della leggiadria della figura femminile, gesticolavano goffamente e risistemavano i loro debordanti corpi sulle sedie scricchiolanti. I volti rubizzi, da bevitrici di vodka, con sorrisi od espressioni perplesse scandivano il tono della discussione. Per badare a qualche semiagonizzante pensionata nostrana si sono guadagnate il diritto al permesso di soggiorno. Privilegio che non fu concesso alla Lyn che ben avrebbe badato al mio uccello. Non ho mai visto un esempio piu osceno di vilipendio all'estetica. E' questo uno degli accadimenti che piu' mi spingono ad essere fatalista. Ero seduto da solo ad un tavolino con tre sedie e non c'erano altri posti liberi in tutto il bar. Dissi alla camerierina cinese che stavo aspettando un 'amica che li avrebbe mangiato. E' arrivata quindi una badante ancor piu' corpacciuta delle altre, salutate con un gesto le amiche si e'seduta al mio tavolo presa da cupi pensieri. Alla cinesina che si e' precipitata da lei col menu ho detto seccamente che non era questa la mia amica. Mio Dio! E finalmente e' giunta la Jessica, ma in gran fretta perche' doveva andare a lavorare. Le ho dovuto sussurrare frasi romantiche e prometterle che la chiamero' ogni giorno. La badante al nostro tavolo ha osservato con rassegnata invidia la banconota da 50 euro che passavo alla mia bella nigeriana. Chissa', forse a vent'anni e prima di iniziare la carriera di bevitrice, era pure carina.
29novembre2005- Ormai ho una certa dimestichezza colle incomprensioni che nascono tra italiani ed extracomunitari ma anche tra extracomunitari di diversa provenienza. Cito un recente episodio. Io, un muratore ucraino sulla quarantina e i due suoi colleghi tunisini sulla trentina avemmo la cattiva idea di discuture su temi religiosi. I tre erano dipendenti di un piccolo impresario edile bresciano. Al culmine della discussione l'ucraino, reduce dalla grande disillusione del comunismo e generalizzando la prpria avversione per qualunque ideologia o religione, fece un gesto estremamente volgare all'indirizzo dell'esistenza o meno di Dio. Egli aveva sicuramente un 'impronta atea e un concetto della divinita' filtrato dai messaggi della Chiesa ortodossa, mai completamente oscurata nel suo paese. Non si accorse dello sguardo carico d'odio che gli lanciarono i due tunisini. Presumo che essi, nella jeratica certezza dell'unicita' del loro Dio, avessero preso la cosa come una gravissima offesa alla loro fede. Poco dopo si appartarono, palesando una certa ottusita', per parlare nel loro idioma a bassa voce, affinche' ne' io ne' l'ucraino potessimo ascoltarli. Verso sera montammo tutti e quattro sulla scassata Fiat di terza mano dei tunisini che accompagnarono me e l'ucraino in stazione. Essi si sintonizzarono su Radio Tunisi e giunse la predica, a tratti concitata e a tratti cantilenante, dell'Imam della maggiore moschea della capitale. Calo' nell'abitacolo un grave e rispettoso silenzio ed i due assunsero un'espressione di profonda ed assorta partecipazione e manifestazione di fede. Finalmente l'ucraino realizzo' quanto fosse stata infelice la sua precedente esternazione. In seguito venni a sapere che i due tunisini si adoperarono presso l'imprenditore bresciano affinche' licenziasse l'ucraino, adducendo motivazioni di lavoro. 
30novembre2005- Un errore di valutazione che spesso gli extracomunitari ci riservano e' quello di ritenerci del tutto incapaci di spirito di sacrificio. Secondo loro siamo talmente abituati alle nostre comodita' che non possiamo piu' rinunciarvi. Ricordo che la Lyn si faceva riguardo di invitarmi a casa sua mancando in essa sia l'aria condizionata che la tv. La Jessica ha escluso che io possa camminare 5/6 chilometri per raggiungere la sua abitazione dalla piu vicina stazioncina ferroviaria. Con questo pretesto non mi ha neppure dato il suo indirizzo, ignorando il fatto che io a piedi ne avrei fatti 10 di chilometri. 
1dicembre2005- E' venuto a trovarmi il cingalese, di nome Chaminda, che mi aveva invitato a cena quella sera. In procinto di partire per lo SryLanka mi ha voluto mettere a parte di una sua idea maturata da tempo. La sua cattiva conoscenza della lingua italiana non gli consente di attuarla da solo. Premetto che spesso gli extracomunitari che da noi gia' lavorano godono, nel loro paese, di prestigio sociale. Questo non solo grazie ai 150/200 euro mensili di rimesse ma anche perche' possono aiutare qualche loro connazionale ad introdursi a sua volta in Occidente. Sicche' ogni volta che Chaminda va a Colombo e' assillato dalla richiesta di giovani donne, del vicinato o del parentado, di procurare loro un marito italiano a cui ricongiungersi. Gli affidano le loro foto con trepidante preghiera, ragazze sedotte ed abbandonate ma anche vedove o divorziate. (nota del 9dicembre2017-nel terzo mondo sono molte le giovani vedove a causa degli incidenti motociclistici). Li le prime sono viste come oggetti privi di valore se non addirittura come elemento di vergogna. Al suo ritorno a Brescia il cingalese mi portera' una decina di foto, fidando nelle mie capacita' organizzative. Vuole pubblicare il seguente annuncio GIOVANI SERIE E GRAZIOSE DONNE DELLE SRYLANKA DESIDERANO CONOSCERE ITALIANI A SCOPO MATRIMONIO.seguito dal mio numero di cellulare. Io dovrei, se contattato da qualche inacidito scapolo o divorziato, ispirar loro ineffabili opportunita' affettive in quel di colombo. Se mai ci andranno li potranno conoscere le ragazze ed in caso di felice esito subentreranno mediazioni e buonuscite. Mi sono congratulato con Chaminda per il suo spirito d'iniziativa ma gli ho spiegato che la cosa non e' fattibile perche' una volta li non c'e' nessuno che parla italiano. Ho in seguito telefonato per mia curiosita' all'Ambasciata a Roma dello SryLanka per sapere che visti danno ai turisti. Un'impiegata sussiegosa mi ha informato che non vanno oltre il mese. In dialetto veneto si direbbe: poareti ma deicati.
2dicembre2005- Alcuni dei senegalesi che qui lavorano hanno sfruttato questo privilegio rimediando in patria un paio di mogli. Si guardano dal dirlo in giro per non violare la nostra legge ma a me lo confidano riconoscendomi, bonta' loro, apertura mentale. Pur musulmani non sono particolarmente coercitivi colle mogli come lo sono arabi o pachistani, che giungono a volte a segregarle in casa. Tant'e' che la prima moglie di un senegalese (la seconda e' rimasta in patria) vaga qua e la un po annoiata. Un paio di volte e' anche venuta a trovarmi, facendosi scudo della bambina, ma non ci siamo potuti parlare. Non parla francese, come la maggior parte dei suoi connazionali. Probabilmente li le bambine hanno un livello di scolarizzazione molto inferiore a quello dei maschi. Un altra cosa che i sengalesi mi confidano e' la sorpresa che provano nell'assistere ad episodi di prevaricazione psicologica di donne italiane sui mariti.
3dicembre2005- Giorni fa una pensionata mi ha riferito indignata di un fatto avvenuto in un autobus, di cui era appena stata testimone. Una donna di colore, pur criticata dai presenti, non aveva ceduto il proprio posto ad un anziano. Anzi stizzita aveva manifestato la propria insofferenza e proclamato a gran voce che in un prossimo futuro gli extracomunitari avrebbero comandato in Italia. Concordo con lei in quanto essi hanno gia' cominciato a scavarci il terreno sotto i piedi. Ma quanto ha detto e' vero soprattutto per una banale questione di ricambio generazionale. Presumo inoltre che questi extracomunitari siano infastiditi dalla nostra leziosita', dal carico di vincoli formalismi e convenzioni che ci sobbarchiamo e dal nostro buonismo(peraltro estorto) verso gli anziani. Una grande praticita' operativa unita a spirito di adattamento ed al rifiuto di particolari vincoli caratterizzano gran parte delle loro vicende. Quanto ai loro anziani in patria, per quel che ne so, se ne stanno buoni buoni nel tukul e non rompono i coglioni.. Ricordo che la nonna della Jun, in quel tugurio, mi era apparsa come una presenza evanescente. 
4dicembre2005 - Un elettricista albanese mi ha detto con orgoglio di essere di religione ortodossa ed ha rivendicato con vigore l'integrita' morale della comunita' di provenienza. Mi ha poi spiegato che tutti i crimini attribuiti ai suoi connazionali sono commessi da albanesi musulmani.
5dicembre2005- DALLA CINA CON AMORE- Nel 2003 frequentavo un punto internet gestito da un cinese che parlava bene italiano. Lui non mi seppe dire le ragioni per cui la sua comunita' costituisce un gruppo chiuso, separato dagli altri oltre che indecifrabile ed enigmatico. Ne convenne quanto meno e mi cito' il caso di una giovane cinese che, avendo sposato un bresciano, causo' scalpore tra i connazionali. Mi disse poi di una sua recente vacanza in Cambogia a Sihanoukville dove tutto fece fuorche' il turista sessuale. Abbastanza mimetizzato tra i locali per le affinita' somatiche, scopri' che al ristorante l'astice costava solo due euro al chilo. Entusiasta ed incontinente ne mangio' tutti i giorni troppo, ricavandone una seria eruzione cutanea. Il particolare del basso costo dell'astice mi riconfermo' che la Cambogia andava visitata e vagliata. Infine mi racconto' una singolare vicenda ambientata nel suo villaggio di provenienza nei pressi di Shangai. Nacque ordunque a Genova nel 1944 un bimbetto postumo, il cui padre era morto in guerra. La madre tiro' avanti in qualche maniera fino all'aprile '45 quando conobbe e si accompagno' ad un ufficiale cinese. Per gli intricati eventi bellici questo militare si era trovato aggregato alle truppe alleate. Questi, non immaginando quali eventi avrebbero sconvolto il suo paese nel '49, si porto' in Cina la compagna col bimbetto. Quest'ultimo ovviamente crebbe avendo come una lingua madre il cinese. Nell'infazia fu spesso canzonato per la singolarita' dei suoi tratti somatici ed infine, adulto, si ritrovo' ad essere un semplice e comune cittadino di quell'immenso Paese. Desidero' sempre ritrovare le antiche origini e cerco' sempre di effettuare un pur breve viaggio in Italia. Ma era stata persa ogni traccia cartacea della sua originaria cittadinanza e cosi' tutti i suoi tentativi di ottenere un visto turistico al consolato italiano furono vani. Io so bene come le Ambasciate siano anche dei valichi di frontiera e come le inflessibili burocrazie ne facciano dei baluardi inespugnabili, a differenza dei canali d'Otranto e di Sicilia. Finalmente un qualche funzionario cinese, impietosito dalla vicenda, lo inseri' indebitamente nel visto collettivo di una missione culturale in Italia. Fu cosi' che lui pote' visitare i luoghi che gli avevano dato i natali e vagarvi frastornato e disorientato. Ando' anche a trovare una zia novantenne all'ospizio di Genova. Presumo pero' che, oltre a tenersi per mano e guardarsi negli occhi, non abbiano potuto fare granche' d'altro.
ORGOGLIO
8dicembre2005- Ripensando a quanto finora scritto io sto cercando di ritagliarmi una piccola nicchia intermedia tra italiani ed extracomunitari. Se cosi' dovesse essere ho gia' intravisto quali incomprensioni nascono tra me ed i miei connazionali. Molti non brillano per cultura umanistica e, con intolleranza, giudicano vicende e persone nel contesto degli extracomunitari collo stesso metro che si usa tra italiani. Uno dei punti centrali ed inalienabili sui quali si impernia il giudizio e' la sacralita' di mogli e madri italiane, a meno di palesi smascheramenti, e la critica aprioristica della prostituzione nell'accezione letterale del termine. Per esempio quelli ai quali racconto della Jessica per prima cosa, a causa della sua attivita' iniziale in Italia, la bollano di infamia senza appello. Poi danno per scontato che mi stia odiosamente ingannando, ed io sarei d'accordo se lei fosse un italiana con genitori protettivi alle spalle. Cio' detto non la "assolvo" . Ritengo ci sia un margine di dubbio a capo del quale voglio venire, per non lasciare nulla di intentato in Italia. In fondo lei e' l'ultimo legame che ho col mio Paese, ma non rappresente la mia motivazione inconscia per voler restare qui. La vorrei piuttosto come mio tardivo stendardo. Confesso che, come molti, ho desiderio di revenche nel mio contesto sociale. Ma il desiderio di scappare e' sempre piu' forte. Mi chiedo se una inaspettata svolta positiva colla Jessica potrebbe dissolvere il carico di dissapori che si sono stratificati nel mio animo negli ultimi 20 anni. Spinto dall'avversione verso certi nostri modelli comportamentali ho cercato solidarieta' o riscontro presso coetanei ma in pratica questa mia singolare ricerca non ha mai avuto esito. Ad esempio non ho mai trovato nessuno che condividesse il mio odio insanabile verso il matrimonio come sinora concepito. Nessuno lo giudica un'aberrazione coltivata dall'uomo per millenni. Nessuno ha mai mostrato interesse per le mie ipotesi di scelte alternative, giudicandole anzi un maldestro tentativo di rimediare ad handicap personali. Beh vorra' dire che queste mie balordaggini me le portero' nella tomba. Eppure mi pare allettante ed avventuroso ipotizzare la figura di un uomo "condannato" al nomadismo affettivo ed esistenziale. Sarebbe possibile se il vincolo matrimoniale fosse ridimensionato e se una nuova morale ed una nuova logistica garantissero dignita' nei periodi di celibato. L'uomo dovrebbe poter fuggire al primo "lezzo" di matriarcato verso al "periferia del mondo", che puo essere anche alle porte di casa. Una sorta di rivoluzione permanente. A questo punto, se finalmente avverra' questa mia "fuga", mi auguro di avere qualche anno di salute accettabile. Il mio orgoglio mi impone di dare un seguito a questa mia testimonianza anche e soprattutto in caso di debacle, per amore della ricerca e della verifica. Per valutare cio' che conseguirei nel luogo di fuga e' necessario che io stia bene per qualche anno, per avere un minimo di probante continuita'. Un qualche serio malanno mi condannerebbe a rimanere in Italia e darebbe inizio alla mia agonia. Convengo che lo spessore della mia avventura sara' viziato dal retaggio di agiatezza giovanile, anche se ormai svanita. Questa mi aiuterebbe meglio di altri a sopportare situazioni di sopravvivenza economica risicata e ad assumere atteggiamenti contemplativi e serafici. La stessa isea che ho di sostenermi coi magri ed ipotetici guadagni, derivanti dalla vendita di quadri e disegni, non e' augurabile ai piu'. Penso che quel che voglio fare, anche se costituisce un ripiego, sia pur sempre una scelta singolare e un po snobistica.
10dicembre2005- Un'altra persona che mi consiglio' di a suo tempo di andare in Tailandia fu un conoscente che, pur sposato, frequento' quei luoghi nei dorati anni '80. Entusiasta di tanta "disponibilita'" chiese incautamente, ai vari tirapiedi che gli ronzavano intorno, "qualcosa ancor di piu'". Quelli fraintesero e, pensando volesse sconfinare nella depravazione, lo portarono in un ben occultato bordello ove la mercanzia erano bambine di 10 anni. Lui stravolto si defilo', biascicando scuse, e temendo per la sua incolumita'. Non avendo "consumato" non era sopravvenuta quella complicita' coi tenutari e questi ultimi avrebbero potuto temere che da mancato cliente si trasformasse in delatore. A volte nel voler ottimizzare cio' che e' gia' favorevole si rischia di cadere nel ridicolo, come quel cinese che si ingozzo' di astice. Io stesso, quando ipotizzo al posto della Tailandia la Cambogia come destinazione, sembro uno che per risolvere tarli interiori si distilla in alchimie geografiche. In realta' vi sono ragioni burocratiche. Pur essendovi controindicazioni quali la mancanza dell'Ambasciata italiana, la presenza piu' marcata di malattie tropicali e le mine antiuomo, la Cambogia ha il pregio inestimabile di concedere facilmente visti di un anno.(nota del 10dicembre2017- ora purtroppo anche in Cambogia le norme riguardanti i visti sono restrittive) Un altro elemento negativo della Cambogia e' che la vita e' leggermente piu' costosa che in Tailandia. Mi e' stato detto che cio' e' dovuto al fatto che molta roba e' importata.
NEOPAGANESIMO
 11dicembre2005- Quando navigo in internet cerco di raccogliere informazioni sui luoghi alternativi. Per quel che riguarda i rischi sanitari un sito preziosissimo di consultazione e' quello ufficiale del Ministaro della Sanita' svizzero. Di massima serieta' e' pubblicato anche in lingua italiana. Sempre in internet ho avuto conferma di alcune cose che mi aveva detto Chaminda sullo SryLanka. Pare che li siano reperibili bilocali, con bagnetto di tipo occidentale, a 60/70 dollari al mese. Avendo li una compagna che utilizzi la cucina si puo vivere in due, a livello alimentare, con un dollaro al giorno. Dal credibile racconto di un turista sessuale americano si ricava poi che le prestazioni mercenarie , analoghe almeno all'apparenza a quelle fruibili in Tailandia, costino la meta'. L'americano fa anche una sinistra precisazione riferendo che le cingalesi non hanno il fascino e la lascivia delle thai. In effetti la Shamila non mi era apparsa particolarmente attraente o predisposta alle arti amatorie, ma forse era gia' stata guastata dalla permanenza in Italia. Chaminda infine mi aveva detto che tra le foto che voleva portarmi c'era quella di una divorziata 25enne di estrema bellezza. A lei, in quel contesto patriarcale, non era piu' concesso di vedere il figlio per cui voleva andarsene. Non sara' una thai ma io penso che una divorziata, animata da spirito di rivalsa, sia capace di miracoli. Quanto scrivo ha quasi preso la piega di un prontuario ma non ci vedo niente di male. Tutta questa testimonianza, anche se riferita soprattutto a me stesso, puo costituire spunto di riflessione per chi volesse ritradurla e rapportarla alla propria situazione. Forse propongo una filosofia edonistica spicciola e di breve respiro, neppure molto rispettosa della ricerca estetica che tanto predico. Per me successo economico e ricerca e produzione artistica sono semplicemente dei potenti surrogati, molto piu' il primo del secondo, dell'attivita' sessuale. Come lo e' l'ascesi monastica. La stessa cultura e' contemplazione e comprensione dei complessi meccanismi che governano la nostra esistenza. Giorni fa in televisione hanno letto un carme che Ovidio ha scritto in esilio. Nelle parole semplici e dirette, quasi scevre di moralismi, mi sono riconosciuto. Ritengo di essere animato da una sorta di neopaganesimo, pur se filtrato da secoli di pietismo cristiano, e dalla convinzione che il meccanismo dell'autocontrollo non debba essere esasperato.
BABELE
20dicembre2005- Ero sull'autobus che costeggiava la stazione e vidi i folti e numerosi gruppi di extracomunitari di tutte le provenienze. Gli italiani, pochi ed isolati, si riconoscevano dagli abiti e dal portamento. Rivolgendomi a un biondo sulla trentina trovai spontaneo esclamare: ma quanti ne abbiamo imbarcati qui da noi cazzo !? e lui: io nnuo caappiito coosa tu ddeeto.
-nel mio primo periodo a Brescia raccolsi lo sfogo di un giovane muratore molto contrariato col padre. Fu un interminabile invettiva in dialetto stretto. Io non capendo nulla annuivo per pura cortesia. Un termine pero', pronunciato spesso, intesi chiaramente: baita. Al momento gli invidiai il fatto di possedere una casa in montagna ma in seguito ne appresi il significato. 
-La scorsa primavera due squadre di lavoro ripararono i poggioli: lattonieri bergamaschi ed impalcatori egiziani. In un frangente il capomastro bergamasco, non riuscendo a gesti ad intendersi cogli egiziani, provo' a rivolgersi a loro scandendo lentamente le parole in italiano. Io gli dissi: quando parlate tra voi bergamaschi per me e' arabo, prova dunque a rivolgerti agli egiziani nel tuo idioma materno!
-L'altra domenica sono entrato nell'edicola della stazione indossando la mia dimessa giacca a vento. Il burbero gestore, presumo xenofobo, mi ha scambiato per un ucraino. (nota del 10dicembre 2o17- nei pressi delle stazioni ferroviarie e' molto facile diventare xenofobi). Per il piacere di rendermi le cose difficili, temendo che io masticassi l'italiano, mi ha opposto una barriera linguistica ancor piu' invalicabile parlando in dialetto stretto. L'ho informato di essere un emigrato veneto, come si usava negli anni cinquanta, e l'ho pregato di di parlare nella lingua ufficiale. Lui non si e' scomposto ed ha replicato che a Brescia e' pieno diritto dei bresciani esprimersi in dialetto. Alla mia osservazione che questo idioma e' piuttosto brutale, ricorrendo spesso a parole tronche, ha reagito con un gesto di fastidio.
15febbraio 2006- Jessica per tre volte e' venuta a Brescia a passar la notte con me. Ogni volta ha illuminato di luce radiosa le spoglie pareti della foresteria. Prima combattevo l'angoscia rifugiandomi negli anfratti della mente a progettare fantasiose rivalse. Ora attendo con gioiosa trepidazione i probabili ritorni della Jessica.

 16maggio 2006- Mi trovo a bangkok per una breve vacanza. Ho comprato un libro di poesie d'amore in inglese per la Jessica. Lei, dopo alcune generosita' nei mesi scorsi, e' tornata a far gravare in forma drammatica il problema del non ancora ottenuto permesso di soggiorno. A giorni torna in Nigeria per perfezionare le scartoffie e non ha visto di buon occhio questo mio diversivo tailandese. Le ho promesso che non sarei andato al massaggio anche perche' mi ha privato di liquidita' ma, per correttezza quando torno, le riferiro' quanto e' qui accaduto. Ho appuntamento al ristorante italiano con una graziosa 25enne isan di nome Poo. E' di NongKai e per andare in Laos da casa sua in motorino occorrono appena 30 minuti. Non ha figli, come testimonia l'assenza di smagliature sul piatto ventre, ed ha due sorelle di 19 e 22 anni. La seconda sta seguendo un corso di informatica a bangkok coi soldini della sorella maggiore massaggiatrice all'Evita sulla Pethbury. I genitori sono agricoltori buona gente e nella loro casa con 3 stanze i letti hanno i materassi. Non mi ha saputo dire se dalle sue parti c'e' il rischio di malaria. Dice che li, sposando una isan, si puo tramnquillamente vivere con 500 euro al mese. Prospettiva allettante. Ero andato all'Evita perche' c'era uno sconto di 200 bath, e li la ragazza mi ha regalato uno splendido pompino e mi ha pure forzato a copulare senza profilattico. (nota del 10dicembre2017- penso sia stata l'ultima mia imprudenza). In talia riferiro' tutto alla Jessica che e' cosi' bigotta, igienista e scassacazzi che magari e' la volta buona che mi manda a cagare. Alla ritrosia della Jessica oppongo queste bravate estemporanee. Sono all'ultima spiaggia. Da questa cruda esposizione potrebbe trasparire scarso rispetto della dignita' umana da parte mia ed un uso strumentale della donna. A parte il fatto che le donne ripagano della stessa moneta, io rivendico l'autenticita' delle mie pulsioni ed una mia sostanziale sincerita'

17maggio2006- la Poo mi ha tirato il bidone e non e' venuta. Peccato. Ho telefonato alla Jessica mentendole a meta' (non ho menzionato il mancato uso del profilattico). Si e' incazzata ma neanche tanto, come quella volta che le ho detto del ladyboy.
27maggio2006-Altro giro altra corsa. Lunedi la jessica e' venuta a Brescia e nuovamente, in maniera naturale e perentoria , ha illuminato di vivida luce la mia desolata esistenza. Mi ha recato una beatitudine che solo ora accenna a dissolversi. Lunedi prossimo va in Nigeria per altre scartoffie. La cosa che piu' detesto nella burocrazia e' che mette il becco anche in faccende affettive. 
2giugno2006- i ha telefonato la Jessica dalla Nigeria. E' preoccupata perche' li ci sono casi di malaria e lei non ha fatto l'antimalarica. La capisco: tutta presa com'era dal travaglio burocratico cose piu' essenziali. La burocrazia per formalizzare la forma si alimenta di risorse vere e vitali. Spero che la Jessica riesca a venire a capo della volonta' corrotta dei funzionari suoi connazionali
SOLSTIZIO
14giugno2006- S'avvicina il solstizio d'estate e come ogni anno le giovani italiane elargiscono seminudita' per strada. Cio' mi produce ferite interiori non piu sostenibili ed un senso di lacerazione ed incompletezza. Alla mia eta' non vi e' piu' margine e la necessita' di contornarsi di una garbata presenza femminile non e' piu' prorogabile. Forse anche in amore si agisce per puro egoismo. Devo riflettere e vado al Parco Ducos di Viale Piave ma li l'atmosfera e' troppo chiassosa. Ci sono pure molte donne in costume che prendono il sole distese sull'erba. Tra il bagno di folla vociante vagano anche maschi extracomunitari e si intuisce che si sentirebbero giustificati ad importunare quelle che sono da sole. Mi ricordano delle jene che si aggirano all'interno di un branco di gnu. Da parte mia temo che un qualunque imbecille mi rivolga la parola per il semplice fatto che ha voglia di chiacchierare. Penso di essermi recato li solo per un fatto di inerzia mentale, dato che vivo e lavoro in Viale Piave, e per un malinteso senso di appartenenza. Penso poi che molti siano li per lo stesso motivo e che si facciano riguardo di andare ai giardinetti di Viale Venezia, pur vicinissimi, dove l'atmosfera e' piu' rarefatta e signorile. Viale Piave e Viale Venezia corrono parallelamente verso il lago, separati tra loro da non piu' di un centinaio di metri, ed e' singolare la vicinanza di questi due opposti aspetti della realta' cittadina. Nel primo anonimi condomini mentre il secondo e' costellato di splendide ville contornate dal verde. Animato quindi da grande "audacia" mi sposto ai giardinetti di Viale Venezia, senz'altro piu' bresciani grazie anche ai numerosi busti di personaggi ottocenteschi della storia cittadina, semisconosciuti ma pur sempre rappresentativi. La riflessione parte come sempre dal fatto che se accetto una situazione cosi' poco gratificante e' per mancanza di alternative e perche' spero di ripagarmi a breve. E sempre, quasi monotona, campeggia la figura della Jessica che ormai mi ha penetrato l'anima. Il nostro rapporto, piu' che di frequentazione, e' fatto dei ricordi di brevi incontri e della loro rielaborazione. Mi fissano i suoi occhi, occhi di una cinquantenne per via di tutte le amarezze subite, ma calati nel corpo di una bambina. Trapido per lei che caparbiamente persegue le sue finalita' lontano da me, tra funzionari corrotti, avidita' parentali e rischio malaria. Spaurito esserino dalla pelle nera, soldatino senza baionetta. Esile figura in esile corpo cui la tradizione, quando era bambina, decise di sottrarre un altro paio di grammi di anima. Mi sforzo di ignorare quanto anni di disillusioni e l'esiguita' del nostro rapporto inducono in me: la certezza istintiva che non si arrivera' mai a qualcosa di stabile. Fatta pur salva la buona fede di entrambi temo la burocrazia. Considero quest'ultima come una sorta di baldracca che a volte apre le gambe con noncuranza e si concede alle prime profferte. Piu' spesso pero' oppone cocciuti e prolungati rifiuti, senza apparenti motivi, e pretende infiniti altri doni ed attestati senza lasciar intravedere alcun compimento. Mi chiedo se riuscira' a venirna a capo la Jessica e se dopo tanto travaglio verra' a suggere la mia anima. Certo prima di attecchire non manchera' di inocularmi pietosamente qualche narcotico. Ma sento che il mio atteggiamento di accettazione non e' completo ed incondizionato. Convengo che "dalla sua pace la mia dipende" ma fino a che punto? Prefiguro i rischi insiti in un pur auspicabile rapporto stabile. Unione che per me e' importante, troppo stanco per sostenere ancora quelle sottili neurosi, legate all'astinenza affettiva. Quelle inquietudini che spingono a puntare l'attenzione su cose ininfluenti o cercare soluzioni solo apparenti. Temo le insidie psicologiche occidentali che spesso hanno facile gioco sulle extracomunitarie che, per certi aspetti ingenue, reduci da indigenza ed emarginazione abbracciano valori falsamente libertari. mprovvisate eroine possono perseguire chimere sia nel campo del superfluo che in quello delle cose essenziali. Sono letteralmente affascinate dall'idea di poter un giorno godere di diritti pensionistici. La essica mi ha confessato che vorrebbe ricorrere alla chirurgia plastica per rimuovere le cicatrici sulle gambe. Che scempio se venisse cancellato quel sublime retaggio dei giochi infantil! Temo anche l'influenza che su di lei puo esercitare il pastore anglicano della chiesa che frequenta assiduamente. Ed ancora, tra le mie paure, e' che lei voglia controbattere il latente razzismo degli italiani con una condotta irreprensibile. Una volta poi che me la fossi "intestata" i ganimedi italici, prima sdegnosi, potrebbero considerarla degna di attenzione. Sara' per me opera di compromesso assecondarla nei suoi intendimenti, agevolarla dall'esterno e fingere bonariamente il mio coinvolgimento anche emotivo. Sono convinto che perseguira' cio' che in cuor suo ritiene essere il rispetto reciproco, in buonafede, soprattutto in materia di decoro familiare. Applichero' una vigile attesa che mi obblighera' a defilarmi se lei dovesse imbarcarsi in imprese impossibili. Un anticipo sono state le serate passate a Brescia davanti al televisore che ha evidenziato la nostra diversita' culturale. Ho finto interesse per "striscia la notizia", "Le Jene" e le telenovelas nigeriane di cui aveva portato le cassette. Lei del resto non apprezza i miei disegni. Tutte queste incongruenze e questi scrupoli previsionali tuttavia non intaccano la trepidazione della mia attesa.
GARGNANO
24giugno2006- Domenica scorsa sono andato in corriera a Gargnano, sul lago di Garda. Nella piazzetta centrale ho letto una lapide che commemorava il bombardamento effettuato da quel luogo contro una flottiglia austriaca ancorata sulla costa veronese (1866 terza guerra d'indipendenza). Alle elementari il maestro ci imparti' assidue lezioni di italianita' e quell'episodio appartiene pienamente al mio bagaglio di cultura storica ed al senso di identita' nazionale che si e' cercato di inculcare in ognuno di noi. Grazie a quella lapide mi sono sentito, in questo luogo di immigrazione, un po meno sradicato. L'ancor piu' sradicata e compagna di sventura Jessica non pare cercare con me un intesa. Al contrario mira ad aggregarsi ad una nuova e non ben definita socialita' per quanto posticcia e reimprovvisata.E' tornata dalla Nigeria, ottimista che a breve le spediranno tutte le scartoffie necessarie per l'assunzione in fabbrica ed il permesso di soggiorno. (nota del 12dicembre2017- detto tra noi sto permesso di soggiorno e' una gran rottura di coglioni. Non entro nei dettagli ma nei miei 8 anni in Tailandia mi son sempre dovuto arrampicare sugli specchi per il visto). Domenica, invece di venire da me, sara' nella chiesa evangelica a cantare nel coro. Verra' da me lunedi' guardando l'orologio? E' pure significativo il fatto che ha puntato piu' sulle scartoffie inerenti al lavoro che non sul nullaosta matrimoniale. Ha cosi' rimarcato la sua affermzione di indipendenza, nonostante il nullaosta apparisse il mezzo piu' agevole a livello burocratico. 
28giugno2006- Ieri sera e' venuta la Jessica e non ha dimostrato alcun interesse per uno scambio di affettuosita', afflitta da dubbi e preoccupazioni. Deve onorare un debituccio col fratello che le ha dato una mano in Nigeria. Il titolare non si fida di farla lavorare finche' non arrivano le scartoffie. Pare che per una questione di obblighi parentali lei dovra' spedire anche in futuro un 150 euro al mese alla madre. Ha poi "farneticato" di acquistare, una volta assunta, un monolocale nella sua zona di lavoro ricorrendo ad un mutuo. Per quel che ne capisco vorrebbe lanciaresi nella piu' impossibile delle imprese: ossequiare i dettami del decoro piccolo borghese. 
2luglio2006-Il mio conoscente senegalese lavora come cuoco alla mensa della Polizia. Qualcosa ne capisce di permessi di soggiorno e mi ha detto senza mezzi termini che secondo lui la vicenda burocratica della Jessica e' poco credibile. Il viaggio in Nigeria sarebbe una semplice montatura. Era imbarazzato nel dirmelo ma se ne e' fatto un dovere per correttezza nei miei riguardi. i ha poi invitato a diffidare delle nigeriane. Nei suoi primissimi anni in Italia ha avuto due morose di quel paese e l'unico modo per rapportarsi ad esse era di pestarle a sangue all'occorrenza. La mia reazione istintiva di verificare le cose con meccanismi polizieschi e' stata frustrata dalla mia spossatezza interiore. Mi limitero' a simulare nei mesi a venire, con dei pretesti, una totale mancanza di liquidi. Se tutto l'accaduto e' stato orchestrato da un suo druido spero che quest'ultimo non sia affetto da AIDS. 
27luglio2006- Simulando preoccupazione ho detto alla Jessica che sono stato licenziato, cosa non vera. Lei non ha manifestato particolari reazioni ma sta di fatto che poi non mi ha piu telefonato. A parte cio' in questi giorni non vi e' granche' da riferire se non dei fatti marginali. Un conoscente cingalese mi ha riferito su una situazione che avevo soltanto intravisto. Un negoziante di Viale Piave, sulla sessantina e probabilmente divorziato, ha "importato" una bellissima venticinquenne cingalese e la sta introducendo nel negozio oltre che nella propria vita. I due cingalesi sono lontani parenti ma quel paio di volte che si sono incrociati lei si e' limitata a scambiare poche e frettolose frasi di circostanza. L'italiano, geloso e timoroso di insidie esterne, le ha in pratica negato la possibilita' di avere contatti coi connazionali. Che io sappia non l'ha provveduta di una socialita' alternativa nel contesto italiano, dove peraltro avrebbe suscitato un vespaio di invidie e rancori. Intravedo tristi sviluppi: le donne private di socialita' miseramente intristiscono e la fine del rapporto sopravviene per "asfissia". Non ho chiesto con quale escamotage burocratico l'italiano l'ha fatta venire. La frustrazione che la burocrazia mi ha sempre imposto mi fa ormai rinunciare in partenza a qualunque azione nel suo ambito, anche solo conoscitiva. A breve l'esodo di ferragosto conferira' alla citta' desolazione. Siamo reduci dai mondiali di calcio al termine dei quali sono state tollerate quelle plateali esuberanze seguite alla vittoria. A condimento inusitate figure femminili di commentatrici che per dovere professionale simulavano coivolgimento emotivo. Ma si sa che alle donne non gliene frega un cazzo del pallone. Mi ricordavano i finocchi occultati che a parole vantano prodezze eterosessuali ma non riescono a conferire ai loro racconti quella tipica arruffata gestualita' maschile. Quanto a me, sempre piu' obbligato all'espatrio, mi sta sopravvenedo una calma innaturale. Come il tossicodipendente che non si e' neancora iniettato la dose ma, avendola gia' in tasca, si appresta a farlo senza fretta. Temo le malattie che potrebbero bloccarmi e non mi abbandona il rimpianto di non aver costituito nulla di stabile. Nel migliore dei casi costruiro' gioiosamente colla sabbia. Attualmente far qui profferte ad una donna coinciderebbe nel mio caso col chiedere l'elemosina. Non sono l'unico a raccogliere rifiuti. mi chiedo se le donne abbiano una sorta di orgasmo psicologico quando bizzosamente si negano e seguano ispirazioni indefinite. Hanno ormai licenza di incazzatura perenne. Un pari ghigno accomuna le ventenni alle ottantenni, le italiane alle ucraine e le belle alle brutte. Fior di vedovelle sessantenni, che io non vorrei neppure impanate e fritte, mi hanno manifestato scostanza per un semplice fatto di stato sociale. In questo desolante contesto intuisco che la principale preoccupazione femminile, sorretta da volonta' di ottimizzazione, sia di vendere al prezzo piu' alto possibile la propria mercanzia. Del resto io stesso perseguo una ambiziosa ricerca estetica
RITORSIONI
31luglio2006- ieri a sorpresa la Jessica e' venuta a trovarmi. Un condomino mio coetaneo, non sapendo a quali frustrazioni si accompagni questa mia frequentazione, nel solo vederci non e' riuscito a reprimere un sobbalzo. Gia' perche' la Jessica e' una strafiga. L'uomo, come molti del resto, e' abbonantemente ricorso ai classici lenitivi della monotonia coniugale. Tende parasole, impianti di condizionamento, ristrutturazione di bagno e cucina, arredamento impeccabile e berlina di prestigio. Direi che la sua fragile costruzione e' pericolosamente vacillata. Temo "ritorsioni". L'umanita' non si e' neancora affrancata, secondo me, dall'aberrante pratica di svolgere azioni coercitive anche in campo affettivo. Chi ne e' vittima diventa inevitabilmente carnefice a sua volta. Non si ricorre ad un "meretricio" di breve respiro, di pochi mesi o anni. Attraverso i meccanismi matrimoniali si operano compromissioni ed ipoteche future della propria disponibilita', sia economica che affettiva. Si innescano situazioni rette da una logica coercitiva , preludio inevitabile di ulteriori coercizioni. l tutto e' pure alimentato da un'azione soporifera sugli intelletti, quasi privi di volonta' di reazione. Che io sappia le realta' sociali di tipo matriarcale non hanno mai prodotto svolte rivoluzionarie. I cambiamenti sono avvenuti per successivi tracolli.
1agosto2006- Mi e' giunto un pettegolezzo sul negoziante e la giovane cingalese. La situazione non e' sfuggita agli attenti occhi degli abitanti del quartiere. Mi auguro per lui che non gli boicottino l'attivita'. Sta di fatto che alcuni hanno rivolto qualche apprezzamento gratuito alla ragazza per strada. Certamente una extracomunitaria la stessa soggezione di un italiana e non le viene riconosciuta piena dignita' umana. (nota del
12dicembre2017-ricordo che la Jun, quando andava a fare la spesa sotto il salone, spesso incorreva in sorrisi ironici). Viene quasi vista come una merce di scambio. Inoltre evidenzia nella coscienza degli uomini il contrasto tra le due diverse valutazioni. A quella razionale, legata al rispetto del censo e del decoro, si oppone quella primordiale che non bada al colore della pelle o all'affinita' culturale. Cio' causa stizza. Normalmente gli uomini non si smascherano al punto di fare scelte che evidenziano la loro incapacita' di trovar moglie nel proprio contesto sociale. Piuttosto accampano scuse e tergiversano. Sono pero' sensibili o invidiosi verso i pochi che per disperazione o insofferenza colgono "fiori" esotici. A quel punto appare lecito "espropriare" una di queste ragazze ai danni di chi si era sobbarcato l'onere originario di farla venire. Visto che ormai lei e' "certificata" l'accadimente appare non intenzionale, in una logica occidentale di casualita'. Ho visto ben tre casi di "ratti" di donne tailandesi da parte di scapoli che mai si sarebbero esposti in prima persona.Nel caso piu' eclatante il marito ha chiesto al rivale una sorta di indennizzo per tutte le spese che aveva sostenuto per farla venire: ha ottenuto solo derisione. Secondo me esiste un termine per definire accadimenti di questo tipo: sciacallaggio.
2agosto2006- diversa la faccenda per la Shamila. Ho saputo che ha ottenuto il permesso di soggiorno e che si e' messa con un connazionale che ha abbandonato al loro destino la moglie e i tre figli rimasti in patria.
29ottobre2006- La Jessica negli ultimi tre mesi ha continuato a giocare a rimpiattino. Poco male: ora mi trovo a Pattaya. La ragazza che ho rimediato sul lungomare e' uscita un attimo. Sono arrivato ad una tale repulsione per qualunque forma di preliminare colle donne che evito persino le scarse formalita' con quelle dei bar. Vado direttamente al lungomare dove le cose sono esplicite. La ragazza fin troppo disarmante nella sua semplicita', e' molto disponibile ed ho evitato il rapporto non protetto per pura precauzione. Si intuisce che in situazioni di questo tipo molti falangs, magari un po alticci, vadano sino in fondo diventando magari moderni "untori". Io stesso decine di volte ho varcato quel confine e forse, a questo punto, dovrei portare un cero a Sant'Antonio. Come spesso accade anche questa ragazza ha un figlioletto da qualche parte. Le piu' generose sono proprio le ragazze madri che, desiderose di provvedere alle necessita' dei piccolo, spesso ignorano il rischio di farne un orfanello. Mercoledi scorso, al Meree, ho penato per convincere una bella di Udon a prendermelo in bocca. A cose finite mi ha mostrato le foto del figlioletto. Ben diversa la faccenda, il giorno dopo, con una ancor piu' bella di carnagione chiara, origini cinesi e senza smagliature sul ventre. Mentre riempiva la vasca ha precisato in buon inglese che lei era li per pagarsi l'universita', affermando cosi' la sua piena dignita' e volonta' di riscatto. Con piglio determinato ha esibito un glaciale autocontrollo ed ha con maestria imposto una scarna esecuzione professionale. Con nonchalance ha rintuzzato il mio tentativo di rapporto orale ed alla mia domanda se fossi troppo vecchio ha risposto sorridendo: no comment! Ha poi vantato conoscenze di un certo livello e mi ha posto domande circa fatti di mondanita' italiana!
30ottobre2006- A maggio mi avevano estratto un molare qui a TongloBKK, ed avevano ipotizzato che per questo ottobre la formazione di nuovo tessuto osseo avrebbe permesso l'impianto di un dente artificiale. Venerdi son quindi andato in questa clinica odontoiatrica sottovalutando la reale portata dell'intervento.Mi conducono in una stanzetta dove ai lati del letto ci sono le prese per l'ossigeno. E' ovvio che sono predisposte per eventuali malesseri postoperatori, ma comincio ad avere timori indefiniti e palpitazioni cardiache. Mi assale la preoccupazione di essere in terra straniera e di dover eventualmente li affrontare emergenze mediche. Un'infermiera entra e, dopo avermi chiesto se sono di sana costituzione fisica, mi fa spogliare ed indossare una tuta sterile ed una reticella per i capelli. Tutte queste rispettabili precauzioni invece di tranquillizzarmi aumentano i miei timori. So che la medicina tailandese e' molto scrupolosa, ai limiti della platealita', con chi puo pagare. Penso pero' che un'emergenza piu' seria come un ictus o un infarto, che in Italia potrebbero indurre un cauto ottimismo, qui farebbero a pezzi il mio equilibrio mentale. Mi fido sostanzialmente dei medici tai che operano in strutture di livello occidentale ma mi angoscia il fatto di non aver piu' trent'anni e di avere un eta' in cui tutto puo ormai accadere. Finalmente arriva il chirurgo che correttamente esprime rammarico in quanto dalle radiografie risulta che la crescita di tessuto osseo non e' sufficiente. Consiglia quindi di rimandare tutto alla mia prossima vacanza. Provo un gran sollievo ed in segno di gratitudine faccio il baciamano al chirurgo che e' una grassa e brutta dottoressa sulla cinquantina. Tra l'altro il costo dell'operazione non sarebbe stato trascurabile. A questo punto ho un "illuminazione": comincia oggi, ufficialmente, la mia stagione di morto di fame. Vivro' beatamente per il resto della mia vita con un molare di meno. Invidiero' chi puo rimpiazzarlo, cosi' come puo comprarsi una berlina di lusso o spupazzarsi una bella figa in Occidente. Resta questa pesante ombra del rischio di malattie in terre lontane di cui ero assolutamente conscio, ma di cui questa vicenda mi ha dato un palpabile ed angoscioso assaggio.
31ottobre2006- Osservo la ragazza distesa nuda sul letto, col culo per aria. Troppo ingenua e semplice per portarla in talia. Farlo significherebbe, oltre che separarla dal figlio, usarle una inutle crudelta' psicologica. Come sempre la lascivia di questi luoghi ti fa scivolare nell'attimo del momento. Si perde di vista la progettualita' coltivata in Occidente che richiederebbe azioni protratte nel tempo. Dovrei mandarla via e ripartire nella mia ricerca. Al contrario la raggiungo sul letto e che si fotta la progettualita' occidentale. Una volta a Brescia mi pentiro' amaramente.
BANGKOK
2novembre2006- Sono nella capitale e sono pure un po svuotato per le fatiche di Pattaya. Per ingannare il tempo sono andato al massaggio(un massaggio ne tira un altro come i mon cheri). Cercavo solo relax ed ho scelto la piu avvenente. Era una side liner e gia' immaginavo la sua sorpresa quando le avrei chiesto un massaggio tradizionale e nulla piu'. Di carnagione chiara stranamente era isan. Le ho dunque detto di essere molto stanco e di desiderare semplicemente un massaggio terapeutico condito colla sua nudita'. Probabilmente lei ha giudicato meno complicato e meno faticoso il servizio completo. Cosi' mi ha rigirato sul letto e me lo ha preso in bocca senza neppure avermelo lavato. Si e' talmente impegnata nella sua opera che quando l'acqua ha cominciato ad uscire dalla vasca ho dovuto insistere io perche' ci trasferissimo li. Quindi poco dopo a letto ho copulato per l'ennesima ed ultima volta senza protezione. L'ho fatto per una manciata di secondi, quasi un atto rituale di accettazione reciproca e senza eccedere nei rischi. Alla fine mi ha fatto un gran bel pompino ed ha, bonta' sua, deglutito allegramente lo sperma. Il suo nome e' Dia e decido di tornare a trovarla l'indomani. Cosi' al secondo incontro le chiedo simulando noncuranza se le piacerebbe vivere in Europa. Risponde di no, essendo troppo legata alla Tailandia e temendo il clima invernale che ha visto nei film. Infine mi ha chiesto il numero di telefono.
4novembre2006- Penso che se questi miei scritti ultimamente in Italia languiscano un pochino, qui nella terra dei sorrisi ritrovino pieno vigore. Temo poi che queste mie frequentazioni tailandesi di giovani corpi femminili mi abbiano guastato irrimediabilmente. Se per ipotesi una fatiscente matrona italica sulla cinquantina si interessasse alle mie sorti, lei dovrebbe chiudere un occhio sul mio basso rango sociale ma io dovrei chiudere due occhi sulla decadenza del suo corpo. Penso poi, anzi affermo, che Bangkok e' un figaio devastante. Dappertutto decine e decine di fighe di bellezza incomparabile. Non fai in tempo a guardarne una che ti devi girare a guardarne un'altra. Perlopiu' giovani, acqua e sapone, ma cariche di naturale grazia e sensualita'. Spesso alla vista di tanta abbondante bellezza ho un senso di vertigine e stordimento.
- Per due volte ho cercato Dia per il terzo incontro ma era occupata con altri, e la cosa non e' passata inosservata agli occhi delle altre. Alla fine ho preso una carina di Petchabun dal faccino angelico, anche per non irritare i papasan che non gradiscono presenze protratte di clienti indecisi. Questa ragazza mi ha spiegato, con un pizzico di invidia, che Dia e' la number one nel locale. Mi ha poi elargito, forse per non essere da meno, uno splendido pompino preceduto da un lungo e sublime leccamento dei bordi del glande. Quando siamo usciti dalla stanza casualmente abbiamo incrociato Dia che, li per li, ha finto contrarieta' per il mio "tradimento". Sembrava sofferente di emicrania e difatti poco dopo, mentre fuori aspettavo il taxi, me la sono vista arrivare. Non sentendosi bene aveva chiesto alla direzione di staccare in anticipo. Siamo andati assieme in taxi alla stazione della MRT dove abbiamo preso treni diversi. La stessa persona che nell'intimita' del bordello elargisce piaceri come la piu' invaghita delle amanti, puo in situazioni normali irrigidirsi nell'imbarazzo. Sul taxi e' parsa non gradire alcuna affettuosita'. Nulla era dovuto da parte sue in quel luogo di normalita', ed ha espresso un formale rammarico per il fatto che nel pomeriggio lei fosse gia' impegnata. Mi son sentito come un vecchio che causa solo fastidi e scambia gesti unicamente professionali per autentiche affettuosita'. Mi son scusato ma lei si e' raccomandata che io tornassi a trovarla.
UNDER PRESSURE
26novembre2006- Mi trovo, tanto per cambiare, in una situazione tesa. Devo prepararmi all'espatrio, probabilmente in Cambogia per motivi burocratici. A 54 anni suonati sto provando ad imparare la lingua khmer avvalendomi di un libretto e tre CD. Me li ha regalati mio figlio, stanco delle mie rampogne e tentennamenti, per spingermi finalmente ad una decisione. La mia prima impressione e' che questo idioma, nonostante la scarna grammatica, sia maledettamente difficile per noi occidentali. E' costituito da molte parole brevi e diverse tra loro solo in virtu' di quasi impercettibili variazioni nella pronuncia. Nel chiuso della mia relativa solitudine mi pare quasi surreale questo studio. Il fare disegni nella stessa situazione non mi induce una pari sensazione di spaesamento. (nota del 14dicembre2017- ricordo che abbandonai quello studio dopo una decina di giorni)
27novembre2006- In questi giorni la Jessica ha ricominciato a telefonarmi con insistenza, non capacitandosi che io non la chiami piu'. Dice che non ha piu' intenzione di chiedermi piccoli aiuti economici ed anzi, nei suoi discorsi, ho ravvisato una ricerca di leziosita'. E' arrivata a disquisire con distacco ma anche con autorevolezza di cose frivole e superflue. nel suo caso cio' e' risibile e grottesco in quanto, essendo ancora clandestina, potrebbe essere rimpatriata anche domattina. Questo suo atteggiamento comunque testimonia del suo desiderio di uniformarsi ai canoni locali. Alla mia proposta provocatoria di riprendere in considerazione l'ipotesi matrimoniale ha osservato che non e' una scelta da prendersi alla leggera. Per assurdo, se ancora vi e' una possibilita' di accedere alla sua anima, dovrei con maggior accanimento studiare khmer. Penso che se la jessica filtrasse una mia reale alternativa esistenziale, che mi sottrarrebbe al suo "monopolio, forse potrebbe avvenire il miracolo. Dopo tutto il nostro rapporto e' un normale caso in cui la logica sociale prevarica la logica interna della coppia. Non mi stupirei poi se in tutta questa vicenda ci fosse lo zampino del pastore evangelico.
28novembre2006- Penso non ci sia requie per nessuno e forse ho intravisto un compagno di sventura. L'altra sera il negoziante passeggiava cola bella cingalese e si sforzava inutilmente di rabbonirla. Lei era visibilmente imbronciata ed esibiva un abbigliamento inusuale. Aveva infatti abbandonate le abituali tuniche tradizionali e portava blujeans attillati ed uno sgargiante maglioncino a v con accenno di scollatura. L'ho poi vista l'indomani sulla terrazzina, dalla quale abitualmente si affaccia, guardarsi intorno con un espressione e un interesse nuovi. 
29novembre2006- Di tanta mia desolazione mi consolo pensando di essere un perseguitato politico nella moderna accezione del termine. Ora il deterrente non e' piu' la repressione poliziesca ma l'emarginazione sociale. Mi chiedo scherzosamente se in un qualche paese patriarcale potrebbero darmi asilo politico, come vittima del matriarcato. Ma non potrei certo proporre come ideologia un meretricio gratificante e non carico di valenze negative come in Occidente. Non si puo certamente consigliare a 10 milioni di europei "dissidenti" di accalcarsi a PhnomPenh, unica zona non malarica della Cambogia. Proteste generalizzate nella nostra societa' decadente sono impensabili. La piu' probabile destinazione per la mia "salvezza personale" e' dunque PhnomPenh? La mia prima emigrazione si e' svolta a Brescia ed ha prodotto questi scritti, circa duecento disegni e una cinquantina di quadri a olio o in acrilico. Ben vengano, ma che palle tutta questa ricerca intellettuale. Sono manifestazioni posticce, strumenti ed emanazioni di quella parte brutale ed illetterata che e' lo strato piu' profondo del cervello. Di esse si e' dotato ed ornato per perseguire i propri scopi. Non vi e' raffinatezza culturale che eguagli il calore di un giovane corpo di donna che ti offre il suo amore nella notte.
15dicembre2006-Ieri ho visto il negoziante che alle 6,30 di un gelido mattino accompagnava la sua bella, armata di giaccone e valigia, presumo all'aeroporto. Sarei curioso di conoscere i dettagli tecnici della permanenza della ragazza di qualche mese. Non sono pero' riuscito a sapere nulla in quartiere, neppure a livello di pettegolezzo. Forse si e' semplicemente rotta i coglioni: staremo a vedere se tornera' o meno. Forse aveva problemi burocratici a livello di visto. Io stesso ho subito l'ennesimo smacco in campo burocratico. Volevo spedire a Bangkok una ventina di piccoli quadri su tavola per un tentativo di vendita presso bancarelle a Nana'. Lo spedizioniere mi ha fatto presente che per essere in regola che il pacco necessitava di fattura proforma, perizia delle Belle Arti e di una foto per ogni singolo quadro. me la sono messa via senza batter ciglio. La stessa rassegnazione che ho raggiunto in campo burocratico vorrei averla nei riguardi delle donne. Smetterei finalmente di inseguire sogni velleitari. Moriro' con questo chiodo fisso. il benessere ha fatto delle donne entita' quasi astratte e irraggiungibili. Private della piu' sublime delle qualita' femminili che e' cio' di cui son capaci per riscattarsi dall'indigenza. Sono ora quasi delle contraddizioni in termini, come l'arroganza albergata nel corpo cadente di un vecchio danaroso. Mah! meglio pensare alle mance che arriveranno a Natale e buttarsi alle spalle ste considerazioni deprimenti.
ATTESA
marzo 2007- Ieri al bar un marocchino, qui da 15 anni e con un buon lavoro, inveiva contro la stupidita' e l'autolesionismo dei maschi italiani. Era reduce da un furioso litigio colla moglie pure marocchina "aizzata" contro di lui dalle maestre dell'asilo. Ignorando che le leggi cosi' protettive per le donne derivano da una sottile volonta' senile calmieratrice, pensava che esse fossero nate da una volonta' collettiva. Era conscio dei rischi derivanti da eventuali intemperanze della moglie conoscendo molti casi di mariti bresciani letteralmente rovinati dal divorzio. Si rendeva conto di non godere piu' dei privilegi originari e di essere sprofondato in una realta' matriarcale. Sul volto dei bresciani che raccoglievano le sue invettive si notava un sorriso ironico, appena accennato, che sottointendeva la necessita', in questi tempi "perigliosi", di assecondare la volonta' femminile e piegarsi come canne all'impetuoso vento. Io da anni ho perso qualunque speranza in una qualche forma di solidarieta' maschile. Giudico che l'atteggiamento individualista e privo di analisi induca l'uomo ad essere arrogante con vecchi, donne e bambini se privi di autonomia economica. Per contrasto quando questi ultimi, in virtu' di un benessere precostituito, si organizzano e si cautelano il maschio viene preso da smarrimento e disorientamento. Infine sceglie la strada del servilismo. Sulle vicende umane grava il condizionamento del volonta' sociale che si esercita attraverso un suo velato e sinuoso giudizio piu' che con le leggi o aperte imposizioni. Spesso le uniche scappatoie sono il sotterfugio o, peggio ancora, l'autoemarginazione. E' raro avversarla pubblicamente sulla base di "eresie". Modello imprescindibile cui attenersi nella coscienza di tutti e' la famiglia. Esso spinge a giudicare tutte le situazioni, che in essa non si configurano, come devianze piu o meno gravi o piu o meno temporanee da essa. Vedove sole che impongono antichi rituali ad appartamenti deserti di 200 mq. Scapoli incalliti che allegramente occupano appartamenti calati nella realta' urbana, in previsione di un prossimo "ineluttabile" matrimonio. Finocchi che con volonta' di scimmiottamento vogliono costituire coppie ufficiali. Altri esempi ancora. Non vi e' salvezza al di fuori della famiglia e tutti acquisiscono dignita' onorandola o, se al di fuori, attestando di voler rientrare nel suo ambito. Questo "Moloch" moralistico grava su tutti ed e', a mio parere, una bieca forma di protezionismo affettivo che, con vincoli burocratici e logistici, impedisce forme libertarie di ricrca alternativa. Il demone da esorcizzare, al punto di non nominarlo neppure, e' il nomadismo affettivo, per quel suo rifiuto di compromissioni nel tempo. Si e' realizzata una nuova forma di servaggio della gleba dove i vincoli non sono fisici ma psicologici. Io stesso, a dispetto della mia rivendicata conoscienza di questi meccanismi, non sfuggo a questa "melassa". Auguro a mio figlio di sfuggire a queste odiose pastoie sociali e di riuscire a ricavarsi In Tailandia una nicchia di intermediazione tra diverse nazioni. All'estero si puo sfuggire alla socialita' originaria per lontananza. Ci si difende da quella locale rivendicando i valori legati alle proprie radici, trincerandosi dietro ad essi. In pratica si puo fare il doppio gioco (moglie permettendo). Quanto a me labili ed esigue soluzioni poggiano sulla speranza di poter vendere i miei quadri in Indocina, una volta li. Questa ipotetica vendita, che potrebbe consentire tuttalpiu' guadagni risibili, sarebbe tuttavia importante per conferirmi una sorta di autonomia. Mi preserverebbe poi da atteggiamenti autodistruttivi in quei luoghi. Di tempo ne ho poco e la fretta e' cattiva consigliera. Cerco con ansia di conferire maggior originalita' ai miei lavori e soffro della mia mancanza di studi scolastici in campo artistico. Piu' passa il tempo e piu' difficilmente potro' fare qualcosa di epico. E' pur vero che non puo esservi morte gloriosa una volta superati i 40 anni. 
giugno 2007- Ho un po trascurato questi scritti per cui riprendo qui tre fatti dello scorso anno. Un'annetto fa ho pensato di poter ricorrere, in forma di deprimente lenitivo, al meretricio qui in occidente. Un avvilente incontro a Santa Eufemia (frazione di Brescia) con una cinese nel suo pied-a'-terre ha vanificato ogni possibilita' in tal senso. La pur cortese ragazza per maneggiarmi l'arnese, vorrei dire un po goffamente, si e' chinata evidenziando tre orridi cuscinetti di grasso sul ventre. Tale penoso espediente mi e' valso pochi attimi di prolungamento dell' "apnea". Di altra natura ma ben piu' grave la delusione subita a Venezia nello stesso periodo. Mi son trovato a dipingere davanti al negozio di una cara amica, sotto gli occhi di centinaia di turisti, sull'affollatissima calle che costeggia la chiesa di Nostra Signora del Giglio. Inizialmente ero imbarazzato sentendomi nelle vesti di questuante. Penso che mendicanti e prostitute di strada abbiano la stessa sensazione quando sono alle prime armi. Dopo pochi minuti pero' il fatto di concentrarsi sul dipinto mi ha estraniato da tutto il vociare e l'assieparsi di persone alle mie spalle. Anzi quel brusio mi spingeva a fare del mio meglio al cavalletto. Non avevo mai provato un emozione di quel tipo. Ho eseguito un ritratto di Benedetto xvi di cui non ho la foto, nella speranza che qualche turista tedesco ne chiedesse il prezzo. Purtroppo a tutt'oggi il quadro e' ancora esposto in vetrina, con stizza anche della mia amica che si sarebbe tenuta la meta'. La frustrazione per la mancata vendita mi ha demotivato a ritentare la fortuna in quel contesto e ad essa si e' raggiunta la rabbia nel vedere la mia amica che vendeva insignificanti oggetti kitch a carampane annoiate. Il terzo insuccesso e' consistito nel proporre in e-bay ritratti di idoli giovanili come rossi o kaka. Nessuna richiesta. Riconosco che questi tentativi sono espedienti utili tutt'al piu' a protrarre una progettualita' inconcludente e a perseguire valori indefiniti.
OPPORTUNITA'
10gennaio2010- Avrei trovato per la Jessica, ripescata per l'occasione, un lavoro che, se fosse assunta, mi risolverebbe parecchi problemi. Una ditta cerca un giovane con buona conoscenza dell'inglese per far da interprete tra la direzione italiana e le maestranze locali, in Arabia Saudita.Ogni paio di mesi avrebbe garantito un rientro in Italia per una settimana. Ho fatto presente la cosa Alla Jessica che ormai parla un buon italiano. Nel caso lei potrebbe passare i rientri da me e tutti vivrebbero felici e contenti. Purtroppo lei ha, forse a ragione, manifestato timore per certi rischi ed il rifiuto di un ambiente che pone troppi vincoli alle donne. Ogni volta che ho cercato di defilarmi da lei mi ha ripescato con disinvoltura ed elganza. Quando parlo del mio imminente espatrio mi trafigge con due occhioni tristi e rassegnati ma ormai la sua indubbia caparbieta' resta l'unica garanzia della sua buonafede. Sono scoraggiato ma non riesco a sottrarmi a quel sottile ricatto sentimentale che mi obbliga ad essere disponibile con chi qualcosa mi ha pur sempre concesso. Il picco di tale comportamento lo toccai nel 2001 quando mandai contemporaneamente soldi a tre donne in Tailandia. Di tale "follia" beneficiarono la Lyn, la Jun e la Noo. Quest'ultima era quella di turno. Quanto alla Lyn dovevo ancora spezzare quel vincolo interiore, peraltro solo mio. La Jun ne aveva bisogno per far capitolare il futuro marito che faceva lo spilorcio. Prendo atto dell'intransigenza della Jessica e della mia debolezza che mi rende schiavo di scrupoli eccessivi, pur sapendo che l'io profondo e' immorale. Immagino che le diro' con enfasi romantica, che andro' in tailandia senza scordarmi di lei eludendo cosi' il suo sguardo accusatore. Una volta espatriato pero' ci pensera' il Paese dei Sorrisi a fare il lavoro sporco! Se in Occidente si conserva gelosamente la ciocca di capelli della bella isan, In Tailandia ci si getta con disinvoltura alle spalle mogli, madri, figli ed ideali politici.
12gennaio2010- Lunedi prossima saro' a pranzo in un ristoranta di Viale Venezia con la Jessica ed il funzionario che recluta giovani per l'Arabia Saudita. Durante questo incontro la Jessica avra' delucidazioni circa quel lavoro. Immagino gia' come andra' a finire. Dopo le spiegazioni di rito lei replichera' con un certo sussiego che quei lioghi sono poco indicati per una fanciulla. (nota del 16dicembre2017- effettivamente ando' cosi' e quello fu l'ultimo tentativo che feci di restare in Italia. Avrebbe potuto declinare l'invito ma il fatto e' che ha un debole per gli spaghetti allo scoglio
13 gennaio2010- La Jessica e' vittima di un ingannevole, nel suo caso, senso di centralita' femminile. Qui in Occidente le donne sono inconsapevoli beneficiarie di un'alleanza non scritta coi maschi anziani. Nel conflitto generazionale coi giovani maschi, che hanno la peggio, i primi hanno investito le donne di un potere di cui esse ritengono essere le fautrici. I maschi anziani, come stregoni, hanno evocato il demone femminile. Ma questo sortilegio sopravvivera' ai propri creatori e vivra' di vita propria per qualche decennio.
24febbraio2010- sono andato a Venezia sabato scorso in pieno Carnevale. C'era ressa di umanita' in maschera e dai chioschi provenivano fragranze invitanti di cibi invernali. Mi ha colto un cauto entusiasmo. Ho subito il fascino di questa citta' che e' ripiegata sul turismo di massa. Tutto quel turbinio di cose e persone, alle prime luci della sera, appariva ricco di vaghe promesse e scaldava il cuore.
6aprile2010- Sono andato a trovare il mio amico a Bologna che mi ha portato a vedere la sua casetta isolata sull'Appennino, nei pressi di Marzabotto. Splendida visione. Da lontano solida e inalterabile nelle sue vecchie pietre accomodate le une sulle altre. Calata nello spoglio boschetto di proprieta' e affiancata dalla antica porcilaia a torre. Una volta raggiunta si poteva di li osservare la vallata circostante, in una surreale pace agreste, con poche case antiche sparse qua e la. Sulla poca neve c'erano tracce evidenti del passaggio di cervi e cinghiali. Quando il mio amico ha aperto la porta della casetta dall'interno e' emanato un gelo impietoso. Una rapida occhiata mi ha poi convinto che i necessari lavori di ristrutturazione non erano certo al termine, ma gia' si intuiva quanto conforto e intimita' potesse regalre quel luogo. E come possa il suo pieno recupero riempire i week end dell'intera vita del proprietario. Ne ho subito ilo fascino ed ho immaginato quali opportunita' possano nascere da quella forma di isolamento. Per spezzarlo poi, all'occorrenza, basta una passeggiata di un paio di chilometri sino al piu' vicino borgo.(nota del 17dicembre 2017- in quei luoghi non ho notato presenza di extracomunitari). 
11aprile2010- Ieri a Pordenone ho incontrato la Jessica (non volevo pertire senza vederla per l'ultima volta). Era perplessa ma si e' detta convinta che sarei rientrato in Italia dopo un paio di mesi. Provo per lei un grande affetto ma cio' non esclude una cauta esaltazione per il fatto che a giorni mi trasferisco in Tailandia. Non vorrei essere il primo caso al mondo di falang che da quei luoghi fa telefonate romantiche in patria. Abbiamo pranzato al ristorante "Al Gallo" e li sono volate incaute promesse di eterno amore.
BANGKOK
13giugno2010- Sono a BKK da due mesi. Devo dire che quando venivo come turista era tutto piu semplice e lineare. Ora sono un po spaesato. Mi accompagno a una divorziata di 36 anni e la questone che grava su di me, anche se non espressa apertamente. e' che attivita' svolgo come residente. Frequento una scuola di lingua tailandese che mi consente di avere il visto, ma di per se e' un labile pretesto. Inizialmente ho addirittura rimediato una bronchite causata dal caldo e dall'inquinamento. Son guarito ma per precauzione cerco ora di evitare luoghi troppo inquinati. Cosa pressoche' impossibile qui a BKK. Ci sono punti ove gli edifici gravano su strette strade trafficate, impedendo il ricambio dell'aria. Li pare di respirare vapori di benzina misti a fumi di scarico dei motori. I veicoli piu' inquinanti sono i tuk tuk che usano miscele di basso costo ed emettono perfidi fumi biancastri che aggrediscono la gola. Quanto alla mia bella si chiama Lung ed il nostro e' un rapporto molto pacato. Da quel che ho capito l'ex marito non le manda soldi e lei, avendo due figli, si trova in difficolta'. Comunque sia e' liberatorio in questi luoghi non avere implicazioni legali nal caso un rapporto si incrini, bensi' solo scrupoli di natura morale o affettiva. La cosa cambia se si e' fatto un'incauto acquisto di immobile intestato alla donna, ovviamente. Mi resta il rammarico che i momenti di grande intensita' emotiva di una decina di anni fa sono irripetibili. Il fisico mi sta abbndonando e devo rassegnarmi al fatto di invecchiare. Vivo dunque qui privo di quella angosciosa inquietudine che mi ha sempre accompagnato in Italia. La spinta alla ricerca intellettuale si e' quindi decisamente smorzata. Sto scrivendo queste righe quasi svogliatamente e per "dovere di cronaca".
1luglio2010. Mi trovo a Kuala Lumpur per formalizzare, presso la locale Ambasciata Tailandese, il mio visto studentesco. Il Paese dove mi trovo e' islamico e, a dispetto della vicinanza geografica, ben diverso dalla Tailandia. Gran parte delle donne hanno il copricapo e molte addiruttura un velo che scopre solo gli occhi. Sotto questa cupa cappa puritana si ha sentore di come le donne siano controllate a livello fisico. La pesante atmosfera non induce ad alcuna lascivia. Ma le donne sono "esserini" difficili da imbrigliare. Qui si Ripagano dei limiti loro imposti lanciando languide e furtive occhiate. Non ho mai ricevuto in vita mia tanti sguardi femminili come qui, carichi di promesse che non possono essere mantenute. Casualmente il mio albergo e' sulla Bukit Bintang, luogo riconosciuto di "mondanita'". La sera donne non piu giovani, dagli usci di locali scalcinati, offrono massaggi terapeutici ai piedi. Si intuisce che il massaggio puo non fermarsi ai piedi ma l'atteggiamento sguaiato di queste massaggiatrici non invita ad approfondire la questione. Un tassista mi ha spiegato che qui il ricorso al meretricio e' sconsigliabile sia per l'infima qualita' e sia per gli alti prezzi. Ha cosi' confermato la mia sensazione. Quanto al cibo poi e' enigmatico e difficile da apprezzare. Tagli indecifrabili di carne e vermicelli di riso affogano in una brodaglia densa di un curry dolciastro. Se per difendersi si ordinano piatti occidentali, allora il prezzo raddoppia o triplica.
30luglio2010- Sto dimenticando l'italiano. Quando devo fare un discorso articolato con mio figlio noto che non ricordo alcuni termini di uso non comune. Forse la cosa e' compensata dai miei modesti progressi nella lingua tailandese, difficilissima. Da giovane, nei sei mesi passati in Inghilterra, non imparavo l'inglese quanto avrei potuto in quanto spesso indulgevo in chiacchierate coi numerosi connazionali. Analogamente qui converso troppo spesso in inglese o francese coi numerosi falangs, e non mi impegno come dovrei nell'idioma locale..
20agosto2010- A volte la sera vado a trovare la Lungo a Lat Krabang con un trenino sgangherato carico di un'umanita' spossata di pendolari. Costo della corsa: 6 bath! Tuttavia le mie notti sono popolate da incubi o sogni inconcludenti. n essi rivivo errori, frustrazioni e scarse gioie patiti in talia, di cui non si e' neancora spento l'eco emotivo. Credo sia la vecchiaia che rievoca e reinterpreta la giovinezza. Mi sveglio la mattina disorientato ed in preda a timori indefiniti. Trovo un fragile rifugio psicologico nel baretto, al pianoterra del condominio. che ha la pretesa di offrire espressi. Qui in realta' un incerto ed esitante barista tai a volte impiega dieci minuti per servire un cappuccino, che nel sapore ricorda solo lontanamente quello italiano. Tuttavia qui rivivo il rito della colazione al bar che precede la giornata di lavoro. E cosi' dopo il caffe' mi riconcilio con me stesso e riparto. 
20dicembre2010-Qui si sforzano di creare un atmosfera natalizia ma con questo caldo....... Colla Lung non poteva funzionare, troppo complicato sostenerla nella competizione colle sorelle non divorziate. Ora mi accompagno ad un fiore pescato al massaggio Evita, dal fisico esile. Inizialmente disorientata ha ufficializzato la nostra relazione presentandomi all'amica del cuore. Quest'ultima, coetanea 24enne, ha pero' prestato poca attenzione alle nostre vicende. Molto carina e', suppongo, troppo presa dalla ricerca del principe azzurro. Quanto a me continuo ad essere assillato dalla decadenza del mio corpo. Non posso certo esorcizzarla concentrandomi sull'ottimizzazione dei risparmi in banca. So che denaro e arte sono umili ancelle del corpo. Devo fare i conti con una realta' priva di autentici valori
1marzo2011-Qui tra espatriati e' facile fare conoscenza. I piu' fortunati lavorano al computer per cui un luogo vale l'altro e, potendo scegliere, giustamente son venuti qui. Altri come me sono qui nelle piu' svariate configurazioni. Si realizza tra loro, per lo piu' adulti o maturi, una discreta socialita'. Essi hanno in comune una buona conoscenza dell'inglese (perfetta nel caso degli anglosassoni) ed il fatto di avere la morosa tai. E' una socialita' un po improvvisata e posticcia, senza lo spessore di quella vissuta in patria, ma che e' spontanea e priva di particolari conflittualita'. Altra cosa in comune e' la dissidenza. Non e' politica o ideologica, bensi' sociale/comportamentale. Tutti costoro hanno maturato risentimento se non addirittura repulsione per le donne occidentali. Non prendono neppure in considerazione di corteggiare una connazionale, e sono tutti esperti nei problemi legati alla frequentazione delle tai. Questi giorni mi rinfranco con 42 chili. Ho soprannominato cosi' la mia bella per via del suo leggiadro ma esile corpo
THAILANDIA
17aprile2011- Per testimonianze orali e per letture su internet si sa di numerosi casi di occidentali vittime di truffe affettive. La piu' comune e' quella della tai che, una volta che le e' stato intestato un immobile, si sbarazza del falang. Un ristoratore svedese da molti anni a Pattaya ha detto che al riguardo si potrebbe scrivere un libro di mille pagine (con un appendice di trecento). Sulla Ratchadapisek spesso incrocio un giapponese ridotto a fare il barbone. Ebbe l'infelice idea di intestare la propria attivita' alla morosa. Altri oggetti d'interesse per tali insaziabili appetiti sono le assicurazioni sulla vita. Si parla di incidenti causati ad arte. Ancora oggi so di persone che si apprestano ad intestare beni alle morose del luogo. Si tratta per lo piu' di pensionati che per quieto vivere acquistano un monolocale in zone turistiche. Il compromesso sta nel fatto che tale bene ha un valore non eccessivo, diciamo intorno al milione di bath. Il motivo per cui molti occidentali hanno avuto eccessi di fiducia deriva dalla inaspettata e incondizionata disponibilita' affettiva delle belle del luogo. Sopravviene una infatuazione incontrollabile che gli anglosassoni hanno definito col pittoresco nome di "Jasmine feaver". Io stesso ne sono stato vittima dodici anni fa, ma per mia fortuna non avevo una lira. Ora ogni falang che si rispetti ha una personale ricetta per evitare problemi di quel tipo. Per quanto mi riguarda mi presento come persona senza soldi in banca e con una pensione risicata, disposto pero' a spenderla tutta. Vi sono comunque molti matrimoni misti normali sui quali non gravano perticolari ombre. Ma c'e' il lato oscuro della medaglia. A volte i ruoli si invertono e sono le tai ad essere vittime di violenze psicologiche da parte di falangs con atteggiamenti maniacali se non addirittura paranoici. Le tai sono del tutto inermi contro l'asprezza psicologica che governa i rapporti tra la gente in Occidente. Ora se la sventurata si trova nel proprio paese molla tutto e torna alla vita precedente. Ma la faccenda e' piu' seria quando la tai si accorge, una volta trapiantata in Occidente, di non aver scelto il migliore dei partner. 
30maggio2011- Nell'ultimo mese sono andato alcune volte al Meree(Petchabury) dove ho molto apprezzato Ge alias numero 57, seria e regolare lavoratrice, con la quale ho cercato una "intesa esterna". Correttamente mi ha fatto capire che non era il caso che io maturassi particolari sentimenti nei suoi riguardi. Ha pero' insistito nel dire che ero qualcosa di piu' di un cliente. Cio' in quanto negli abituali e, a suo dire, grossolani clienti tai non aveva mai riscontrato un atteggiamento romantico come il mio. (nota del 19dicembre2017- sulla Pethbury la clientela e' praticamente di soli tai, i falang vanno da altre parti come ad esempio la Ratchadapisek). Viva sorpresa le ha causato, al primo incontro, il fatto che io iniziassi un prolungato cunnilinguus (leccamento di figa). So che certe pratiche presentano dei rischi ma io non so resistere a certe tentazioni e mi piace essere "galante" con una giovane e graziosa donna. Cosi' gia' al primo incontro inizio' un rituale che si ripete' le volte successive. Dopo interminabili minuti nei quali prendevo tra mie labbra le "sue", lei delicatamente mi faceva coricare di schiena e si chinava su di me. Io riverso, braccio sul lenzuolo fino al gomito, colla mano sollevata le massaggiavo i genitali. Cosi' finalmente, dopo qualche minuto, lei chiudeva gli occhi e seguiva un caldo fiotto di umore che scendeva lungo il mio avanbraccio sino a formare una larga chiazza sul lenzuolo. Bonta' sua non onorava di tale "abbondanza" il mio volto, bensi' la mia mano. Quando si riprendeva mi ringraziava cogli occhi radiosi e quindi portava a compimento l'opera orale. E cosi' a tali piaceri subentrava, quando mi congedavo, il rammarico di non possedere di lei neppure una briciola. Inutile la mia proposta di incontrarci nei giorni del ciclo in quanto in quel periodo va a trovare il fratello e la nipotina.
31maggio2011- Ho raccontato ad alcuni falang della Ge e sarebbe loro piaciuto far con lei altrettanto. Dimenticano pero', a causa di loro convinzioni stereotipe, che le prostitute non sono macchinette che erogano sempre lo stesso servizio dopo che si e' inserita la monetina. Vanno anche a simpatie. Io non sono un adone ma non ho verso di loro prevenzione alcuna.
6giugno2011- eterno assillo dell'uome e' se la sua donna lo ami veramente . Gli spettri dell'adulterio e dell'opprtunismo economico minacciano la sua serenita'. Egli cerca certezze nel campo dei sentimenti umani che e' cio' che di piu' mutevole possa esistere. Ricorre perfino a metodi polizieschi per venire a capo del dilemma.
QUARANTADUECHILI
15giugno2011-Ho perplessita' circa 42 chili, cosi' giovane bella. Penso che in generale le donne siano meno inclini degli uomini a cadere vittime degli strali di Cupido. E sempre in generale diano maggior importanza al lato economico delle relazioni sentimentali. Giustamente esse sanno che l'eventuale prole non si nutre di sorrisi e belle frasi. Neppure l'assenza della prole stessa fa loro mutare questo atteggiamento istintuale. 42 chili e' prossima alla laurea e non potendo mantenersi si appoggia al mio modesto aiuto economico. Questo fatto, unito alla differenza di eta', induce tutti quelli che mi conoscono a consigliarmi di troncare la relazione, frutto di opportunismo da parte di lei.In pratica prevedono che una volta laureata mi scarichera'. Io cerco nel mio riscontro interiore cosa sia meglio fare. Esso prescinde da condizionamenti sociali e luoghi comuni e, in teoria, dovrebbe chiarirmi se c'e' autenticita' nel rapporto o meno. E' un indicatore sfuggente e si lascia intravedere solo a tratti, lasciando campo libero all'autoinganno. Forse mi accanisco a frequentare 42chili per esorcizzare l'imminente vecchiaia, oppure per rivalutarmi agli occhi degli altri in caso di lieto fine. Ma inevitabilmente scado a livello di controlli polizieschi. Non vedo 42chili spesso in quanto e' impegnata nell'ultimo sforzo universitario ed abitiamo in luoghi lontani. Mi chiedo se veramente sia una studentessa. Non l'ho mai vista colla camicia bianca d'ordinanza e la gonna scura. Le dispense universitarie che mi ha mostrato possono essere di un amica, o rimediate in qualche copisteria. Mi ha pure mostrato la foto di prova colla veste di cerimonia di laurea, ma anche questa si puo noleggiare dallo stesso fotografo. Ha poi voluto che io usassi questa foto per farle un ritratto a china. Se fosse tutta una montatura dovrei aggiungere alla beffa anche le ore perse per eseguirlo. Per come ragiona, si comporta e mi insegna la sua lingua, riconosco in lei una studentessa, anche se mediocre. Ma i dubbi restano. Io le insegno l'inglese in pratica da zero. Dice che dopo la laurea mi presenta a sua madre: staremo a vedere. Per il momento quando ci incontriamo abbiamo la nostra routine. Passiamo il pomeriggio in piscina, poi andiamo a cena fuori e a giocare a biliardo a Nana'. Infine ci appartiamo e li la sua affettuosita' dissipa i dubbi che pero' ricominciano dopo un paio di giorni.
18giugno2011- Ossequiando banali luoghi comuni si potrebbe dire che la donna e' particolarmente affascinata dalla eventuale fortuna economica di un corteggiatore, nella stessa misura in cui un uomo subisce il fascino della bellezza muliebre. Addentrarsi in questa problematica potrebbe portare a sterili dispute moralistiche e a complesse letture nell'intimo di animi insondabili. Si sa che anche in giovani coppie, benedette dal cielo, se a lui gli affari vanno male l'amore vacilla. La ricchezza e' un potente supporto all'edificio dell'amore ma da sola non e' sufficiente. Esso poggia soprattutto sulla reciproca intesa ed attrazione, e questa difficilmente c'e' se l'uomo e' anziano. E se questo anziano e' ricco allora puo accadere che con lui una giovane donna, priva di grande dignita', reprima la repulsione e simuli affetto. Al punto che reali orgasmi siano frutto della rassegnazione. Al punto che quest'ultima si ammanti di libera scelta. Esasperando l'analisi si potrebbe dire che l'unico amore "certificato" e' quello concesso da donne ricche, prive cioe' di contingenze economiche. E altresi' che le donne povere non possono essere pienamente padrone dei loro sentimenti. nsistere in queste argomentazioni e' un po come avventurarsi tra le sabbie mobili. Situazioni di questo tipo sono cosi' ricorrenti che su di esse gravano stereotipi.
20 giugno2011-Qui i bambini ancora menano le bambine. Queste crescono non certo colla convinzione di recitare un ruolo primario. Spesso accettano di subordinare una loro maggiore intelligenza alla prepotente esuberanza dei maschi. Quando dico a 42 chili che lei e' al centro della vita, e' convinta che io la prenda in giro. La sera incontro al Bier Garden giovani donne tai che all'occorrenza si prostituiscono in forma selettiva. Prediligono falang relativamente giovani e con loro ingaggiano spesso love story. La mia impressione e' che ne escano spesso con un certo sconforto. Si aggrappano al fatalismo, alla speranza e qualche volta al whisky. Sono tutte molto belle ed io purtroppo troppo vecchio per loro. Giocano con me al biliardo, mi assecondano abbastanza nei miei tentativi di parlare thai e sono molto gentili. Cio' non fa che aumentare il mio desiderio, pur sapendo che non ho speranze. Allora ricorro alla soluzione di ritrarre le donne fuori della mia portata, come sublimazione. E' una mia vecchia abitudine. Molte ne ho ritratte in Italia e la prima fu una studentessa a cui avevo affittato una stanza. Qui, nella fattispecie, unisco al fascino dei loro volti elementi decorativi orientali. Alle loro spalle metto AngkorWat. Sul capo reinvento quei singolari copricapi tipici delle apsarars, e collane ed orecchini sono di pura fantasia ma sempre orientaleggianti. Molta e' la sorpresa e l'incredulita' di queste fanciulle nel ricevere in regalo il proprio ritratto. Abituate a mercanteggiamenti aspri e gretti sono quasi commosse e non scambiano certo la mia gentilezza per dabbenaggine. Un po come quando pago io al biliardo la partita successiva pur avendo io vinto la precedente. Va detto che io non regalo loro l'originale bensi' la copia, tra l'altro piu' bella per via della morbidezza e del contrasto. L'originale me lo tengo stretto, anche perche' mi ci vogliono alcune ore per eseguirlo. Mi trovo a mio agio con questo genere di donne verso le quali uso liberalita'e dalle quali non mi sento ricattabile. E' un umanita' per certi aspetti spaurita e sofferente, anche se non lo da a vedere. Traggo gioia ogni volta ogni volta che posso loro recarne. Sarebbe fuori luogo fare altrettanto con donne occidentali che gia' si sono cautelate oltre ogni limite. (nota del 19dicembre2017- in effetti 42 chili, una volta laureata, ando' a lavorare nel sud e non l'ho piu' rivista).
25giugno2011-La Jessica mi sta tempestando di email. Aspetta il mio rientro. Male fece lei, dico io, a pensare che io stessi bluffando. Mi fece il trattamento occidentale in piena regola a base di astinenza e criminalizzazione dell'eros maschile. Ora mendica il mio rientro e deve fare i conti coll'italico razzismo latente.
PISCINA
1Agosto2011-(nota del 20dicembre 2017- nei cinque anni a BKK passavo intere giornate alla piscina del soi 81. l'abbonamento costava solo mille bath al mese) Fu in piscina che 42chili mi informo' che in serata mi avrebbe presentato a sua madre, in visita a BKK. Andammo cosi' a cenare con questa cinquantenne gretta ed avvizzita che al ristorante improvviso' una sceneggiata contadinesca. Si disse stupita che mi piacesse sua figlia ma, stando cosi' le cose, lei me la avrebbe amabilmente concessa. Mi informo' che avrei dovuto corrisponderle la dote ed ipotizzo' la folle cifra di mezzo milione di bath. 42chili stessa temette che la richiesta fosse eccessiva ed invito' la madre alla moderazione. Riflettei che, una volta pagata la dote le due sarebbero potute tranquillamente scomparire nel nulla. Feci una controofferta di un vitalizio di 5mila bath mensili alla madre che rifiuto' sdegnosamente. Sicuramente in nottata colla figlia impose il proprio veto. Un amico italiano, informato via email della faccenda mi prese in giro. Per spaventarlo, riferendomi alla situazione in Italia, replicai in forma apocalittica. Gli scrissi: li dalle vostre parti e' in atto un invasione berbarica. Gli italiani facoltosi pensano di difendersi rinserrandosi in quartieri signorili e facendosi scudo di domestici filippini. Ma e' troppo tardi e la peste nera arrivera' sino alla Sala del Trono.
2agosto2011- Il padrone della piscina, impresario edile, ha una bella casa di fianco ad essa. li, nella stanzetta della servitu', vive una giovane birmana in uno stato di dorata schiavitu'. Non escludo che quella stanzetta sia anche oggetto di scorrerie notturne da parte del padrone, vedovo da qualche anno. La ragazza lavora tutti i giorni ma con ritmi molto blandi. A volte la si vede brandire svogliatamente una scopa o stendere i panni. Carina ha cominciato a guardarmi con insistenza. Non so se cerca un moroso o un cavaliere alato che la sottragga a quella monotona esistenza. E' analfabeta in thai per cui non e' li da molto tempo(nota del 20dicembre2017- la lingua e l'alfabeto birmano sono a se stanti). Non ha libera uscita ed e' sottoposta alla custodia morale delle tre megere che governano la piscina, cioe' la cassiera, la cuoca e la cameriera. Non so come fare per invitarla al cinema. viene sempre al mio tavolo a guardarmi mentre disegno, ma non posso farle il ritratto perche' non ha neppure uno straccio di foto.
5agosto2011- Ho visto una bambina bellissima che chiedeva l'elemosina ai piedi della scalamobile della stazione BTS On-Nut. Mi sono soffermato ad osservarla rapito dalla perfezione dei suoi tratti e dalla grazia con cui porgeva la ciotola verso i passanti. Un po spaurita, sui 5 anni, affrontava con dignita' una situazione sicuramente difficile. Una decina di metri piu' in la la madre ne controllava l'operato. A questo punto si e' verificato un frainteso. Una passante sulla quarantina, temendo che io ricavassi una pessima impressione sui tailandesi alla vista di una loro creatura in quella condizione, si e' rivolta a me. Mi ha spiegato in un discreto inglese, con sussiego, che quella bambina era cambogiana! Cosi' facendo ha salvato l'immagine della propria gente agli occhi di un "arcigno" falang. Figurati a me che cazzo me ne frega se la bambina e' tai, birmana o abruzzese. L'estetica non ha nulla a che vedere ne' colla morale ne' colla geografia.
25agosto2011- Un poeta di San Francisco sulla settantina si e' trasferito al soi 81 da un paio d'anni. Scrive in un inglese molto aulico e quando ho provato a leggerlo ho incontrato troppi termini che non capivo. Si tratta comunque di una poesia di rottura, inneggiante alla liberta' ed in linea col suo passato di hippy. E' bilingue essendo di origini portoricane ed avendo passato alcuni anni in Spagna. Si intuisce che ha un passato burrascoso alle spalle e qui a BKK ha invitato tutti i falangs del soi 81 a svariati incontri mondani e parties. In queste occasioni, ma lo abbiamo capito solo ora, lui furtivamente realizzava i suoi commerci coi numerosi occidentali qui residenti. Lo hanno arrestato questi giorni dopo che la polizia ha perquisito il suo monolocale trovando una quantita' non piccola di sostanze stupefacenti. E' un tipo simpatico e tutti gli auguriamo di scontare l'inevitabile pena in America e non qui. L'evento decisamente piu' importante al quale ci aveva invitato era la presentazione di un film tailandese. Non ne ricordo il titolo ma si trattava di un remake de "Il Nome della Rosa". Prima della proiezione, al Paragon, si era tenuta una conferenza stampa col regista e tutti gli attori. Tra essi fulgida splendeva Nanfa, che interpretava se stessa nel film. Ukraina di origine ma naturalizzata canadese aveva vinto il titolo di MIss Universo a Bkk pochi anni prima e qui si era stabilita. Sposata e divorziata da un noto tennista tai ora svolge attivita' di beneficenza aiutando in prima persona giovani donne birmane o laotine ad ottenere il permesso di soggiorno. Io ero seduto a due metri da lei ed ho potuto osservarla a lungo: decisamente la piu' bella donna mai vista in tutta la mia vita. Una bellezza nordica dagli occhi azzurro ghiaccio che toglieva il respiro. E casualmente l'ho rivista un paio di settimane dopo. Mi trovavo all'Immigrazione ed ho incrociato una signora un po trasandata con un soprabito cascante che andava per uffici tenendo per mano una giovane e spaurita asiatica. Ho faticato a riconoscere in lei Nanfa.
3settembre2011-Ieri in piscina mi sono improvvisato maestro elementare. Ho insegnato alla ragazza birmana le principali consonanti e vocali. Domani impartisco la seconda lezione. Lei si e' seduta un oretta al mio tavolo senza che le tre megere si indispettissero. Sono convinto che nessuna di loro ha mai insegnato a leggere e scrivere alla ragazza per pura e semplice pigrizia, quindi non per cattiveria o invidia. Lei era felice che qualcuno si occupasse di lei, quasi incredula.
PORTICI
10luglio2011- A volte mi tornano in mente episodi legati agli ultimi mesi passati in Italia. Ci sono un paio di viuzze, centralissime ma con poco passaggio, che collegano piazza Della Frutta con via Santa Lucia a Padova. Sono costeggiate da vecchi portici. Sotto uno di questi, tra due colonne, due persone appartate discutevano con animazione ma a bassa voce. La loro gestualita' esprimeva in pieno la tensione che governava il loro dialogo. Si trattava di una donna italiana bellissima, sulla trentina molto elegante, evoluta e padrona di se. Di fronte a lei un vu'compra', centroafricano nero come il carbone, pure sulla trentina con un fisico statuario e piu' bello di un bronzo di Riace, col volto dai tratti regolari e non negroidi. La bisaccia a tracolla colla minutaglia in vendita lo marchiava e relegava senza scampo a quell'avvilente ruolo di paria. Lei lo rabboniva e lo convinceva della necessita' di dolorose scelte. Colle mani impediva alle mani di lui di raggiungerla in un impeto di affettuosita'. Era fin troppo evidente che i due avevano avuto rapporti sessuali ma ora lei aveva deciso di defilarsi e rientrare nella "normalita'" borghese. Ma convincerlo a dimenticarla era ben ardua impresa. Ora che lui aveva gustato il sublime frutto di una donna emancipata, come avrebbe potuto rinunciarvi? Cosa sarebbe stato disposto a fare pur di tornare a dissetarsi a quella fonte di acqua cristallina? In "bella di giorno" Clementi tenta di ammazzare Sorel, nel nostro caso lui avrebbe potuto limitarsi ad informare di tutto l'ignaro marito, pur sempre con esito disastroso. Lei mi scorse e con cinismo valuto' se io potessi costituire una minaccia alla sua privacy. Comprendendo che io ero un perfetto sconosciuto torno' disinvoltamente alla sua opera di convincimento. Questo fatto, per analogia, me ne richiama un altro accaduto a Brescia. Nel condominio vi era un nucleo di bengalesi che occupava un appartamento di tre stanze. Due stanze erano occupate da due coppie felicemente sposate mentre la terza da uno scapolo peraltro con un discreto lavoro. (nota del 20dicembre2017- i bengalesi hanno l'abitudine di segregare in casa le mogli che quindi non possono lavorare esternamente. Cio' rende difficile il loro mantenimento e la loro permanenza in Italia, per cui il piu' delle volte le rispediscono in patria). Lo scapolo aveva avuto una relazione con una tedesca e si era letteralmente invaghito del fascino delle donne occidentali e non accettava di ripiegare sul matrimonio con una connazionale. Gliene avevano proposte a decine essendo lui in patria considerato un buon partito ma non voleva saperne. Io gli chiesi come potesse sopportare il proprio stato di solitudine vivendo a stretto contatto con due coppie felici, incrociando sul corridoio espressioni gioiose di che aveva appena lasciato l'alcova. Mi confermo' che era molto dura ma mi indico' la sua mano destra, lasciando intendere che era un potente lenitivo.
11luglio2011-Un albanese guidava la bicicletta con un connazionale sul telaio, sotto un portico a Padova. Manovravano svogliatamente per evitare i pedoni ed erano impegnati in un'animata discussione. Avevano volti ottusi ed animaleschi ma si intuiva che erano animati da estrema volonta' vitale. Si misero a ridere sguaiatamente per una qualche battutaccia e mi vennero addosso. Li evitai a fatica scartando di lato. Non mi degnarono neppure di un cenno di scusa e proseguirono indifferenti nella loro corsa. Nel loro primordiale egoismo non tenevano in alcun conto l'incolumita' altrui. 
12luglio2011- Passeggiavo in una gelida domenica mattina sotto i portici di via Savonarola a Padova. Una donna dell'est di mezza eta' mi chiese in un buon italiano dove fosse la chiesa di San Benedetto. Contemporaneamente dal portone di un palazzo antico usci' un domestico coi sacchi dell'immondizia, in canottiera! Pure lui dell'est, con la spavalderia di chi e' abituato a contrastare col proprio vigore fisico le avversita' del clima. Io diedi alla donna le corrette indicazioni ma lui le contesto', penso in buona fede, cercando di mandarla nella direzione opposta verso la chiesa Del Carmine. La donna era perplessa ed io le spiegai che essendo un padovano di 58 anni forse conoscevo la citta' meglio di quel cicerone improvvisato. Lui sollevo' le braccia al cielo, compresi i sacchi dell'immondizia, in un plateale gesto di costernazione e la prego' di fidarsi di lui. Infine, incredibilmente, lei prese e si avvio' verso il Carmine, al che' lui esibi' un sorriso trionfale. La breve conversazione avvenne in italiano anche se penso che tra loro avrebbero potuto parlare in ukraino o rumeno. Penso che il problema non fosse tanto dove si trovasse la chiesa di San Benedetto, ma si trattasse di una "pravaricazione" numerica nei miei confronti, per di piu' supportata dalla conoscenza dell'idioma locale.
Udomsuk
16giugno2012- La mia fuga in Tailandia penso sia stata un po tardiva. La piu' importante caratteristica di questi luoghi sono le situazioni che inducono un'estremo grado di coinvolgimento emotivo. Ma questo dipende da una non ancor intaccata integrita' fisica. Il mio corpo ormai comincia a perdere colpi e cosi' mi trovo a rimpiangere potenzialita' inespresse ed ormai perdute. Ma pur sempre qui la vita ha il sapore dell'avventura. Lo dimostrano due episodi recenti legati tra loro. Passai una piacevole notte con una 25enne isan nel suo misero e piccolo monolocale a UdomSuk. Lo squallore dell'abituro era decisamente in contrasto colla gradevolezza della ragazza, ed era in condizioni igieniche critiche. Li vivevano in tre ma al momento la sorella maggiore era rientrata a Buriram. Cosi' mi presento' al giovanissimo "fratello" che si stava truccando ed agghindando prima di recarsi a Nana'. Nell'aspetto in tutto e per tutto definibile come una bellissima ragazza. Solo la voce lo tradiva. In situazioni di questo tipo, cioe' al di fuori dei luoghi ufficiali di meretricio, sopravviene una certa convivialita' e si puo avere risposta a domande dettate dalla curiosita'. Per cui parlammo liberamente del suo stato che lui descrisse senza riluttanza, mentre con un cliente sarebbe magari stato riservato. Chiari' che aveva ancora gli attributi maschili e che aveva speso 50mila bath per farsi i seni. A causa di questo investimento a medio termine ora la famiglia era esposta colla banca. Un mesetto piu' tardi venne la sorella maggiore per qualche giorno ed ebbi il privilegio di conoscerla. Come il fratellino cosi' anche lei mi parlo' della sua condizione senza remore. Mi mostro' le foto della sua casa davvero bella e grande, spiegandomi che se la potevano permettere in quanto il marito era di famiglia abbiente. Questi pero' era estremamente avaro e la obbligava, casa a parte, ad una vita di ristrettezze e ad un'esistenza monotona. Lei ogni volta che poteva coglieva un qualche pretesto, lasciava il bambino ai nonni paterni e veniva a BKK dalla sorellina in tutta fretta. Si univa a lei nel massaggio con happy end a Nana'. Cosi' facendo prendeva tre piccioni con una fava. Non correva rischi sanitari, raggranellava spiccioli per le sue spesucce a Buriram e si vendicava di un marito gretto e spilorcio. Le chiesi dunque se potessi anch'io beneficiare di questa sua liberalita'. Parlottarono un po tra sorelle e rivolsero al cielo una qualche preghiera per farsi perdonare la marachella che stavano per compiere. Mi stesero sulla stuoia e mentre la sorella minore mi teneva la testa sulle sue ginocchia accarezzandomi dietro le orecchie, la maggiore si scopri' i seni. Infine mi tolse pantaloni e mutande e con molta calma inizio' a recarmi piacere colle sue mani. E' intuibile che momenti cosi' singolari restano scolpiti nella memoria.(nota del 21dicembre2017- l'ultima volta che ebbi notizia delle due sorelle, la maggiore era incinta per la seconda volta. Cosi' le sue scorribande a BKK si erano almeno per il momento interrotte).
(nota del 21dicembre2017- Quando ero a Brescia ascoltavo con pari interesse Radio Radicale e Radio Mater, dicimo pure due emittenti all'opposto l'una dell'altra. Mi hanno sempre appassionato le contrapposizioni ideologiche in Occidente, caratteristica quasi assente in Oriente. Per cui anche in Tailandia buttavo giu' qualche nota legata al mio retaggio culturale originario, magari sulla scia di qualche evento recente)
21giugno2012- La Chiesa Cattolica e' a mio parere il prodotto, direi banale, di uno scisma dalla religione ebraica. E' ovvio che una tale definizione non sara' mai accettata e sara' anzi rivendicata la propria unicita' in materia di verita'. Ricordo che un sacerdote commentatore di radio Mater sosteneva e, a parer suo dimostrava, che il cattolicesimo e' l'unica vera Religione. Tutto partiva dalla certezza dell'esistenza di Gesu'. Convinto lui! Sicuramente l'ebraismo e' un po troppo elitario e la chiesa Romana, in teoria piu indulgente, ha allargato enormemente il "bacino di utenza" di fedeli.Per secoli, quando l'informazione era molto limitata, le religioni si sono divise e frammentate cercando di costituire egemonie o monopoli locali. Ora che l'informazione e' cosi' vasta e le frontiere sempre piu' labili le religioni per sopravvivere devono confluire in un' unica religione. Ormai tutti intuiscono che ogni fede costituisce la negazione di tutte le altre. 
22giugno2012- Stamattina sono andato in piscina troppo presto, alle sette e un quarto, quando non era neancora aperta. La laotiana che ha sostituito la birmana e' una spacca marroni ed ha avuto da ridire, lamentandosi che anche ieri ero andato troppo presto. Io non sapevo come tenerla buona ed ho improvvisato una giustificazione surreale spiegandole che ieri non ero io ieri bensi' il mio spirito. Sul suo volto ho scorto timore e cosi' ho rincarato la dose dicendo che anche il quel momento ero uno spirito di me stesso. Spaventata si e' riparata dietro il bancone ed ha interrogato collo sguardo le tre megere. Comunque sia non mi ha piu' rotto i coglioni. Li ho avuto un'illuminazione ed ho capito la genesi in tempi antichi delle religioni. Uomini smaliziati le usano per controllare moltitudini di pavidi ed ingenui. Da sessant'anni vivo senza praticare alcuna religione. Dopo questi due anni in Tailandia ho maturato una certa simpatia per il Buddismo, che e' soprattutto una filosofia di vita. Qui non ho mai assistito ad intolleranze religiose. Se vi e' qualche discriminazione essa e' legata soprattutto al censo.
10dicembre2012- Un americano assiduo frequentatore della piscina mi racconto' che nel 2009 un cobra si era avventurato in quello spazio ed era andato beatamente in acqua a notare. Due madri terrorizzate tirarono fuori i bambini e scapparono via. Lui stesso ad un certo punto se ne ando'. Piu' tardi chiesi conferma alle tre lavoranti se questa storia fosse vera. Esse negarono indignate che fosse mai accaduto qualcosa del genere. Non sapevo che pensare. O l'americano era un visionario o le donne, istruite dal proprietario, mentivano per non spaventare la clientela. Per due giorni nuotai angosciato guardandomi sempre intorno ma, alla fine, decisi di affidarmi alla mia vena fatalistica e di non pensarci piu'. Rinunciare ad andare in piscina col caldo infernale di queste parti e' assolutamente impensabile. Lo strumento del fatalismo e' potente, anche se e' un arma a doppio taglio. Non ti impone rinunce ma ti espone a rischi. Ne avevo abusato nei numerosi rapporti sessuali non protetti. La ricerca del piacere era prevalsa sistematicamente sulla normale volonta' di cautela. Ora e' accaduto che sulla finestrella della cucina che da sul retro, esternamente si nota la pelle dismessa dopo la muta di un serpente. Essa indica che il rettile che l'ha lasciata e' lungo almeno due metri ed ha un corpo sottile, per cui probabilmente e' velenoso. Quando l'ho vista ieri la prima reazione istintiva e' stata di panico. Un vicino indiano, che di serpenti se ne intende, mi aveva spiegato che se un serpente ti entra in casa sei spacciato. Sono infiniti gli angolini o i pertugi dove si puo nascondere e cercarlo sarebbe inutile o rischioso. Ho quindi cercato di mantenere un minimo di freddezza ed ho controllato infisso e zanzariera. Per scrupolo li ho rinforzati col metallo liquido ed infine ho valutato che il rettile non poteva essere entrato in casa, bensi' era ricaduto nel cortiletto esterno. Cosi' ho preso la decisione liberatoria di fregarmene. Stamattina ne ho parlato colle tre lavoranti della piscina che, contraddicendo quanto mi avevano detto circa il cobra, mi hanno spiegato che un paio di volte avevano scacciato colla scopa serpenti entrati in piscina risalendo dagli scarichi dei servizi. Stavolta non ho battuto ciglio ed ho riconfermato a me stesso che non ho alcuna intenzione di rinunciare al refrigerio di quelle nuotate.
21dicembre2012-Immagino un contesto familiare ove vi siano, tra gli altri, un marito un po esuberante, una moglie possessiva ed un finocchietto. L'alleanza tra il finocchietto e la moglie e' inevitabile ed ambedue cercheranno di coercere l'uomo alla fedelta' coniugale. Il finocchietto un po per invidia ma soprattutto per una vocazione femminea all'ordine. La moglie per gelosia e per sua salvaguardia e tranquillita' personale. Ricorreranno entrambi a suadenti consigli, velate minacce, lusinghe, ricatti, controlli, lacrime ecc ecc. Ora se immagino di riprodurre su vasta scala questa configurazione vedo la Chiesa e la grande schiera delle comari. In tutto il mondo le religioni svolgono, ognuna a suo modo, un'azione di calmierazione sociale. Non vorrei sbagliarmi ma mi pare che per esempio vi siano dei comandamenti che invitano a non rubare o a non ammazzare. Il problema e' che per questa loro "intermediazione" pretendano. e spesso ottengano, porzioni di ricchezza materiale sin troppo esagerate. Inoltre, con sfacciata arroganza, si intromettono in questioni non di loro competenza. Non a caso esistono termini come "teocrazia" e "guerra santa". 
22dicembre2012- E' facile difendersi dai truffatori: basta ignorare le loro profferte. Piu' difficile e' evitare i danni che possono recarci le loro vittime. Si immagini di avere in casa un figlio tossicodipendente. Ancora piu' grave doversi confrontare con una massa di seguaci fanatici di una qualche predicazione. Immagino con angosia una societa' dove il 99 percento delle persone sono tesimoni di Geova o musulmani. Tremo alla sola idea. Eppure sotto la Chiesa Cattolica sino al 700 e' stato cosi' e molti furono i roghi. Mi chiedo se nei paesi comunisti, dove l'ateismo era in pratica la religione di stato, ortodossi, musulmani o cattolici subissero discriminazioni. Temo di si. Purtroppo anche l'ateismo puo essere manipolato ai fini della sopraffazione fisica o psicologica. Ma interpreti storiche di questa condizione umana sono per eccellenza le religioni.
23dicembre2012- Penso che ormai le religioni abbiano esaurito la loro funzione di calmierazione sociale. Sono obsolete. Penso che le leggi di uno Stato laico siano di per se sufficienti a garantire un vivere civile. Nulla di dogmatico o immutabile. Le leggi variano a seconda del periodo o del luogo, pur mantenendo tutte certi riferimenti stabili. 
23dicembre2012- Il farabutto e' quello che pretende gli altri facciano cio' che lui non e' disposto a fare. Provo repulsione per il Clero che vorrebbe imporre ai fedeli monogamia o castita'. Molti suoi rappresentanti disattendono i loro stessi insegnamenti quando indulgono nell'omosessualita' se non addirittura nella pedofilia. Alcuni addirittura ingravidano le parrocchiane. Piu' leggo i giornali e piu' cresce la mia repulsione per l'ipocrisia di molti religiosi. 
24dicembre2012- I vari dettami religiosi in linea di massima hanno riscontro colle legislazioni ma non sempre. E' in campo islamico che si verificano le piu' vistose aberrazioni. Si parla di uccidere gli infedeli e si riconosce agli uomini il diritto alla poligamia. Per non parlare delle pene in caso di adulteri femminili o di furti. I senegalesi tengono in talia la prima moglie ed in patria la seconda (e la terza). Nel periodo a Brescia e nei tre anni qui trascorsi ho avuto rapporti, anche non superficiali, con persone di ogni provenienza e di molte diverse fedi. Ogni situazione personale aveva un diverso grado di convinzione, sottili differenze colle altre in un contesto di diverse sfumature o imprevedibili comunanze. Infiniti gli anedotti. Volendo tranciare considerazioni un po immediate ho notato tendenza all'intolleranza ed al fanatismo negli islamici pachistani e nord africani. Un ateismo per inerzia, come eredita' non disconosciuta del comunismo, in russi, ukraini, moldavi e cinesi. Rilassatezza ed una certa ignavia nei musulmani senegalesi. Propensione al crimine nei musulmani albanesi. Asprezza nel carattere dei nigeriani, siano essi evangelici, musulmani o animisti. E cosi' via. Non bisogna poi dimenticare gli indu' numerosi sia a Brescia che in Tailandia. Ho conosciuto un idraulico bresciano, cattolicissimo, convinto che la Madonna e' lassu' nell'alto dei cieli ancora vergine. Tra gli ultimi arrivati in quel di Brescia ricordo c'era maggior insofferenza non essendosi neancora ambientati ed avendo piu' seri problemi di soldi. In tutti comunque c'era, se non la volonta', almeno la capacita' di rapportarsi a certe regole. Sia in Italia che qui ogni gruppo di nuovi immigrati ha un comportamento simile, condizionato dal codice locale. Infine vivendo qui conosco un'infinita' di buddisti. Molti per indolenza non approfondiscono la loro conoscenza di questa interessante filosofia esistenziale. Spesso colle offerte al tempio chiedono grazie in contrasto coi principi ispiratori. Un ottimo campo di osservazione e' costituito dal mio padrone di casa indu' che vive di fianco a me (la notte lo si sente russare). Ha una moglie, due figli e una figlia, due nuore e 4 nipoti. Tutte le mattine mi aspetta fuori per chiacchierare. Lui e la numerosa famiglia vivono in maniera del tutto normale. Molto devoto canta litanie tutte le sere rivolgendosi a un tempietto buddista. In occasione delle loro festivita' appende ghirlande di fiori ed accende lumini. Mi spiega l'importatnza di avere una divinita' a cui rivolgersi, non importa se appartenente ad un' altra fede. E' molto tollerante. Lui non si richiama ad un'unico Dio: l'nduismo e' politeista. Nel caso di cristiani e musulmani c'e' da chiedersi se essi venerino lo stasso Dio (in vesti diverse) o due divinita' distinte che si danno il turno dopo aver timbrato il cartellino. La mia convinzione e' ormai che chiunque rivendichi l'unicita' del proprio Dio fa un'affermazione fantasiosa e grottesca.
30dicembre2012- Personaggio singolare il mio padrone di casa. Durante le nostre chiacchierate non ha mai smesso di inquadrarmi e valutarmi. Il motivo principale era di sincerarsi che io non avrei avuto problemi a pagare l'affitto. La morosita' degli inquilini e' uno spauracchio universale. Proprio irei pero' ha toccato il tema delle fede religiosa. Non gli e' sfuggito che in casa mia l'unica immagine religiosa e' un piccolo Ganesh che mi ha regalato lui stesso. Sentendo puzza di bruciato ho evitato di palesare il mio ateismo. Gli ho spiegato che in Occidente in molti hanno abbandonato la praticanza religiosa. Quasi in tono di scusa ne ho individuato il motivo in una sorta di dilagante rilassatezza materialistica, priva di astio o conflittualita' verso la fede. In pratica mi sono definito un cattolico non praticante. Lui si e' dimostrato sinceramente dispiaciuto per me e per l'Occidente intero. Avrebbe voluto approfondire l'argomento ma, trattandosi di cosa troppo specifica, non possedevamo gli strumenti linguistici per addentrarci nel problema. potei cosi' fortunatamente evitare di entrare in contrasto con lui per banali problemi religiosi. Certamente in Italia non ho mai avuto problemi a sbandierare il mio ateismo, ma qui la faccenda e' diversa. Ad esempio quando sono andato al San Camillo a BKK per dei controlli, sulla scheda conoscitiva e sotto la voce religione ho scritto cattolico. A Brescia sono stato operato al San Camillo tre volte (due ernie e colecisti) ma non mi hanno mai chiesto a che religione appartenessi. Gli sforzi dell'indu' di ricondurmi alla ragione mi hanno ricordato quegli analoghi esercitati su di me, in modo garbato peraltro, dal professore di religione al liceo. Ecco un'altro ricordo che mi torna alla mente insieme a molti altri.
JESOLO
10gennaio2013- Altri ricordi.1- A Jesolo negli anni novanta ho gestito per quattro stagioni un negozio che si trovava in un residence frontemare con bar e piscina. Ero dunque seduto li che mi bevevo il caffe', in costume da bagno, ed appoggiai i piedi scalzi sulla sedia che avevo davanti. Al tavolo accanto una bambina fece altrettanto. La madre ebbe uno scatto d'ira e la riprese aspramente invitandola a non comportarsi da bifolca. Era una chiara critica nei miei riguardi. Ferito nel vivo tolsi subito i piedi dalla sedia, ma in seguito chiesi a molte persone la loro opinione circa questo fatto. Tutti dissero in pratica che, trattandosi di un ambiente balneare, la cosa era piu' che tollerabile. Addirittura un autorevole avvocato in pensione, dopo una seria riflessione, giudico' la reazione della donna ridicola e inaccettabile. Infine interpellai l'autorevole e facoltoso proprietario di una decina di miniappartamenti nel residence. Mentre mi ascoltava aveva i piedi su una sedia, ma li tolse immediatamente alla fine del racconto. Mi chiese poi chi fosse quella donna. Quando comprese che si trattava di una sua inquilina estiva rimise beatamente i piedi sulla sedia. Forse anche il galateo, come la morale, e' manipolabile. 2-Spesso giocavo a carte con dei notabili ultracinquantenni e tra noi si conversava. Essi mi spiegarono che alla loro eta', con il corpo non ancora intaccato da seri acciacchi, in virtu' di sublime esperienza e maturita' l'uomo tocca il vertice espressivo della propria esistenza.. Quanto alla gioventu' propriamente detta cessa dopo i trent'anni. Uno di loro sentenzio' che io, in quanto quarantenne, non ero ne' carne ne' pesce! Ora che ho 61 anni cosa sono? E loro cosa sono? Cibo per vermi? 3- Un facoltoso imprenditore di Bassano ultraottantenne( probabilmente e' gia' morto e sepolto) era ancora di bell'aspetto e prestante. E' facile immaginare quanto potesse essere ammirato e corteggiato dalle donne in gioventu'. Mi racconto' che nel '44, non avendo aderito alla Repubblica di Salo', si trovava in un campo di lavoro nel nord della Germania. Interessato piu' che altro ad ottenere qualche razione alimentare, inizio' una relazione con un ausiliaria tedesca non certo affascinante. Questa donna equivoco' e pretese di essere sposata. Lui con riluttanza finse di stare al gioco. A quei tempi, per sua fortuna, le leggi razziali imponevano un iter abbastanza lungo alle pratiche matrimoniali, ma la donna molto determinata inoltro' tutte le pratiche e la cosa procedette. In questo contesto il bassanese fu convocato dal console italiano di Amburgo. Quando il diplomatico intui' che il connazionale non era propenso a convolare gli sferro' un potente pugno al volto. Lo accuso' di fare lo schizzinoso con una gloriosa camerata germanica che lo onorava di tale richiesta. Il bassanese ando' a sbattere colla bocca sull'angolo della scrivania e perse due denti. A riprova del racconto mi mostro' i due denti falsi che sostituivano gli originari. Dovette quindi accettare tutto e si mise in attesa col cuore in pace. Ad un paio di giorni dalla cerimonia arrivarono gli americani ed egli la scampo' bella( per sposarsi due anni dopo con una bassanese a lui gradita). Penso che l'invito che Shakespeare rivolge a tutti di non intromettersi nelle altrui faccende di cuore sia tra i piu' disattesi. Soprattutto da parte della burocrazia che, essendo al di sopra degli uomini, e' altresi' al di sopra del piu' nobile dei loro sentimenti.
14gennaio2013-Negli anni '60 la Pavone si lamentava che il fidanzato la domenica la trascurava per andare allo stadio. Contemporaneamente la Berti era fautrice di complesse filosofie esistenziali invitando a lasciar andare la barca a se stessa. E' evidente che il rettile del matriarcato era gia' perfettamente formato. Lo si poteva vedere agitarsi in controluce all'interno del guscio. Si usciva allora da un patriarcato folle ove un parolaio voleva spezzare le reni alla Grecia ed aveva spedito gli alpini sul Don, dove non c'erano montagne. l potere delle parole. Ad un dotto umanista puoi fargli credere che l'entropia diminuisce. Un valente scienziato puo diventare nazionalsocialista. L'uomo moderno e completo, insensibile a queste turpitudini, deve coniugare in se cultura umanistica e cultura scientifica. 
20gennaio2013- Qui in Tailandia ho cercato di imbastire una qualche forma di vendita dei miei quadri e dei miei disegni. Avrei dovuto appoggiarmi a dei locali, non avendo io il working permit. Ho pero' notato difficolta' nel concordare coi tai una qualsiasi azione lavorativa. La loro naturale diffidenza verso i falang e la mia difficolta' nella lingua non sono il problema principale. Essi vivono in un costante stato di emergenza, sia pure blando, che li distoglie dal considerare operazioni di piu' ampio respiro. Vivono in un ottica di immediatezza e sono spaventati e sono spaventati ed infastiditi alla sola idea di dover affrontare situazioni piu' complesse.. La loro sopravvivenza economica dipende dall'ossequio costante di molte piccole incombenze distribuite in un lungo arco lavorativo giornaliero. La scarsita' di giorni liberi e la monotonia e ripetitivita' del loro lavoro pare non angustiarli. Molte volte le proposte che loro rivolgevo sono state interrotte da banali necessita'. Si trattava di versare una birra, tentar di vendere una maglietta a un perditempo o rivolgere la parola ad un collega.. Cio' alfine sviliva le mie progettualita' e non ne permetteva la presa in considerazione. Infine noto una presenza sempre piu' marcata di un femminismo strisciante. Nel volto delle giovani che ancora indossano la camicette di studentesse noto gia' il ghigno di future manager. ma me ne frego. guardo con interesse a laos, Birmania e Cambogia.
NOTE ATEE
21dicembre2012-Immagino un contesto familiare ove vi siano, tra gli altri, un marito un po esuberante, una moglie possessiva ed un finocchietto. L'alleanza tra il finocchietto e la moglie e' inevitabile ed ambedue cercheranno di coercere l'uomo alla fedelta' coniugale. Il finocchietto un po per invidia ma soprattutto per una vocazione femminea all'ordine. La moglie per gelosia e per sua salvaguardia e tranquillita' personale. Ricorreranno entrambi a suadenti consigli, velate minacce, lusinghe, ricatti, controlli, lacrime ecc ecc. Ora se immagino di riprodurre su vasta scala questa configurazione vedo la Chiesa e la grande schiera delle comari. In tutto il mondo le religioni svolgono, ognuna a suo modo, un'azione di calmierazione sociale. Non vorrei sbagliarmi ma mi pare che per esempio vi siano dei comandamenti che invitano a non rubare o a non ammazzare. Il problema e' che per questa loro "intermediazione" pretendano. e spesso ottengano, porzioni di ricchezza materiale sin troppo esagerate. Inoltre, con sfacciata arroganza, si intromettono in questioni non di loro competenza. Non a caso esistono termini come "teocrazia" e "guerra santa". 
22dicembre2012- E' facile difendersi dai truffatori: basta ignorare le loro profferte. Piu' difficile e' evitare i danni che possono recarci le loro vittime. Si immagini di avere in casa un figlio tossicodipendente. Ancora piu' grave doversi confrontare con una massa di seguaci fanatici di una qualche predicazione. Immagino con angosia una societa' dove il 99 percento delle persone sono tesimoni di Geova o musulmani. Tremo alla sola idea. Eppure sotto la Chiesa Cattolica sino al 700 e' stato cosi' e molti furono i roghi. Mi chiedo se nei paesi comunisti, dove l'ateismo era in pratica la religione di stato, ortodossi, musulmani o cattolici subissero discriminazioni. Temo di si. Purtroppo anche l'ateismo puo essere manipolato ai fini della sopraffazione fisica o psicologica. Ma interpreti storiche di questa condizione umana sono per eccellenza le religioni.
23dicembre2012- Penso che ormai le religioni abbiano esaurito la loro funzione di calmierazione sociale. Sono obsolete. Penso che le leggi di uno Stato laico siano di per se sufficienti a garantire un vivere civile. Nulla di dogmatico o immutabile. Le leggi variano a seconda del periodo o del luogo, pur mantenendo tutte certi riferimenti stabili. 
23dicembre2012- Il farabutto e' quello che pretende gli altri facciano cio' che lui non e' disposto a fare. Provo repulsione per il Clero che vorrebbe imporre ai fedeli monogamia o castita'. Molti suoi rappresentanti disattendono i loro stessi insegnamenti quando indulgono nell'omosessualita' se non addirittura nella pedofilia. Alcuni addirittura ingravidano le parrocchiane. Piu' leggo i giornali e piu' cresce la mia repulsione per l'ipocrisia di molti religiosi. 
24dicembre2012- I vari dettami religiosi in linea di massima hanno riscontro colle legislazioni ma non sempre. E' in campo islamico che si verificano le piu' vistose aberrazioni. Si parla di uccidere gli infedeli e si riconosce agli uomini il diritto alla poligamia. Per non parlare delle pene in caso di adulteri femminili o di furti. I senegalesi tengono in talia la prima moglie ed in patria la seconda (e la terza). Nel periodo a Brescia e nei tre anni qui trascorsi ho avuto rapporti, anche non superficiali, con persone di ogni provenienza e di molte diverse fedi. Ogni situazione personale aveva un diverso grado di convinzione, sottili differenze colle altre in un contesto di diverse sfumature o imprevedibili comunanze. Infiniti gli anedotti. Volendo tranciare considerazioni un po immediate ho notato tendenza all'intolleranza ed al fanatismo negli islamici pachistani e nord africani. Un ateismo per inerzia, come eredita' non disconosciuta del comunismo, in russi, ukraini, moldavi e cinesi. Rilassatezza ed una certa ignavia nei musulmani senegalesi. Propensione al crimine nei musulmani albanesi. Asprezza nel carattere dei nigeriani, siano essi evangelici, musulmani o animisti. E cosi' via. Non bisogna poi dimenticare gli indu' numerosi sia a Brescia che in Tailandia. Ho conosciuto un idraulico bresciano, cattolicissimo, convinto che la Madonna e' lassu' nell'alto dei cieli ancora vergine. Tra gli ultimi arrivati in quel di Brescia ricordo c'era maggior insofferenza non essendosi neancora ambientati ed avendo piu' seri problemi di soldi. In tutti comunque c'era, se non la volonta', almeno la capacita' di rapportarsi a certe regole. Sia in Italia che qui ogni gruppo di nuovi immigrati ha un comportamento simile, condizionato dal codice locale. Infine vivendo qui conosco un'infinita' di buddisti. Molti per indolenza non approfondiscono la loro conoscenza di questa interessante filosofia esistenziale. Spesso colle offerte al tempio chiedono grazie in contrasto coi principi ispiratori. Un ottimo campo di osservazione e' costituito dal mio padrone di casa indu' che vive di fianco a me (la notte lo si sente russare). Ha una moglie, due figli e una figlia, due nuore e 4 nipoti. Tutte le mattine mi aspetta fuori per chiacchierare. Lui e la numerosa famiglia vivono in maniera del tutto normale. Molto devoto canta litanie tutte le sere rivolgendosi a un tempietto buddista. In occasione delle loro festivita' appende ghirlande di fiori ed accende lumini. Mi spiega l'importatnza di avere una divinita' a cui rivolgersi, non importa se appartenente ad un' altra fede. E' molto tollerante. Lui non si richiama ad un'unico Dio: l'nduismo e' politeista. Nel caso di cristiani e musulmani c'e' da chiedersi se essi venerino lo stasso Dio (in vesti diverse) o due divinita' distinte che si danno il turno dopo aver timbrato il cartellino. La mia convinzione e' ormai che chiunque rivendichi l'unicita' del proprio Dio fa un'affermazione fantasiosa e grottesca.
30dicembre2012- Personaggio singolare il mio padrone di casa. Durante le nostre chiacchierate non ha mai smesso di inquadrarmi e valutarmi. Il motivo principale era di sincerarsi che io non avrei avuto problemi a pagare l'affitto. La morosita' degli inquilini e' uno spauracchio universale. Proprio irei pero' ha toccato il tema delle fede religiosa. Non gli e' sfuggito che in casa mia l'unica immagine religiosa e' un piccolo Ganesh che mi ha regalato lui stesso. Sentendo puzza di bruciato ho evitato di palesare il mio ateismo. Gli ho spiegato che in Occidente in molti hanno abbandonato la praticanza religiosa. Quasi in tono di scusa ne ho individuato il motivo in una sorta di dilagante rilassatezza materialistica, priva di astio o conflittualita' verso la fede. In pratica mi sono definito un cattolico non praticante. Lui si e' dimostrato sinceramente dispiaciuto per me e per l'Occidente intero. Avrebbe voluto approfondire l'argomento ma, trattandosi di cosa troppo specifica, non possedevamo gli strumenti linguistici per addentrarci nel problema. potei cosi' fortunatamente evitare di entrare in contrasto con lui per banali problemi religiosi. Certamente in Italia non ho mai avuto problemi a sbandierare il mio ateismo, ma qui la faccenda e' diversa. Ad esempio quando sono andato al San Camillo a BKK per dei controlli, sulla scheda conoscitiva e sotto la voce religione ho scritto cattolico. A Brescia sono stato operato al San Camillo tre volte (due ernie e colecisti) ma non mi hanno mai chiesto a che religione appartenessi. Gli sforzi dell'indu' di ricondurmi alla ragione mi hanno ricordato quegli analoghi esercitati su di me, in modo garbato peraltro, dal professore di religione al liceo. Ecco un'altro ricordo che mi torna alla mente insieme a molti altri.
TIAB
25febbraio2013-Ormai sono troppo vecchio anche per la Tailandia. Qualche carampana quarantenne e' interessata alla mia persona ma seni cadenti e smagliature mi dissuadono dal prenderle in considerazione. Quelle piu' giovani, che mi piacciono, volgono lo sguardo altrove e non posso certo biasimarle. Torno a pensare che la mia fuga in Tailandia sia stata tardiva. A causa di cio' sto ora cercando di far venire qui la jessica in qualita' di studentessa di lingue. Non e' facile perche' per gli africani ci sono maggiori vincoli nel rilascio del visto. Lei ora in Italia soffre ed annaspa e sarebbe ansiosa di cambiare aria. Mi chiedo come mai, cosi' carina, Non abbia rimediato un principe azzurro nel Bel Paese. Clima ed ostilita' psicologica l'hanno ormai provata ed ora, paradossalmente, pare che anche lei veda la Tailandia come un ancora di salvezza. Si fosse decisa prima, ci saremmo potuti sposare a brescia! Ma le cose spesso vanno come vogliono loro. Torno a considerare questa situazione, si tratta di un falang che rimpiange la morosa in Occidente, un po grottesca. Di solito avviene il contrario. (nota del 24dicembre2017- il consolato tai nego' il visto alla Jessica e tutto ando' in fumo).
5giugno2013-Un capitolo a parte merita Tiab. Tempo fa sono andato vicino a casa per un banale massaggio collo e spalle (1 h 150 bath). Con mia sorpresa chi mi ha onorato di tale servizio e' stata una giovane bella isan, senza figli e nubile. Civettava e faceva moine al punto che mi son sentito autorizzato ad invitarla fuori dopo il lavoro. Siamo usciti tre volte tenendoci per mano per andare al cinema. Non ero interessato ai film ma tutti i miei garbati tentativi di baciarla sono andati a vuoto. Ero emozionatissimo per via della sua freschezza. In seguito lei ha eluso tutti i miei tentativi di uscire ancora assieme ed io non son piu' andato a trovarla. Giorni fa inaspettatamente dalla soglia del massaggio mi ha salutato con un ampio gesto della mano. Inerme l'ho avvicinata e lei mi ha invitato ad uscire assieme la sera stessa. E'voluta andare a Nana', dove non era mai stata, colla scusa che era curiosa di vedere quel luogo di "perdizione". In taxi al ritorno abbiamo fatto quanto bastava a farmi perdere la testa. Ieri sono andato a trovarla nella speranza di passare assieme un'altra serata e lei mi ha fatto una bella "sorpresa"! Premesso che sino ad ora non ha mai fatto concessioni sessuali ai clienti, mi ha informato che la prossima settimana andra' a fare il suo lavoro nella zona di Asok. Ha candidamente ammesso che li non manchera' di masturbare i clienti e che cio' la turba un pochino. Spera poi che tra loro ci saro' anche io. Probabilmente la famiglia la sta pressando con la richiesta di un maggior aiuto economico. Ora io sto riflettendo su come posso adattarmi a questa nuova e inaspettata situazione. Di solito in quei massaggi le ragazze hanno un giorno libero ogni settimana. Spero in quel giorno di poterla invitare fuori. Sono troppo attratto da lei ma come sempre, tutto dipende da cosa frullera' in quella deliziosa testolina. 
26luglio2013-Sono andato a trovare Tiab nel primo giorno di lavoro ad Asok, nel soi 23 a cento metri dal soi CowBoy. Informato per tempo sono stato sicuramente il suo primo cliente in quel suo nuovo ruolo. Ancora spaesata non si era neancora dotata della graziosa divisa del locale. Come avrei saputo in seguito l'acquisto dell'uniforme e' a carico delle ragazze: due ricambi a 800 bath. Nello stanzino l'ho baciata con foga approfittando della sua incertezza sul da farsi. Quando l'ho baciata sui floridi seni era perplessa. All'atto finale ero piu' emozionato di lei, dopo averla desiderata cosi' a lungo. Le ho rinnovato la mia dichiarazione d'amore e le ho promesso che sarei andato da lei di li a breve. Cosi' dopo qualche giorno mi sono presentato con una scatola di cioccolatini. Era in lei gia' avvenuta un'incredibile metamorfosi. Imbellettata e nella sgargiante uniforme sfoggiava gia' un'atteggiamento professionale. Nello stanzino con nonchalace mi ha confessato di aver gia' masturbato svariati clienti e di essere euforica per il denaro che cominciava a circolare nelle sue tasche. Ho avuto l'impressione che lei avesse ormai gia' eretto quell'impalpabile barriera che, a dispetto di nudita' e contatto fisico, divide il cliente dalla prostituta. Sono stato preso da sconforto. Nel corso del massaggio mi ha guardato come a farmi intendere che con poca spesa avrei beneficiato di quel servizio cosi' prezioso. Io, molto rattristato, le ho ripetuto che non volevo essere un cliente bensi' il fidanzato, e non avrei dato peso al suo lavoro. Forse impietosita mi ha regalato una bella sega senza nulla pretendere ma mi ha fatto capire che la sua susina me la potevo scordare. Infine e' stata molto gentile e si e' raccomandata che io tornassi. Confesso che ho sbirciato nella sua trousse per vedere se c'erano dei profilattici. La loro assenza mi ha confermato che il quel massaggio le ragazze non vanno oltre la masturbazione. Riflettendo sulla situazione ho compreso con rammarico che non potevo farmi alcuna illusione su di lei. Inoltre nel tempo sarebbe aumentata la spinta al cinismo ispirata dalle colleghe piu' esperte. Non mi sono sfuggiti gli sguardi invidiosi alla vista di quella banale scatola di cioccolatini.
30agosto2013-Sono tornato per due volte da Tiab. Ragazza ricca di sorprese mi si e' completamente concessa in ambedue le occasioni e senza protezione. Dopo una decina di minuti pero', andando le cose un po per le lunghe. me lo ha tirato fuori ed ha concluso colla mano tornando nei binari della normalita'. Infine con orgoglio mi ha informato che si era iscritta all'Universita' sulla Rhamkamheng. Avrei dato l'anima per lei ma ormai ho troppi anni sul groppone.
nota del 25dicembre2017- Ho in seguito incontrato Tiab svariate volte, al Big C sulla Rhamkamheng, solo per chiacchierare. Lei mi ha raccontato gli sviluppi delle sue vicende. Al massaggio ha incontrato un facoltoso ed accreditato corteggiatore. Questo sessantenne americano, venditore di software, l'ha tolta dal massaggio, le ha preso un mini e l'ha dotata di un mensile. Inizialmente l'ha trattata con distacco a livello di una semplice concubina. Non le permetteva di andare a casa di lui e lei doveva stare sempre nel mini ad aspettare i suoi comodi. Aveva poi una relazione parallela con una laotiana. La Tiab appunto voleva incontrarmi perche' io la consigliassi sul da farsi. Infine lei caparbiamente lo ha ricondotto alla ragione ed ora sono una coppia se non felice quantomeno normale. Ora lui su FB non fa che incensarla e cantarne le lodi. L'ultima volta che ho incontrato la Tiab, circa due anni fa, dopo cena siamo andati al cinema e nell'oscurita' mi ha concesso la piena disponibilita' dei suoi seni. Sono situazioni pericolose: si puo andar via di testa.
Microcomunita' khmer in Koh Chang
chi scrive abita attualmente in un complesso in muratura di una ventina di stanzoni singoli,con tetto in ethernit. La costruzione e' decisamente misera ma e' volta unicamente a fornire un riparo e un minimo di intimita' agli occupanti.Sotto la tettoia antistante le porte un rubinetto traballante ed un fornello a gas consentono di cucinare.Ci troviamo a qualche centinaio di metri da una delle tante spiagge di Koh Chang. Sulla corrispondente riva del mare vi e' il grazioso albergo i cui proprietari offrono gratuitamente alle maestranze(oltre al vitto negli orari di lavoro) gli alloggi sopra descritti.Grava su di essi,sulla collina soprastante, una autentica giungla tropicale,come quelle dei documentari di Piero Angela.Vi e' grande abbondanza di insetti (zanzare a migliaia) e presenza saltuaria di scolopendre e scorpioni. Stando alle varie testimonianze si sono verificati alcuni casi di dengue.Infine l' avvistamento di un piccolo cobra ha convinto tutti gli adulti, compreso chi scrive , a far sempre molta attenzione a dove si mettono i piedi.Stando ai vecchi graffiti ed alle sbiadite scritte sui muri gli occupanti erano in origine thai, cioe' dieci o quidici anni fa. Ora sono tutti cambogiani, in prevalenza giovani donne.Trovandosi qui da qualche anno sono tutti bilingui e qualcuno mastica pure un discreto inglese.Alcuni sono praticamente semianalfabeti sia in thai che in khmer. In patria non sono andati oltre la seconda elementare e qui non hanno mai svolto alcuno studio.Come si puo intuire si tratta di donne addette alla pulizia delle stanze, di cameriere, di cuciniere e di addetti alle manutenzioni varie. L'incarico piu' prestigioso e' quello di capo cuoco.Qualcuno e' manovale presso imprese edili ma il fatto di esser sposato con una lavorante dell'albergo gli consente di dividere gratuitamente con lei lo stanzone.Chi scrive e' ufficialmente fidanzato con una cameriera per cui gode dello stesso privilegio. Questa comunita' di cambogiani, circa una trentina, ha caratteristiche sostanzialmente positive. Non vi sono screzi di particolare importanza, vi e' scarsa propensione al pettegolezzo ed il sentimento imperante e' di una discreta solidarieta' reciproca. Quale esempio inoltre della loro gentilezza e' il fatto che spesso parlano tra loro in thai per non escludere dalla conversazione chi scrive.Non si notano poi spiccati atteggiamenti maschilisti negli uomini che anzi spesso si fanno carico di incombente tipicamente femminili. La immancabile competizione sociale verte su cose di poco conto come il motorino o la collanina d'oro.Senza voler dare interpretazioni idilliache forse tale situazione e' una scelta obbligata per una minoranza di espatriati in un paese ospitale si, ma soprattutto coi danarosi turisti.La mattina i khmer sciamano tutti al lavoro e rientrano verso sera, si siedono e chiacchierano. Se c'e' da festeggiare bevono molta birra e liquori inclassificabili e guardano la boxe in tv. Lavorano a volte sino sino a 12/14 ore ma sempre a ritmi blandi e fruiscono di pochi giorni di riposo. Ora in giugno per via delle piogge e l'assenza di turisti molti sono a spasso per qualche settimana e, per l'occasione, rientrano in patria. Li potranno beneficiare della riconoscenza loro dovuta da parte di genitori e congiunti li rimasti. Le rimesse di denaro durante i mesi di lavoro sono state vitali per la sopravvivenza della famiglia di origine. Questo aiuto economico e' spesso frutto di privazioni quando addirittura coppie con figli, quindi gia' in affanno, devono spedire soldi a genitori neppure tanto vecchi o a parenti sfaccendati. Anni orsono vi era pure il disagio della clandestinita' ma ora hanno tutti la carta d'identita' thai anche a seguito dei controlli piu' accurati da parte della polizia.Si raccontano storie avventurose su come si espatriava ma vi era un sistema principale. Nottetempo montavano su un barcone sulla costa cambogiana nei pressi del confine e dopo un paio d'ore sbarcavano sulla costa tailandese.
Ora chi scrive, essendo ancora sensibile al fascino femminile a dispetto dell'eta', vorrebbe toccare un argomento un po particolare, diciamo a livello di pruderia.La realta' di microcomunita' sopra descritta si ripete praticamente uguale nell'ambito di ogni albergo o resort.Una valutazione molto approssimativa potrebbe stimare la presenza di khmer sull'isola sul paio di migliaia. Ai sopraddetti vanno aggiunte le massaggiatrici che la notte dormono sugli stessi materassini dove di giorno recano conforto a corpulente turiste russe o francesi. Chi scrive spesso si reca in ristoranti o piscine dove non e' conosciuto e li immancabilmente riceve le attenzioni di giovani cambogiane che solitamente esordiscono colla domanda diretta se egli gia' si accompagni a una thai. Nelle khmer c'e' un velato e inconfessabile sentimento di inferiorita' verso le thai e sarebbero timorose ed esitanti nel competere con una di esse. Ma ovviamente se il falang fosse single potrebbero farsi avanti. Il loro fascino non e' frutto di una particolare cura di se o di un comportamento studiato e mirato. Sono molto semplici e sin troppo dirette ma emanano una spontaneita' e una naturalezza struggenti. Va detto per chivolesse cimentarsi nel corteggiare una di loro che koh Chang e' un ambiente puritano, ben diverso da altri lidi. Le cambogiane che qui lavorano hanno una morale piuttosto rigida e salvaguardano la propria dignita' a costo di sacrifici e rinunce. Generose e affettuose sono irremovibili su due cose. La prima e' il matrimonio, necessario coronamento di un amore sincero, e ad esso si accompagna la volonta' che lo sposo paghi la dote ai genitori di lei. Poco importa se l'unione sia solo di coscienza celebrata al tempio o frutto di complessi iter burocratici presso ministeri e ambasciate che culminano nel matrimonio assolutamente legale e in piena regola.(un po di pragmatismo non guasta). Solitamente la dote si aggira sui 100mila bath ed e' reale, nel senso che non viene restituita segretamente allo sposo a cose fatte come spesso avviene in Tailandia. Questa pratica e' inaccettabile per un occidentale e particolarmente odiosa quando, per esempio, i futuri suoceri sono piu' giovani.Per la curiosita' di chi legge va detto che, cosa piuttosto prosaica, se la ragazza e' vedova o divorziata nessuna dote e' dovuta.
Il secondo irrinunciabile elemento e' la maternita' , cui esse tengono moltissimo, mosse da un desiderio intenso e naturale. Nella piccola comunita' qui descritta vi e' una coppia, lei cameriera e lui manovale, che ha un figlio di un anno. Con molti sacrifici riescono a prendersene cura ed il bimbo e' in piena salute e sempre sorridente. Nelle altre giovani cambogiane non c'e' invidia ma bensi' sincera ammirazione ed il desiderio di diventare madri a loro volta. Un certo fatalismo e la personale esperienza di vita fa loro auspicare la maternita' a dispetto di una situazione logistica ed igienica che farebbe inorridire qualunque donna occidentale.
Circa la cura dei figli va riferita una realta' molto interessante. Le autorita' locali hanno provveduto la comunita' khmer nell'isola di un centro accoglienza diurna dei bambini di eta' tra i tre e i dodici anni. Si tratta di un edificio in legno non molto grande con aula, cucina , refettorio e spazi ricreativi. Si trova praticamente in piena giungla sul fianco di una collina e dista circa due chilometri dalla costiera. Lo si raggiunge su di una stradina sterrata e durante la stagione delle piogge la cosa non e' agevole. Viene indicato come CAMBODIAN KIDS CARE CENTER. A condurlo sono una fantesca tuttofare ed un educatore thai che parla inglese ma non khmer. Chi scrive ha visitato questo complesso un unica volta ma ha potuto parlare a lungo con l'insegnante. Quest'ultimo chiarisce con orgoglio che lo scopo principale della struttura e', oltre ovviamente all'alfabetizzazione nella lingua thai, comunicare ai bambini i valori, la cultura e le tradizioni del Paese ospitante, favorendone cosi' la piena integrazione. L'insegnamento avviene in un contesto un po caotico. A volte i bambini svogliati abbandonano i banchi per andare a giocare o bisticciano tra loro. Bisogna riconoscere all'educatore una gran dose di pazienza e molto spirito di dedizione, avendo lui a che fare con circa una sessantina di essi. A volte ricorre a leggere punizioni fisiche come bacchettatine sulla testa, ma piu' spesso usa il rimprovero verbale. Insegna anche matematica e inglese. L'affettuosita' ed i sorrisi che questi bambini riservano agli occasionali visitatori sono commoventi. Anche il piu' avaro alla fine mette qualche soldo nella cassetta delle offerte. Si tratta davvero di un luogo singolare dove imperano la spontaneita' e la gaiezza infantili.Tutto quanto detto sinora descrive il contesto umano col quale si rapporta chi scrive. E' una esperienza molto particolare, fatta di cose semplici ma autentiche. Qui sono assenti le raffinate ed involute, indubbiamente affascinanti, schermaglie psicologiche d'Occidente. Lo spessore dei rapporti umani corre sul filo di una immediatezza che puo pero' avere aperture emotive improvvise. Chi scrive vorrebbe infine rivolgere ai "non addetti ai lavori" un consiglio tra il serio ed il giocoso: non lanciatevi in avventure di questo genere!
PREAMBOLO
a mio parere esistono tre tipi di beni fruibili: i primari, i secondari e gli intermedi
Per i primi intendo quelli da cuidipende la sopravvivenza fisica come cibo acqua aria tetto e riscaldamento nei climi freddi. Possono variare nella qualita' come nel caso dell'acqua di rubinetto rispetto alla costosa Fiuggi. Diciamo che quando in essi lusso e raffinatezza esuberano rispetto al mero scopo naturale, come in una villa hollywoodiana o in un'aragosta in bellavista, vi e' una forte componente secondaria. In Occidente disponiamo dei beni primari in modo cosi' abituale e consolidato che inconsciamente ne trascuriamo l'essenzialita', salvo rammentarla in casi particolari come l'internamento in un campo di concentramento o un avaria aerea sulle Ande. Si pensi poi ad una sventurata donna del Sahel che per rimediare un bidone d'acqua deve scarpinare per chilometri. Facile immaginare come sia predisposta al fatalismo ed alla superstizione
I beni secondari sono stati inventati, elaborati e approntati dall'uomo nel corso della sua evoluzione tecnologica e sono volti ad avvantaggiare la fazione sociale che li possiede. Per fare dei banali esempi cito automobili , armi, telefonini ....trattori e quant'altro. Non sono direttamente legati alla mera sopravvivenza fisica e non hanno neppure un aggancio diretto colla fisiologia naturale dell'essere umano. Sono pero' operativi. Sempre ricorrendo ad esempi e' chiaro che un commesso viaggiatore con auto ha piu possibilita' di vendere di uno appiedato ed un mediatore con cellulare piazza piu' case di uno che ne e' sprovvisto. Ma e' altresi' evidente che grandi uomini del passato hanno avuto pienezza di vita e pieno riscontro emotivo pur essendo esclusi dall'uso di beni secondari moderni. Certamente Giulio cesere si e' pienamente realizzato pur senza aver mai ascolotato una radio e non si puo dire che Alessandro Magno fosse un provincialotto perche' non ha mai tirato al piattello
venendo infine ai beni intermedi da essi non dipende la sopravvivenza fisica, ma sono cosi' compenetrati nella struttura umana interiore che la loro mancanza causa un grave disagio esistenziale. Penso siano tre 
1-il riscontro sociale che nei casi migliori e' caratterizzato da stima, ammirazione, rispetto e financo invidia e timore.
2- la fruizione estetica che ad esempio puo essere supportata da un Picasso in salotto o dalla frequentazione delle rappresentazioni teatrali
2-l'ottenimento di gioie affettive e sessuali 
In genere in Occidente, dando per scontata la disponibilita' dei beni primari, ci si concentra su quelli secondari e intermedi che sono indissolubilmente legati tra loro e interdipendenti.Il conseguimento dei beni secondari in gran quantita', non ultimo il denaro, indica la superiorita' e le maggiori qualita' di chi ne e' artefice. Nella normale dinamica della competizione biologica tra maschi, in questo caso in campo umano, individua gli elementi di maggior valore. E' infine premessa per l'accesso ai beni intermedi. Se un tempo chi cavalcava un cavallo era ammirato dalle donne ora lo e' chi guida una Ferrari. Cosi' pure e' ossequiato ed invidiato chi ha reddito elevato ed in virtu' di esso puo, ad esempio, andare tutti gli anni a Salisburgo ad ascoltare Mozart. Fine del preambolo
Quanto detto mi permette di inquadrare molto brevemente una molto particolare condizione, che mi riguarda, che caratterizza gli uomini occidentali espatriati in Indocina ( o in SudAmerica ) Forse molti di quelliche la conoscono di persona saranno d'accordo con me.In questa situazione l'appagamento estetico sara' fornito dalla bellezza e avvenenza della immancabile fidanzata di turno che sara' pure molto generosa nel dispensare gioie affettive e sessuali. Resta la faccenda spinosa del lavoro e del riscontro sociale. hiunque, a meno che non sia uno sprovveduto, sa distinguere tra adulazione e sincera stima. Comprende poi che il lavoro, che spesso non c'e' almeno inizialmente, e' la chiave essenziale per ritagliarsi una nicchia nel contesto sociale. 
Ecco perche' spesso i falang, una volta saziati gli appetiti sessuali mai appagati in Occidente ed ormai saturi di "figa", iniziano una ricerca spasmodica di una qualche collocazione lavorativa, a volte in maniera ingenua e velleitaria.

Quando l'espatrio e' nelle vesti di conquistatori

Sul finire dell'83 andai al pranzo di festeggiamento delle nozze d'oro del mio prozio paterno novantenne. Tra la quarantina di invitati io ero l'unico a non aver passato molti anni in Somalia, anzi non ho mai messo piede in Africa. Erano tutte persone che dopo aver vissuto per decenni a Mogadiscio erano rientrate in italia all inizio degli anni sessanta. Tutto il pranzo fu una rievocazione dei loro bei tempi andati e nei racconti si fece uso di termini anglosassoni e zwaili. Io filtrai due cose. La prima era che il loro stile di vita era di stampo anglosassone e si svolgeva come nelle colonie inglesi. Per esempio l'uscita serale al club di marito e moglie con partitelle a bridge o canasta era impensabile nell'Italietta fascista di allora. La seconda era che questa comunita' di italiani costituiva una sorta di enclave e non vi era alcuna volonta' di aver coi negri rapporti volti ad un reciproco arricchimento. 
Questo mio prozio era andato ancor giovane in Somalia e li aveva aperto un negozio di vendita e riparazione radio. Si era sollazzato colle negre sino alla quarantina finche' l'obbligo sociale al matrimonio lo spinse a sposarsi per procura con una trentenne nubile conterranea che lo raggiunse. Stando ad indiscrezioni lei, una volta a Mogadiscio, si sollazzo' colla servitu' maschile di colore. Si evince che i negri erano visti come oggetti sessuali a grandezza naturale e non era pensabile il matrimonio con uno o una di essi.
Nella casa a trento del mio prozio c'erano pelli di leopardo e uova di struzzo e tra i suoi racconti piu eclatanti un mese a letto coll'ameba e l' incontro ravvicinato con un leone. A parte cio' in lui e nella moglie non v'era, a mio avviso, traccia di una lunga permanenza in un luogo cosi lontano e diverso. Nel loro comportamento e modo di ragionare erano in armonia coi coetanei italiani che non si erano mai mossi dal bel paese. Se fossero stati quarantanni in Sicilia e avessero raccontato di scorpacciate di fichi d'india e di bettute di pesca al pesce spada non sarebbe cambiato nulla.
Quando si va in un paese straniero nelle vesti di conquistatori si rischia di isolarsi nel culto delle proprie convinzioni, abitudini e presunta superiorita'. Si perde l'occasione di rapportarsi a realta' e culture diverse. Personalmente cio' che piu' apprezzo nei miei sette anni in Tailandia ,come Brad Pitt in Tibet, e' di essermi calato in un contesto ove morale e valori sono diversi da quelli che mi avevano accompagnato in precedenza. Vivere sempre nello stesso posto induce fatalmente la convinzione inconscia che che la propria sfera culturale, religiosa e comportamentale rivesta un valore irrinunciabile e universale, tanto e' radicata in noi. Acquisire una mentalita' apolide per contro non e' agevole ed a volte richiede abiure. Ammirevole comunque lo sforzo di emigrati che, non potendo imporre alcunche', costituiscono enclaves come Little Italy o China Town dove in tono dimesso mantengono usi e costumi d'origine. Io ritengo che quando ci si confronta con una cultura diversa sia meglio ricorrere a complesse manovre fatte di aggiustamenti, compromessi e pazienti comprensioni delle diversita'. A volte e' necessario ricorrere alla simulazione per non palesare il proprio disprezzo per usanze inaccettabili quale potrebbe ad esempio essere l'infibulazione. Ritengo un errore rinunciare anche solo parzialmente al patrimonio culturale d'origine anche se spesso e' meglio coltivarlo nella propria interiorita' senza eccessive manifestazioni esteriori. Bisogna invece arricchirlo e diversificarlo nel confronto in atto. Ritengo infine ridicolo uniformarsi integralmente al contesto locale come fanno quelli che i francesi definiscono con scherno falang eponges.
Ora non e' piu' l'epoca della conquista di altri paesi con l'invasione in armi. Tutto avviene in base a meccanismi economici, in pratica in base alla maggior disponibilita' finanziaria.Qui in Tailandia , ma probabilmente anche altrove, falang sia pure in buona fede impongono la loro mentalita' ed i loro intendimenti ai thai che gravitano loro intorno, sborsando mazzette di euro. Bilanciano poi la cosa concedendosi in atteggiamenti "go native" come indossare il sarong o usare qualche frase in lingua locale. Poi la sera tra paricolleghi parlano di mercati azionari o di delizie balneari. Mi ricordano idealmente quel furiere della Wermacht nell'Ukraina occupata in un vecchio film in bianco e nero. Questi si rinserrava in ufficio, mangiava wurstel e si deliziava alla vista del ritratto del Furer esorcizzando cosi' l'ostilita' esterna. Ma i locali sono ingannevoli e sanno aspettare. Simulano rispetto e stima per l' "invasore" ma al suo primo passo falso o se finisce i soldi arriva un conto salatissimo
alla fine di tutta questa filippica mi viene una domanda poco pertinente. Quando la comunita' anglosassone in Australia ha cominciato a tollerare i matrimoni misti cogli aborigeni?

FREQUENTAZIONI
Tralasciando quelli che lavorano per multinazionali o grandi aziende, qui in Tailandia vi sono in pratica due categorie di espatriati. Quelli che conducono con successo una loro attivita' e quelli che io definisco, contro il mio interesse facendone parte, sbandati esistenziali. I primi vedono i secondi piu' che altro come occasionali clienti dei propri locali. Consci di costituire l'elite tra gli espatriati difficilmente concedono amicizia o confidenza ai secondi, anche per non incappare in richieste di prestiti o tentativi di truffa. Questi imprenditori si frequentano tra loro e prediligono colleghi della stessa madre lingua. Cerchero' ora di dare una sommaria veste a questo complesso di vicende umane richiamando alcune situazioni di cui sono testimone, senza far nomi o citare luoghi precisi.
Alla pasticceria viennese il proprietario, dopo aver lavorato al forno, intrattiene amabilmente connazionali e tedeschi che vengono a comprar pane o dolci da servire ai turisti nei loro locali. Chiacchierano, fumano parecchio e tutti masticano un discreto tailandese. Io, al contrario di Saverio, non so il tedesco ma intuisco che discutono sopratutto di problemi cogli indolenti lavoranti, siano essi thai o khmer. Una semplice occhiata e' bastata loro per collocarmi nella seconda categoria ed inoltre usarmi, almeno credo, sorrisetti ispirati dalla scarsa considerazione che hanno per gli italiani. In questa pasticceria pago a prezzo pieno caffe' e brioches come il piu' tartassato dei turisti, senza nessuno sconto. Maggior liberalita' mi usa , riconoscendo il mio stato, il meccanico cambogiano che affitta motorette e me le da a prezzi dimezzati. Purtroppo i miei numerosi e diversificati tentativi di vendere disegni sono tutti miseramente falliti ed ora reco quel marchio su di me. Quando i sarti indiani mi invitano nel loro negozio, scambiandomi per un turista, mi sento quasi lusingato. Mi consola comunque il fatto che sono in buona compagnia. Tra noi sbandati non ci sono barriere linguistiche, razziali, ideologiche ma sopratutto non ci sono quelle generazionali. Quando ero giovane mi sentivo imbarazzato alla sola idea di frequentare "anziani" ultracinquantenni, ma qui e' diverso. Puo capitare di passare una giornata con un ottantenne come con un trentenne. Parimenti le donne indocinesi riconoscono scarsa importanza all'eta' dell'uomo, a meno che non sia palesemente decrepito.
Gli appartenenti alle due categorie hanno in comune i motivi dell'espatrio dall'occidente. Possono essere di natura economica, di incompatibilita' comprtamentale o puo trattarsi di dissapori affettivi. Nei sette anni passati qui ho conosciuto decine di colleghi disadattati e va detto che nessuno di loro manifesta nostalgia per la terra d'origine. Vi e' piuttosto un certo disappunto per quell'innegabile stato di emarginazione (problema questo che non affligge gli imprenditori). Ognuno si ricava una logica esistenziale con il proprio stile ed in base alle proprie propensioni. Vorrei richiamare a tal proposito tre casi concreti che, grazie a numerose chiacchierate in compagnia, conosco bene. Si tratta di mister X ottantenne di Detroit qui da 15 anni, mister Y sessantottenne di Boston qui da 8 anni e mister Z fiorentino cinquantenne qui da 14 anni.
La vicenda di X e' piuttosto scabrosa. Reduce da due divorzi con figli e nipoti ha rapporti tormentati al punto che decide di stabilirsi a Pattaya a 65 anni, limitando i rapporti coi congiunti a telefonate o brevi rientri in patria. Il suo temperamento sanguigno lo spinge ad abusare delle opportunita' sessuali di quella ben nota localita', sino al punto di ospitare 5 ragazze contemporaneamente e godere dei loro favori. Si intuisce che una situazione cosi' estrema poggia sulla sventatezza delle giovani. Non a caso una muore di AIDS, la seconda di overdose e due di incidente motociclistico, la quinta da di matto. Anche in situazioni cosi' balorde, checche' ne dicano i benpensanti, si creano legami.Mister X, scosso dagli eventi, si trasferisce a Bangkok dove occasionalmente riceve in casa una compiacente vicina. Infine simula un infarto per non doverla piu' invitare ed ora vive come un recluso, tenuto in ostaggio da una perfida domestica isan. Riversa tutto il suo affetto (lecito ben inteso) sulla figlia di quest'ultima che ha cinque anni. E' orgoglioso di aver pienamente espresso gli ultimi scampoli di virilita' in questi luoghi cosi' favorevoli ma esprime una filosofia fin troppo maschilista. Io stesso, che pure ho un discreto passato di turista sessuale, sono rimasto interdetto alla visione del CD dove ha immortalato le sue prodezze amatorie a Pattaya.
Non che mister Y si tirerebbe indietro di fronte a certe opportunita' ma dispone solo di una piccola pensione maturata in Canada. Cio' lo obbliga a tenere una condotta parsimoniosa e morigerata, al punto che deve "accontentarsi" di una thai ultracinquantenne (alla lettura di questa frase le italiche femministe inorridiranno). Nel '69 ventenne fugge in Canada per non andare in Vietnam : chi puo criticarlo per questa scelta? Cio' pero' getta discredito e disonore sulla sua famiglia ed i suoi genitori ne sono risentiti. La frattura non si ricompone e le due sorelle si uniscono nel risentimento. Quando di recente i due genitori ultranovantenni passano a miglior vita a mister Y non arriva neppure un briciolo di eredita'. Il suo sostegno interiore sta nel coltivare e trar diletto dalla sua grande passione: gli scacchi. sono due i fatti che egli riporta con grande orgoglio. A diciott'anni sostenne una maratona scacchistica, riportata sui giornali, di 78 ore sempre sveglio, dove vinse la maggior parte del centinaio di partite sostenute. A diciannove scambio' quattro chiacchiere con Bobby Fisher, astro nascente, futuro campione del mondo e suo idolo ispiratore. Purtroppo a Bangkok e' difficile trovare degni avversari e troppo spesso si e' rassegnato a battermi con facilita'. Ogni volta mi rammaricavo di non opporgli sufficiente resistenza. Ora incontra in internet giocatori sparsi per il mondo o si studia le partite dei gran maestri. Diciamo pure che la sua passione e' edificante rispetto a quella di mister X.
Ancor piu' edificante e' lo spirito che anima mister Z. Padre di due ragazzini rivolge loro cure affettuose e dimostra una dedizione ammirevole. Del tutto privo di un affetto femminile denuncia qualche sbandamento interiore ma in qualche maniera riesce a tirare avanti. La ex compagna thai, per via della quale i due figli sono cittadini tailandesi, e' andata a vivere all'estero con uno straniero e spedisce mensilmente qualche soldo. In pratica mister Z i suoi soldi li ha finiti ed ha sbarcato il lunario sinora anche grazie ad una rimessa mensilein denaro da parte dell'anziano padre. purtroppo questi e' deceduto pochi giorni fa e la sorella, che ha preso in mano la situazione, lo ha freddamente informato che dall'Italia non sarebbe arrivato piu' niente. Certamente mister Z ha le sue colpe. Ritrovarsi a 50 anni senza reddito non puo essere casuale. Cio' che mi rattrista e' che, a causa di beghe tra adulti e loro grettezze, ne van di mezzo i bambini. Ora sui due grava lo spettro dell'orfanatrofio o forse la convivenza con una rude zia materna che, avendoli gia' ospitati in passato, ricorreva a volte ad una stecca di bambu'.
In fondo tutti cercano di comunicare la propria filosofia, anche in questo contesto cosi' diverso da quello occidentale. Io stesso faccio altrettanto scrivendo questi post.
IL GIRO DELL'OCA
Di solito faccio i miei controlli medici al Camillian Hospital di Bangkok il cui direttore e' un religioso veneto sulla sessantina che vive qui da una quarantina d'anni. Persona di grande sensibilita' e gentilezza non manca mai di assistere i pazienti italiani durante le visite coi medici. A volte la comunicazione in inglese e' problematica per cui la sua perfetta conoscenza della lingua locale e' un'autentica benedizione. Posso sbagliarmi ma penso anche che la lunga permanenza a Bangkok lo induca a giudicare con una certa indulgenza le marachelle dei falang. Contrariamente alcuni laici italiani stilano giudizi perentori ed inappellabili dall'alto del loro rigore morale. 
Qui la sanita' e' un po come in Italia qualche decennio fa e si prescrivono farmaci con una certa disinvoltura. Si asseconda la volonta' un po infantile del paziente di contrastare sbrigativamente i sintomi cool'assunzione di una pilloletta o pasticchetta che sia. Nel contempo negli ospedali privati, spesso costosetti, si vede il paziente piu' come un cliente e ad arte viene gonfiata la gravita' dei sintomi favorendo cosi' ricoveri o terapie complesse.
Sul finire di novembre avevo l'appuntamento collo specialista appunto al Camillian. Io in questo periodo sto in localita' Kai Be sull'isola di Koh Chang ed il viaggio a BKK richiede circa sette ore ed almeno un pernottamento. Ci devo comunque andare per comprare cose qui nell'isola introvabili. Koh Chang, ricchissima di spiagge, alberghi e ristoranti e' invece carente a livello di beni di consumo un po specifici. Colpito da un'influenza debilitante devo disdire l'appuntamento. Una volta convalescente, avendo finito le medicine, decido di andare all'ospedale pubblico di Trat che e' il capoluogo del distretto sulla terraferma.Il viaggio su mezzi pubblici richiede meno di tre ore. L'ospedale e' affollatissimo e destreggiarsi nei suoi meandri richiede un minimo di conoscenza della lingua, se no e' dura. Ottengo di esser visitato col numero 29 e gia' mi rassegno a dover attendere chissa' quante ore, quando accade un fatto inaspettato. Lo specialista arriva un po in ritardo alle dieci e mazza e non indossa neppure il camice. Visita tutti in maniera veloce senza che la porta dell'ambulatorio sia mai chiusa in quanto nessuno dei ventotto che mi han preceduto ha dovuto spogliarsi. Penso che per tutti, me compreso, si sia trattato di un occhiata ai risultati delle analisi e la riconferma dei farmaci gia' assunti. Sta di fatto che all'una potevo gia' tornarmene a casa, ma a questo punto mi arriva un messaggio sul telefonino.
Un amico che ha un'agenzia turistica a Bangkok mi prega di dare accoglienza il giorno dopo a Koh Kood ad una coppia di turisti italiani. Chiaramente si impegna a rifondermi le spese del caso, circa 2500 bath, e nulla piu'. Pernotto a Trat e la mattina seguente prendo il tuk tuk per Lem Sok dove mi imbarco alle 10 per Koh Kood. Son ben felice di poter visitare questo paradiso tropicale di cui tutti quelli che ci son stati parlano estasiati. Raggiunta l'isola resto incantato per la sua incontaminata bellezza naturale. La costa occidentale e' disseminata di deliziose spiaggette, non troppo vicine l'una all'altra. A ridosso di ognuna, ben camuffato tra la vegetazione lussureggiante, c'e' un resort costituito da basse costruzioni in armonia col paesaggio. Il breve tragitto dall'imbarcadero al resort mi fa notare che pure l'unica strada che si snoda all'interno dell'isola e' ben calata tra il verde e ben poco trafficata.Sono praticamente assenti le abituali bancarelle ai suoi bordi o le abitazioni fatiscenti. Una scorsa ai cartelli stradali mi indica la presenza di un ospedale, della stazione di polizia e di due cascate, evidentemente meritevoli di esser visitate. 
Giustifico la mia presenza presso le due impiegate thai della reception, graziose ragazze sui 26/27 anni, verso le 14,30 in piena calma pomeridiana. Mi offrono da bere e si siedono al mio tavolo, iniziando a conversare con me e rivolgendomi svariate domande. Inevitabile la curiosita' circa la mia provenienza e se io abbia gia' una moglie thai. Sorpresa suscita il fatto che la mia fidanzata sia khmer in quanto i cambogiani non son tenuti in alta considerazione. Quindi si dolgono sinceramente della loro troppo limitata conoscenza dell'inglese. Spiego loro che per perfezionare questo idioma il sistema migliore e' trovarsi un fidanzato falang, ed essendo loro cosi' carine non dovrebbero aver problemi in tal senso. Qui la discussione si anima e loro si lamentano che i turisti a Koh Kood siano quasi esclusivamente coppie attempate. Effettivamente quell'oasi di quiete non e' adatta ad ospitere turisti giovani. Le due sono single ed ora son io a sorprendermi che non abbiano un fidanzato thai. Ipotizzo che i loro coetanei siano piu interessati alla boxe o alle moto sportive che alle donne e che, come corteggiatori, siano poco romantici. La loro espressione di rassegnata costernazione costituisce un implicito assenso. Se e' vero che noi occidentali siamo sensibili al fascino dell'Oriente, e' altrettanto vero che le thai sono attratte dal fascino degli occidentali, pur se questo appare a noi come normalita'. Molte di loro sognano di impalmare un falang, soprattutto quelle che vi sono a contatto per motivi di lavoro. Inseguendo questa chimera possono disdegnare il corteggiamento un po rozzo e brutale dei connazionali. I maschi sono perlopiu' affascinati da beni tecnologici occidentali come ad esempio una Ferrari o una BMW. In effetti non ho mai visto un thai sbavare dietro a una ragazza falang. Una volta ad un adolescente ho contestato il fatto che , non sapendo l'inglese, non avrebbe mai potuto corteggiare una occidentale, al che lui ha replicato che non gliene fregava niente. Mi ha spiegato che in Tailandia di donne ce n'e' fin troppe e che, se la posta in gioco fosse un inglesina, lei dovrebbe imparare il tailandese (campa cavallo che l'erba cresce)
Terminata l'accoglienza , per non gravare troppo sulle tasche del mio amico, vado a dormire in un resort che offre anche capanne di paglia minuscole e puzzolenti, con bagno comune, a pochi soldi. Li passo una notte da incubo con le zanzare che vanno e vengono. Il mattino, con mio sollievo, prendo la speedboat che mi riporta a Koh Chang assieme ad una ventina di turisti saliti in vari imbarcaderi lungo la costa. In pratica ogni resort ha un imbarcadero. Il forte vento ed il mare mosso riempiono di schizzi d'acqua il ponte dell'imbarcazione per cui arriviamo tutti bagnati fradici a Kai Be. Corro a casa a cambiarmi e qui finisce l'avventura del signor Bonaventura.
Della dignita' e delle pene.
7gennaio2017 - All'eta' di 5 anni avevo gia' la televisione in casa. Mi capito' di vedere un film sulla crocefissione di Gesu' Cristo e mi misi a piangere. Fui canzonato da mio fratello che aveva 10 anni. Nei successivi 60 anni, a meno che non si trattasse di persone per me detestabili, mi sono sempre commosso alla vista delle altrui pene. Anche se dopotutto lo stato di commozione puo avere una svolta egoistica: il disagio interiore per non poter recare aiuto agli afflitti puo essere evitato ponendosi a distanza. Non si e' testimoni di tristi eventi per un banale fatto di lontananza e ci si sente quindi rinfrancati e sollevati. sicuramente in questo stesso momento molti innocenti bambini stanno morendo di fame o AIDS, ma e' sufficente non guardare in tv i documentari che ne riportano le immagini per non esserne coinvolti. Io ho al riguardo una mia opinione particolare che nessuno condivide ma che in un certo senso mi mette in pace colla coscienza. Nella naturale e inevitabile competizione in campo umano, che comunque e' la principale spinta all'evoluzione, le fasce piu' povere reagiscono al loro stato di emarginazione facendo piu' figli. Ricorrono inconsciamente ad un meccanismo che statisticamente puo favorire una rivalsa generazionale. Cosi' facendo rialimentano e mantengono la componente di popolazione che versa in indigenza e soffre di carenze alimentari. Mi spiego anche con un esempio. Se per ipotesi, grazie alla tecnologia, si riuscisse a produrre cibo sufficiente per tutti gli abitanti ne deriverebbe un incremento demografico che riporterebbe la situazione al punto di partenza.In pratica, sempre secondo me, il problema di un 20/30 percento di popolazione che patisce la fame non ha soluzione. Ora queste considerazioni ed il fatto che non ho la tv dovrebbero mettermi al riparo ma non e' cosi'. Spesso invidio quelli che, privi di empatia, non hanno di questi problemi. Come ho gia' scritto nei post precedentiio mi trovo in un complesso in muratura di una ventina di stanzoni pressoche' fatiscenti popolato da cambogiani emigrati a Koh Chang. Siccome qui la vita si svolge sotto gli occhi degli altri si e' testimoni, volenti o nolenti, di quanto accade.Di recente alcuni fatti piuttosto penosi sono avvenuti nell'ambito di questa singolare comunita'. La necessita' di fronteggiare le rimesse in denaro ai genitori in patria (una voragine senza fondo contro la quale nessuno osa ribellarsi) e le spesucce quotidiane mal si accordano coi bassi stipendi. Gli orari di lavoro lunghi e la rarita' dei giorni liberi generano stanchezza che a sua volta favorisce irritabilita' e insofferenza. Le donne, piu' pazienti degli uomini, dimostrano maggior capacita' di sopportazione e rivolgono ai mariti continui inviti alla parsimonia e alla moderazione. Ora, anche a causa delle feste, in alcune serate gli uomini hanno ecceduto nel bere birra, sottraendo cosi' denaro alle gia' magrissime economie. Le blande proteste delle donne non sono sfociate in seri litigi ma si legge nei loro occhi preoccupazione, tensione e frustazione. Cio' mi causa pena e la speranza che gli uomini si ravvedano temo sia vana. La mia esperienza di vita anzi pi porta a considerare che tali situazioni possano evolversi in senso positivo ma facilmente si deteriorino nel protrarsi di una incerta e risicata quotidianita'. Ammirevole nelle donne il senso della propria dignita' al quale si aggrappano quasi con disperazione ma che le allontana da facili tentazioni quali il furto o il meretricio. Tra loro vi e' una ex prostituta in patria che ora ha una condotta irreprensibile. Il caso piu' penoso e' comunque avvenuto nella mia cerchia familiare. Giorni fa la sorella maggiore della mia morosa si presenta in lacrime e chiaramente in preda alla disperazione. Il figlioletto di un anno e mezzo, che vive a Phnom Penh coi nonni paterni, ha la febbre molto alta ed i medici si rifiutano di visitarlo non essendoci soldi sufficienti. E' facile immaginare lo strazio di questa donna che non puo assistere il figlioletto e neppure ha i 2000 bath da spedire con urgenza. Io non sopporto la vista di una che piange, sopratutto di una che conosco bene e so essere buona come il pane. Faccio per darle i 2000 bath ma le due temono che questo aiuto possa urtare la suscettibilita' del marito non ancora rientrato dal lavoro. Contrariamente alle mie abitudini mi incazzo e la obbligo ad accettare i soldi , colla certezza che non li avrei piu' rivisti. Ma questa ragazza ha un altissimo senso della propria dignita' e me li restituisce dopo due giorni. Fortunatamente il bambino era migliorato senza l'intervento dei prezzolati medici (ma devono pur vivere anche loro!) A pericolo scampato tiro in disparte la cognatina e le spiego che se dovessero ripetersi emergenze di questo tipo lei dovra' rivolgersi direttamente a me senza dire niente alla sorella o al marito.
Questa ammirevole preservazione della propria dignita' mi riporta alla memoria un fatto nella Bangkok di tre o quattro anni fa. In quel periodo facevo colazione la mattina presto in un bar al piano terra di un condominio/albergo. Nei pressi vi era un complesso di baracche di lamiera che ospitava un centinaio di manovali edili birmani. Quasi tutti giovani, sia uomini che donne, verso le 6,30 si avviavano a piedi in fila indiana a lavorare in un cantiere. A volte sotto quelle braghe cascanti, quei larghi camicioni a quadri ed i cappelli a larga tesa si celevano autentiche bellezze. Essendo all'epoca single provai a parlare con un paio di donne ma queste arrossirono ed abbassarono gli occhi. Mi fu spiegato che non parlavano thai. La sera tornavano tutti assieme sporchi, sudati e distrutti dalla fatica di dieci ore di lavoro. Vivevano in una situazione di isolamento sociale rispetto al contesto thai e ricevevano istruzioni nel lavoro da caporali bilingui. Nel campo di baracche avevano trasposto l'atmosfera e la filosofia dei villaggetti rurali di provenienza. Ben diversa la condizione delle belle e sfrontate thai che al matttino presto, con abiti scollacciati ma costosi, rientravano per dormire al condominio da Nana' o Asoke, cioe' la nightlife di BKK.Inevitabilmente si incontravano colle pressoche' coetanee birmane. Queste spesso rivolgevano sguardi di riprovazione, quasi di commiserazione, alle thai ma queste non mancavano di coraggio e non si sentivano certamente in fallo. Abituate a fronteggiare la feccia falang di tatuati e alcoolizzati, non si scomponevano e sostenevano gli sguardi senza problemi. Alla fine erano le birmane ad abbassare gli occhi e forse , nel proprio intimo, provavano una inconfessabile invidia. In questo titanico scontro tra dignita' e denaro purtroppo la prima aveva la peggio.
Tornando alla tristezza causata dalla sofferenza altrui vorrei citare quanto mi ha detto il religioso direttore del Camillian Hospital di BKK. Egli si deve rapportare quotidianamente a situazioni estremamente penose, oltre che in ospedale anche nel centro assistenza portatori di gravi handycap e nel centro cura malati di AIDS. Non puo defilarsi spegnendo la tv o andando in vacanza sulle Alpi bavaresi. Lui trae conforto e lo comunica agli sfortunati nella sua incessante opera di testimonianza di Gesu' Cristo. In essa si trovano sollievo ed accettazione della sofferenza. Spero di non aver travisato quanto mi ha detto. Io, in quanto ateo, posso solo proporre e condividere la desolata constatazione di quanto penose ed irreversibili siano certe situazioni.
LA DOTE
2 febbraio 17 - A Bangkok ho abitato in una townhouse in zona OnNut. Le facciate delle abitazioni erano decorose ma nel retro le terrazze/cucina, protette da inferriate contro i furti, davano su uno squallido agglomerato di baracche di lamiera. Tra questi abituri si snodava una stretta camminatoia di lastre di cemento sconnesse e ingrigite. Ai bordi si notavano rivoli di liquami vari e rifiuti. La presenza di questo slum garantiva la sera nelle townhouses incursioni di sorci, zanzare e scarafaggi. L'accesso alle baracche partiva dallo stesso vicolo che serviva casa mia, per cui tutte le mattine a piedi ne incrociavo gli abitanti. Due anni e mezzo fa, tra essi, una giovane insisteva nel sorridermi per cui mi decisi ad invitarla a cena. La sera si presento' con la sorella e la nipotina a garanzia della propria integrita', e li inizio' il mio rapporto cogli immigrati Khmer. Preciso che la bambina era thai come il padre. Dopo un paio di uscite analoghe la sorella maggiore mi convoco' a colloquio nella sua "magione". Fui scioccato dallo squallore che regnava al suo interno e ne risparmio la descrizione a chi legge. Se qualcuno per una morbosa ma comprensibile curiosita' volesse saperne al riguardo puo inviarmi un messaggio di richiesta: garantisco un resoconto dettagliato. La sorella chiari' subito che faceva le veci dei genitori, che vivono a Sianouk Ville, e mi chiese che intenzioni avessi. Mi spiego' che questa frequentazione, essendo la sorellina illibata, doveva portare al matrimonio, in caso contrario mi invitava a defilarmi. Tocco' infine lo spinoso tasto della dote che in Asia e' a carico dello sposo. Mi parve buffo subire una paternale da una cosi' giovane ma se anche ci fossero stati i genitori avrebbero pur sempre avuto una decina di anni meno di me. In pratica, come spesso accade da queste parti, la sorella si espresse in base ad un automatismo. Mi riservo' lo stesso trattamento che avrebbe usato a un ragazzotto compaesano che si fosse fatto avanti. E' chiaro che quest'ultimo, pressato dalla necessita' di dar sfogo alla propria esuberanza e non essendoci bordelli nei paraggi, avrebbe ceduto al ricatto della dote. Un giovane non si chiede certamente se un affetto maturato in breve tempo e grazie a pochi fugaci incontri possa perdurare negli anni. Io replicai con argomentazioni machiavelliche che mi permisero di guadagnar tempo ma mi obbligarono a tornare in quel tugurio altre due volte, per definire alcuni particolari. Credetemi io in una baracca del genere non potrei viverci. Tra l'altro durante la stagione torrida quelle topaie, a causa della lamiera e del sole battente, diventano forni crematori. Cio' nonostante sono popolate da bambini bellissimi e sorridenti, e la nipotina non faceva eccezione. Si decise infine che potevo frequentare la mia fiamma ma solo in presenza della bambina che sarebbe stata garante dell'integrita' della zia agli occhi del vicinato. La sera cucinavo io, cosi' entrambe si familiarizzarono con gli spaghetti, e la domenica si andava al cinema e al ristorante giapponese. Quella che potrei, a quel punto, definire la mia morosa lavorava in una fabbrica di minuterie metalliche e definiva il suo lavoro pesante e noioso.
Con disappunto della sorella la cosa ando' per le lunghe ma io riuscivo ogni volta ad eludere i suoi tentativi di giungere al dunque. Infine io e la morosa, dopo circa un anno, riuscimmo ad appartarci al terzo piano lasciando la nipotina al secondo a giocare col computer. La sorella intui' l'accaduto ed i rapporti si deteriorarono ulteriormente. Tutto questo susseguirsi di eventi obbligo' me e la morosa ad un fitto dialogo ed a un continuo reciproco confronto per decidere il da farsi di volta in volta. Lei ha un livello di scolarizzazione molto basso, basti pensare che una volta mi ha chiesto se ci fosse la luna anche in Italia. La scarsa cultura pero' non incide sul riscontro interiore del proprio stato. Tutti i sentimenti come amore, rancore, empatia ecc si manifestano nell'intimo in assenza di verbalita' e scordando i meccanismi che li hanno prodotti. La mancanza di analisi puo tuttalpiu' produrre lo stato di vittima predestinata o la fede in ingannevoli certezze dogmatiche o infine un coinvolgimento ingenuo nella pubblicita' o nelle telenovelas. Ma cio' non preclude la possibilita' di una piena realizzazione affettiva. Nell'unione di coppia sta alla persona con maggiore cultura umanistica decifrare le diverse forme reciproche di espressione ed individuare quelle affinita' elettive che rendono possibile un rapporto. Si ricorre a compromessi, delicate alchimie ed anche a qualche bugia a fin di bene. Solitamente chi e' affetto da ignoranza cerca di compensarla irrigidendosi nelle proprie scarse convinzioni. Bisogna adattarvisi in qualche modo ed all'occorenza cautelarsi dai danni che potrebbero derivare dal loro eccessivo ossequio. 
Poco piu' di un anno fa la morosa si sottrasse alla severa egida della sorella trasferendosi a Koh Chang dove tuttora lavora come cameriera in un resort. Vive negli squallidi alloggi che la proprieta' concede alle maestranze khmer. Qui pero' deve affrontare la velata ed ironica riprovazione dei vicini per il fatto di non essere sposata. Ho deciso quindi, anche se con repulsione ideologica, di assecondarla nelle sue convinzioni e sollevarla da questo disagio. Ho gia' cominciato a pagare la dote spedendo 10.000 bath al colpo e nel giro di un mese dovrei arrivare al totale di 90.000. Ho detto chiaramente che non sborsero' un solo bath in piu'. Ora manifesto ingannevolmente rispetto per la sacralita' dei legami familiari ed accetto l'ineluttabilita' del matrimonio. Devo precisare che questo dovrebbe essere celebrato in agosto a Sianouk Ville alla presenza di un monaco, quindi senza scartoffie ed implicazioni legali. Cio' che piu' conta agli occhi della comunita' khmer e' l'avvenuto pagamento della dote. La cifra l'ho decisa io dopo aver preso informazioni al riguardo. So per esperienza pero' che quando si tratta di falang i prezzi salgono.Nel caso i genitori non giudicassero sufficienti i 90.000 bath allora ricorrero' al cattivo gusto ed alla determinazioni occidentali. A quel punto la morosa dovra' scegliere tra me e la famiglia: ardua decisione!
Se lei spezzasse quei legami, ai miei occhi odiosi e tribali, non mi dispiacerebbe assolutamente. Tra l'altro non dovrebbe piu' spedire i tremila bath mensili di cui temo i principali beneficiari siano i due indolenti fratelli. Nel caso prendesse le parti della famiglia io mi defilerei, avendola pero' un po ripagata dei due anni che mi ha regalato. L'aver gia' pagato la dote a prezzi khmer la rendera' appetibile per qualche ganimede squattrinato e non dovrebbe restar sola a lungo. Quando la sposa e' vedova o divorziata o in ogni caso gia' deflorata la dote non e' dovuta. So da indiscrezioni che ha blandi ammiratori, e non credo siano animati dal semplice desiderio di mettere le corna a un falang. Sappiano i lettori poco esperti di questi luoghi che gli indocinesi hanno un certo complesso d'inferiorita' verso gli occidentali. Non perdono occasione, quando possono e con qualunque mezzo, per rivalersi e dimostrare la loro superiorita'. Dimenticano sempre che sulla luna ci sono andati gli americani e che la Ferrari e' progettata e costruita in Italia.
Testimone
8 febbraio 17 - Vivendo una situazione particolare devo esprimermi in prima persona, lo faccio colla speranza che qualche lettore trovi elementi comuni nella propria esperienza ed inoltre sforzandomidi dare una veste letteraria alle mie vicende. Qui a Koh Chang a volte mi riesce difficile resistere alle lusinghe delle molte opportunita' messe a disposizione dei turisti. Per fortuna non mi anteressa fare trekking sugli elefanti ma soffro per non potermi concedere un pesce ai ferri la sera in riva al mare oppure per non poter dormire in un bungalow con aria condizionata. Le mie scarse finanze mi impongono una condotta estremamente accorta e parsimoniosa. Ulisse non cedette al canto delle sirene essendo solidamente legato all'albero della nave. Anche qui ci sono canti di sirene. Quando mi capita di passare la sera a White sands davanti ai pochi bar in stile Pattaya non sono insensibile ai noti e banali richiami quali "hello handsome man" o "you welcome". So bene a cosa possono preludere. Mi consolo ripercorrendo nella memoria antiche esperienze ritratteggiandole nella variegata pagina dei ricordi. Mi faccio una ragione della mia rinuncia in una sorta di "catarsi eroica" e penso che, dopotutto, il mio fisico decadente e acciaccato non potrebbe piu' accedere a quelle "delizie", un tempo colte a piene mani.
Il fatto di non essere riuscito a vendere i miei disegni mi ha impedito di appartenere al gruppo degli operatori turistici ed altresi' non mi permette di condurre uno stile di vita quale i turisti si concedono per un paio di settimane. In verita' c'e' un piccolo lusso al quale non rinuncio e che mi costa intorno ai 120 bath al giorno. Tutte le mattine bevo il caffe' alla pasticceria viennese e degusto uno dei deliziosi dolcetti, scegliendolo tra la gran varieta' di essi. Confuso tra i turisti mi ascolto i loro discorsi. in pratica sono relegato allo stato di semplice testimone ma, come spesso accade, non tutto il male nien per nuocere. Non essendo coinvolto nella dinamica tra operatori e visitatori posso osservare e trarre le mie conclusioni senza essere condizionato da un ruolo specifico. Tra le due parti, ma e' solo una mia opinione, c'e' un balletto di fraintesi e reciproci blandi inganni. I falang, forse per espiare gli undici mesi di cinismo e grettezza che si son lasciati alle spalle in patria, manifestano cordialita' e liberalita' verso i locali nonche' pieno riconoscimento della loro dignita' umana. Il locale ripaga il falang simulando stima e ammirazione nei suoi confronti ed ascoltando i suoi discorsi con cenni di assenso e sorrisi ma spesso senza capirli. in questo atteggiamento adulatorio son tutti maestri, dall'albergatore al cameriere o al tassista. Potrei scrivere un libro sulla gran varieta' di esibizioni istrionesche che il noleggiatore di moto usa ai turisti per farseli clienti. In entrambe le parti c'e' chi prende tutta la faccenda sul serio. Per esempio la mia ingenua morosa khmer se passeggiando la sera incontra i clienti del ristorante dove lavora, cerca di far conversazione con loro. Ci son poi falang che, compiaciuti che qualcuno finalmente li ascolti con attenzione, si lanciano in racconti interminabili. Singolare il comportamento del capo cuoco che stravede per i falang. Non perde occasione per invitarne la sera alle baracche dove viviamo, preparando loro pietanze khmer. Quando questi arrivano noto nelle loro espressioni un certo smarrimento e probabilmente il pentimento di aver accettato l'invito. Se solo sapessero che intorno alle baracche ci sono cobra, oltre a scorpioni e scolopendre!
A dispetto della mia eta' sono ancora pervaso da un'ansia progettuale di tipo adolescenziale. Ipotizzare scenari futuri mi aiuta a sopportare il peso della mia situazione. Ho speso del tempo per valutare ,in linea teorica, se la folta presenza di giovani cambogiane possa costituire la nuova frontiera nella ricerca alternativa degli affetti. Negli ultimi decenni moltissimi falang si sono sposati con donne tailandesi. A favorire cio' c'era il contatto diretto, la possibilita' di dialogare anche se in un inglese molto misero, ma soprattutto il fatto che la sublime disinvoltura delle thai le portava a concedersi senza troppi preamboli. Una volta iniettato il virus della "Jasmine Feaver" (termine americano per definire lo stato di innamoramento catallettico) questo svolgeva il suo compito. Lavorava ai fianchi il falang che una volta in patria si struggeva di nostalgia ed il gioco era fatto. Cose ormai d'altri tempi: il processo di occidentalizzazione qui e' irreversibile. Ci sarebbe allora questa nuova nicchia delle cambogiane, e forse altre in giro per il mondo di cui io non so nulla, ma secondo me difficilmente "agibile". Spesso queste fanciulle svolgono lavori che non le pongono a contatto coi turisti, quali ad esempio giardiniere o addette alle pulizie. Sono tutte bilingue ma quasi nessuna parla inglese: cio' costituisce una barriera quasi invalicabile. Io ho trovato una morosa khmer grazie al fatto che mastico il thai : riusciamo a intenderci perfettamente anche se a volte ricorriamo a gesti o giri di frase. Infine un forte puritanesimo impedisce loro di concedersi in tempi brevi, cosiche' inoculare il virus della "Jasmine Feaver" diventa molto problematico. Forse la cosa e' proponibile solo a chi ha occhi abbastanza acuti per intravedere perle sotto spessi strati di polvere.
Nonostante il mio fallimento commerciale ho insistito nella produzione di disegni con un accanimento persino maggiore. Sto ipotizzando nuove tecniche di vendita ma da attuare in Cambogia, anche perche' ricorro quasi sempre come soggetto ad Angkor Wat. La progettualita' legata a questo tentativo mi mantiene emotivamente in vita. Salvo inconvenienti ci sposeremo a Sianouk Ville a fine agosto e, una volta li, ci studieremo la situazione. Non mi aspetto certo un ambiente benevolo e favorevole per i nuovi arrivati ma fido nella mia testardaggine. Spero poi di poter li godere dell'appoggio di un clan familiare. Sette anni fa ero incerto se finire in Tailandia o in Cambogia infine, forse per inerzia, scelsi la prima. Ma pare che il fato ora mi risospinga verso la seconda. Il fato e la morte sono entrambi ineluttabili e non hanno alcuna fretta: un bel giorno bussano alla tua porta e non ti lasciano scelta. Chissa' dove sarei ora se avessi dato maggior peso ad un fatto di grande intensita' emotiva che mi capito' a Phnom Penh nel 2004, durante il mio unico viaggio in Cambogia.Era il maggio del 2004 con un caldo infernale ed io, gia' "navigato" della Tailandia, andai in "ispezione" a Phnom Penh. Quanto li mi accadde lo riferisco nel prossimo post, sempre sperando nella benevola attenzione di chi legge.
Phnom Penh
quanto segue e' stato scritto 12 anni fa. Bisogna considerare che ora le cose sono cambiate.(nota: mio figlio ora 34enne ha abitato a BKK dal 2001 al 2015)
Nel maggio del 2004 sono andato con mio figlio ventunenne a Phnom Penh. Lui doveva rientrare a BKK pochi giorni dopo mentre io sarei rientrato una settimana piu tardi. Abbiamo passato tre giorni a studiarci l'ambiente e valutare e valutare la fattibilita' di lunghe permanenze in quel luogo. Il permesso di soggiorno era facilmente ottenibile ed era pure semplice trovare una decorosa stanza in affitto. L'ambiente pero' era angoscioso e mio figlio con mirabile sintesi defini' la Cambogia un luogo estremo. L'impressione era che la vita fosse appesa ad un filo. Non c'erano in pratica ospedali ed una appendicite avrebbe potuto essere letale. Il Centre Cardiologique ( portava ancora la sbiadita scritta francese) era un misero caseggiato ingrigito. Si vedevano bambini in pieno centro che beatamente fumavano la colla nei sacchetti e cosi' si friggevano il cervello. C'era un numero enorme di persone affette da gravi deformazioni causate da denutrizione e numerosi eran pure i mutilati a causa delle mine antiuomo. Una moltitudine di mendicanti adulti e bambini ti assillava ad ogni angolo di strada. Pensai che se fossi andato a vivere li mi sarei camuffato da cambogiano celando il volto sotto un ampio cappello e vestendomi come loro. Molti poi, soprattutto quelli dei mototaxi, ti offrivano incontri con bambini o bambine per pochi soldi. l'intuito mi porto' a formulare una illazione. Solitamente i turisti sessuali che vanno con prostitute adulte non si sentono minimamente in colpa ed hanno un comportamento cameratesco ed amichevole, perfino chiassoso. Fraternizzano coi "colleghi". Notai li degli uomini, anche giovani, che a giudicare dall'abbigliamento non erano li per lavoro ed avevano un atteggiamento sfuggente e solitario. Mi convinsi, a torto o a ragione, che fossero pedofili. D'altronde qualcuno doveva pure alimentare quell'orrido mercato.
Una sottile angoscia ci attanagliava ma sapevamo che tra tanta desolazione erano possibili risvolti improvvisi ed inattesi di estrema gratificazione. Sapevamo bene , mio figlio ancor piu' di me, come in oriente con sublime immediatezza possano nascere intensi rapporti umani. Come isole di estrema gratificazione che possono apparire improvvise alla vista. Dico cio' a costo di apparire melodrammatico.
Paghi delle ricerche siamo andati al Martini Club dove si celebra il rito dell'incontro tra barang e ragazze del luogo. Li mio figlio ha subito le attenzioni di una diciottenne di bellezza inaudita. La ragazza, pur di evidente estrazione poverissima, aveva un fascino ed una grazia assolutamente naturali. Non si capacitava che mio figlio non cedesse alle sue lusinghe e non capiva perche' lui le rivolgesse un sorriso triste. l fatto e' che il ragazzo, pur avendo solo 21 anni, sapeva che il giorno dopo sarebbe tornato a BKK. Non voleva farsi coinvolgere in una storia che non avrebbe potuto sostenere. Gia' esperto in cose d'Oriente, ben sapendo che li una certa progettualita' e' labile come neve al sole, fingeva disinteresse. Io che lo conoscevo bene leggevo disappunto nei suoi occhi.
La sera stessa mi combino con la sorella 26enne della fanciulla. 'indomani mio figlio torna a BKK ed io vado ad Angkor con questo fresco e nuovo amore. Lei mi onora di una affettuosita' irreale, dati i brevi tempi del nostro rapporto. Ma si sa che si puo far tesoro anche dell'immediatezza. Ad Angkor compra del pesce essiccato che dice cucinera' per me nella sua casa umile di Phnom Penh. Torniamo alla capitale che non e' certo una citta' tentacolare e li le compro per la "folle" cifra di 40 dollari un abitino di taglio occidentale. Lei e' sinceramente imbarazzata. Non finge. Giudica la spesa eccessiva e tenta di dissuadermi dall'acquisto. Dopo tutto avevo gia' speso 15 dollari per il pesce! Quanto candore in quella donna che pure proveniva da dure esperienze. quando la famiglia decise di inurbarsi pochi anni prima lei era una ragazza madre e per di piu' analfabeta. l nonno era stato soppresso durante l'olocausto. Li nella squallida periferia viveva con un altra dozzina di persone tra cui zia cugine figlioletta madre nonna el'immancabile fratello. Se mai si fosse potuta definire una prostituta non era certamente un'efferata professionista. La sera vado dunque a mangiare questo benedetto pesce per passare la piu' singolare delle serate. Arrivo in mototaxi in uno stretto vicolo, parallelo ad altri in tutto simili, sul quale si affacciano una ventina di catapecchie spettrali addossate le une sulle altre. Sono costruite con materiali poveri come lamiera o vecchie tavole di legno. Dai piani terra si accede agli assiti soprastanti con scalette a pioli degne di un pollaio.In quel vicolo la desolazione e' irrimediabile, non si intravedono spazi aperti e la miseria di ognuno grava su quella del vicino. Ho visto indegne bicocche nel nord contadino della Tailandia ma li l'impatto era stemperato dall'abbacinante candore smeraldino delle risaie tutt'intorno, frammiste a boschetti e popolate da bufali al pascolo. Pero' va detto che il vicolo brulicava di bambini, perlopiu' seminudi, che giocavano tra loro senza giocattoli. Quando mi videro calo' un silenzio che spezzo' d'incanto il loro chiasso. Mi guardarono incuriositi come se fossi un alieno ed infine tornarono ai loro giochi. Da parte loro le varie comari soppesarano quale "trofeo" avesse mai trascinato fin li la loro vicina. Al piano terra dell'abitazione della mia bella campeggiava un orrido sgabuzzino che immagino ospitasse una turca. disseminati intorno materassi e ventilatori e null'altro. Ceniamo al "piano superiore" colla figlioletta,la madre e la nonna. Pure li vi sono materassi e ventilatori. Non ci sono sedie o tavoli ma c'e' un enorme e fatiscente armadio che penso sia stato abbandonato li da qualche francese in fuga nel '54. Non manca una bellissima televisione che, al costo di dieci dollari al mese, trasmette film in primissima visione un mese prima che arrivino in Italia. l pesce e' buono anche se un po stoppaccioso.
Sul finire della cena appare, come in una fiaba, l'incanto della bellezza. Spunta la testa della sorella diciottenne dalla stretta apertura. Ci rivolge un disarmante sorriso di saluto e quindi, con grazia principesca, termina di salire per la scala a pioli e va ad accovacciarsi davanti all'armadio. Indossa l'abito che poche ore prima avevo comprato alla sorella maggiore. Quest'ultima mi interroga collo sguardo nel timore che io mi sia risentito, ma io capisco che all'economia familire piu' giova che l'abito sia indossato dalla sorellina. Rapito non posso distogliere lo sguardo dalla "cognatina". Questa apre un anta dell'armadio che ha internamente uno specchio ingrigito e offuscato dal tempo. A malapena chi vi si specchia legge il proprio volto. La ragazza con calma si doto di un leggero trucco. Si concede molti minuti per questa operazione e cosi' riesce a ritoccare la perfezione rendendola ancora piu' perfetta. Mi chiedo e continuo a chiedermi come potesse quell'orrida bicocca custodire un tesoro cosi' prezioso e fiabesco. La ragazza si congeda e scende per la scaletta rivolgendoci lo sguardo. L'ultimo ricordo che ho di lei e' uno struggente sorriso filiale che mi rivolge quando ormai di lei sporge solo la testa. Quando anche la testa scompare ho una dolorosa sensazione di vuoto, quasi luttuosa. La madre intuisce e, per allentare la tensione, mi mostra un depliant pubblicitaro della Master Card distribuito in tutto il paese. Su di esso, a supporto figurativo del logo, c'e' l'immagine della figlia fotografata in abito tradizionale. La madre e' molto fiera di questa "apparizione" e mi dice con orgoglio che la ragazza per quella posa ha ricevuto 20 dollari !!!!!
Semilegalita'
I turisti che visitano le dorate spiagge di Phuket o fanno shopping nella rassicurante Sukhumwit hanno una visione limitata e parziale della Tailandia. Un po come un turista giapponese che si fa il giretto in gondola e non va a vedere quell'ameno luogo chiamato "MestreMarghera". La vera Thailandia e', a mio avviso, nella periferia di BKK dove oltre ai cittadini di vecchia data si sono unite le varie ondate migratorie dalle varie regioni. Qui i thai non hanno alcuna svenevolezza adulatoria verso i turisti, peraltro rari. I falang presenti sono perlopiu' espatriati a breve o lungo termine. E' sconfinata questa periferia ed in essa pulsa l'anima del paese. Da essa si riversano ogni mattina fiumi di impiegati e lavoratori verso la City. Nel suo contesto vorrei riferire tre fatti significativi che testimoniano la possibilita' di incappare in situazioni di semilegalita'.Una megera che abitava di fianco a me andava a lavorare la mattina lasciando i due cagnolini nel cortiletto ad abbaiare tutto il giorno, fino a sera quando rientrando li riaccoglieva in casa. Alle mie proteste replico' seccamente consigliandomi di usare i tappi per le orecchie. La polizia non ha tempo per cose di cosi' poco conto, tra l'altro abituali ed accettate nella comunita' thai. Menarla non potevo, come sarebbe stato mio impulso, perche' aveva due figli sul quintale cadauno che l'avrebbero difesa dall'attacco di un rinoceronte. Un giorno si ammalo' e resto' in casa ma, infastidita dal continuo abbaiare delle sue bestiole, scese e le picchio' con violenza con una canna di bambu'. Io le suggerii di mettersi i tappi per le orecchie e lei mi rispose con protervia, quasi fosse lei ad avere ven'anni e pesare cento chili. Se avessi dato delle polpette avvelenate ai cani mi avrebbero individuato subito e i due figlioloni avrebbero fatto "giustizia sommaria".
Circa 4 anni fa, nel quartiere dove abitavo, fui morso alla caviglia senza motivo da un cane che mi arrivo' alle spalle. Era un soi dog che stava sempre li e ormai faceva parte del paesaggio. Si consideri che un mese piu' tardi avrebbe morso in forma piu' seria al polpaccio un ragazzino della zona. La cosa mi costo' 4600 bath all'ospedale per 5 antirabbiche e tre antitetaniche nell'arco di sei mesi. Cercai di risalire all'eventuale proprietario del cane per rivalermi se non altro a parolacce. Chiesi a tutti i negozianti del soi ma mi scontrai contro un muro di omerta'. Allora mi lamentai presso il massaggio (terapeutico) ed il barbiere, dei quali ero cliente abituale, spiegando che non sarei piu' potuto andar da loro per timore d'incappare nuovamente nel morso di quel cane. Come d'incanto il giorno dopo arrivo' l'accalappiacani. Sfortunatamente il cagnaccio era furbo, annuso' il pericolo e si nascose. Gli accalappiacani, tanto per esibir efficienza, catturarono un altro cane che poverino era mansueto ed inoffensivo. la sua sorte era la soppressione.
Infine ero a Bearing e cercavo una casa piu' economica nei numerosi soi della zona. Tutti quei vicoli sono popolati da cani fortunatamente mai di grossa taglia. Non portano collari o medagliette per cui in teoria non hanno un padrone. In relata' i proprietari di fatto di questi cani sono gli abitanti del soi stesso che danno loro da mangiare e, piu' che tollerarli, ne apprezzano la presenza. Queste bestie, a mio avviso immonde, hanno un forte istinto territoriale e pattugliano costantemente quei 2/3cento metri di soi di loro "competenza". Rispettano i residenti che ben conoscono ma possono essere molto aggressivi cogli estranei. Sapendo cio' io, quando dovevo avventurarmi in quei soi periferici, tenevo sempre una sbarra di alluminio di circa 35 cm nello zaino. Camminavo dunque in un soi cercando collo sguardo cartelli colla scritta "affittasi". Ad un tavolaccio erano seduti quattro adulti che giocavano a carte e bevevano birra. Chiesi loro informazioni ma furono scostanti. Ripresi il cammino ma mi ritrovai circondato da quattro cani ringhianti. Penso fossero fratelli perche' erano tutti bianchi. Temetti stessero per azzannarmi e richiamai i thai al tavolo affinche' mi aiutassero. Volendo avrebbero potuto farlo trattandosi dei "loro" cani ma si limitarono a sghignazzare alla vista di un falang in difficolta'. Affrettai il passo in direzione della strada principale per uscire da quell'impiccio, ma i cani mi si avvicinarono ringhiando ancor di piu'. A quel punto, senza fermarmi, estrassi la sbarra e l'agitai con rabbia. I cani si ritrassero appena un po ed i thai, temendo per l'incolumita' delle loro bestiole, si alzarono dal tavolo pronti ad intervenire. Fortunatamente avevo quasi raggiunto l'imbocco del soi e la cosa fini' li.
Vorrei precisare che i soi dog bene o male sono un po condizionati nella loro naturale aggressivita' dal continuo contatto colla gente. Molto piu' pericolosi sono i cani che occupano spazi aperti come cantieri edili o terreni semiabbandonati che spesso si trovano ai bordi delle strade principali. E' importante girare alla larga da quegli spiazzi soprattutto quando e' buio. L'oscurita' rende le bestie molto piu' aggressive. Conservo sempre la sbarra: ora la uso per uccidere scolopendre e scorpioni. Le prime, molto veloci, sono difficili da colpire ed anche se spezzate a meta' continuano a muoversi. Gli scorpioni sono stupidi: non scappano ed ergono le chele in posizione d'attacco. E' molto facile schiacciarli sotto la punta della sbarra.
Semilegalita'2
Non amo le situazioni caratterizzate da semilegalita'. In esse prevale troppo spesso la prevaricazione fisica nella sua brutale banalita'. Vivendo qui per mia scelta valuto la semilegalita' come un fatto negativo ma in un contesto nel complesso positivo o preferibile ad altri. Cerco di limitare i danni che potrebbero derivarmene, ma a volte la cosa non e' facile. Cito un fatto al riguardo. In esso descrivo come ho rischiato un po sventatamente cedendo al richiamo della bellezza femminile, cui sono troppo sensibile. (nota-quanto segue e' stato scritto tre anni fa ed alcune cose son cambiate ed Inoltre pare che proprio in queste ultimissime ore sia iniziata una svolta moralizzatrice)
Mi trovavo a Nana' che e' un luogo relativamente piccolo. Su di un centinaio di metri del soi 4 Sukhumwit si affacciano molti bar, si accalcano molte bancarelle e c'e' l'entrata di quell'anfiteatro bolgiastico a tre piani che si chiama Nana' Plaza. Al suo interno vi sono una quarantina di gogo bar ove l'attivita' principale e' facilmente intuibile. La mercanzia che vi si acquista e' di alta qualita' ma un po costosetta. Piu' accessibile quella offerta dalle numerose giovani sul marciapiede. L'atmosfera di quei fatidici cento metri e' sguaiata e lasciva e spinge gli avventori a rivedere le proprie abitudini in fatto di decenza. Per esempio puo capitare che una giovane anche per noia sfiori platealmente colla mano le parti intime di un falang per forzarne la scelta. Questo sull'affollato marciapiede sotto gli occhi dei numerosi passanti per nulla scandalizzati. I numerosi falang accalcati nei bar spesso bevono senza ritegno e la lingua dominante e' l'inglese. Io a volte simulo di non saper l'inglese per evitare noiose dissertazioni con anglosassoni avvinazzati. Numerose sono le venditrici di biglietti della lotteria di cui tutte le thai sono accanite clienti. Queste venditrici sono in maggior parte isan sulla quarantina e vestono con abiti maschili per essere piu' libere nei movimenti. Indossano braghe ampie e sformate e larghe camice a quadrettoni che arrivano quasi al ginocchio. Immancabile il cappellaccio dalla larga tesa per proteggersi dal sole. Tutte hanno modi contadineschi e non sanno una parola di inglese. Ma vi e' pur sempre qualche eccezione. Cosi' giorni fa, con una collega, si presenta al bar dove son seduto una giovane sui 25 anni. Sotto il cappello un volto di rara bellezza, dai tratti perfetti e dallo sguardo penetrante. La goffa camicia non puo nascondere la perfetta rotondita' dei seni e sotto l'informe abbigliamento si intuisce che vi e' un corpo armonioso snello e sensuale.Io cedo all'impulso e, influenzato dall'atmosfera del luogo, le offro senza preamboli ma in modo garbato e sottovoce 2000 bath per una mezz'ora. Lei rifiuta recisamente ma senza particolare sdegno. Mi spiega che e' felicemente sposata e che non ha mai tradito il marito. Le spiego che sono rattristato per non poter esser partecipe di tale bellezza, ma non insisto. Le due ,allontanandosi, si girano a guardarmi commentando l'accaduto tra risolini vari. Sicuramente in nottata ne parlo' col marito che pero' ritengo ebbe una reazione rabbiosa. Ecco infatti quanto accadde il giorno dopo. La vidi arrivare e pensai che forse moderando le mie pretese (un semplice sguardo in presenza dell'amica) avrei avuto qualcosa da raccontare ai nipotini. Ma questa volta al mio blando sorriso rispose con uno sguardo gelido e risentito. Si allontano' di qualche metro e si attacco' al cellulare sicuramente per richiamare il marito. Immaginai cosa sarebbe accaduto di li a poco. Lui sarebbe arrivato e, ostentando vigore giovanile e sdegno per l'affronto subito, sarebbe passato alle vie di fatto. Tutta la mia presunta superiorita' culturale non sarebbe servita assolutamente a nulla. Le cameriere avrebbero distolto lo sguardo ed i falang si sarebbero defilati. La polizia poi, come in ogni parte del mondo, quando serve non c'e' mai. Quindi per evitare seccature e scene madri mestamente me ne andai. Non inveii contro tale contesto. In esso e' pur sempre possibile avere una vita imprevedibile e avventurosa.
Purtroppo ormai sono escluso, data l'eta', da certe intensita'emotive. Mi ripago molto parzialmente con queste rievocazioni scritte.
Semilegalita'3
Si sa bene che in campo umano possono accadere cose al di fuori della legalita' senza che vi sia premeditazione. Esse possono dipendere da reazioni di persone che, pur avendo conoscenza sommaria della legalita', sono accecate da sentimenti negativi come odio, gelosia, invidia, ira ...... ecc. 
Di fianco alla stazione sopraelevata di OnNut vi e' un ampio spiazzo comunemente noto col nome di "bier gerden". Un ampio telone comune fa da tetto e riparo alle molte piccole attivita' che vi si svolgono, quali ristorantini, baretti , bancarelle di abbigliamento o bigiotteria. Pare comunque che tra non molto tutti dovranno sbaraccare e li sara' costruito un megacentro commerciale. In un angolino in fondo c'e' la toilette comune il cui uso costa tre monetine di un bath da inserire nella gettoniera di una porta girevole. Evito di descrivere lo stato in cui versa questa toilette. Tutti i giorni i due gestori, una coppia sui 45 anni, svuotano la cassetta e ne escono sicuramente piu' di un migliaio di monetine. A dispetto di questo loro invidiabile reddito hanno scarsa cura di se. Ambedue praticamente sdentati si abbigliano in maniera indegna. La moglie, laida e volgare, pur senza conoscere la storia dell'antica Roma sbandiera i due figli come i piu' fulgidi tra i gioielli. Il marito fuma come un turco ma ha un fisico asciutto coi muscoli guizzanti sotto la pelle. Secondo me ha un qualche passato sportivo. Ecco quanto e' accaduto giorni fa. In questo complesso vi e' una piacente erbivendola sulla trentina probabilmente di etnia cinese. Con lei ho chiacchierato qualche volta e lei si e' qualificata single. Mi ha detto che avrebbe gradito se mi fossi presentato da lei con una terrina di spaghetti per mangiare li assieme senza trascurare la bancarella. Cosi' ho fatto il giorno seguente ma ad un certo punto si e' presentato l'energumeno della toilette. Mi e' parso ci guardasse con occhio torvo e mi ha chiesto con insolenza cosa io ci facessi li. Non ho intuito che la situazione era delicata e l'ho invitato a mangiare con noi e spegnere quell'ennesima sigaretta. Lui ci pensa un attimo e coglie al volo l'occasione di sentirsi offeso nella sua dignita' per quell'osservazione cosi' poco riguardosa. Mi afferra per il polso e cerca di tirarmi in disparte per menarmi. Questo avviene sotto gli occhi delle numerose venditrici. Riesco a sottrarmi alla presa e cerco di valutare la situazione. Lui si lamenta che io voglia insegnarli a vivere ed afferra un coltello dal bancone della frutta, al che tre o quattro donne lo bloccano e mi urlano di andarmene. Ormai siamo alla farsa. L'erbivendola che mi ha usato per ingelosire quell'animale subumano non apre bocca. Se io non me ne andassi lui dovrebbe venire alle mani se no perderebbe la faccia di fronte a tutti i "compaesani". Ovviamente me ne sono andato. A scampato pericolo rifletto sull'accaduto. per prima cosa riconfermo a me stesso di detestare le risse : per un fatto di stazza ed eta' ne uscirei malconcio. Rialimento il mio profondo disprezzo per quelli che puntano allo scontro fisico per risolvere le questioni. Rivedo lo sguardo malevolo delle donne verso di me che mi ritenevano l'unico responsabile. La reazione dell'uomo, pur se eccessiva, era giustificata in quanto da me offeso nella sua dignita' decisionale. Va poi detto che in luoghi come quello, nonostante siano collocati in una enorme metropoli, si ricreano i rapporti e le filosofie dei villaggi rurali d'origine. Tutti si conoscono tra loro da anni in un clima di scambi di favori, clientele pur se di basso livello, debiti morali o pratici ed aspettative varie. E pur nell'inevitabile presenza di attriti, prevaricazioni e minacce interne c'e' un comune senso di solidarieta' contro gli elementi esterni. Rivolgersi alla polizia sarebbe stato inutile in quanto non ci sarebbe stata nessuna testimonianza a mio favore. Riflettendo sull'accaduto mi sono convinto che l'erbivendola era la seconda moglie del tipo ( la cosidetta mia noi) sino al momento abilmente celata. Cio' spiegherebbe tutto. La mia noi costicchia e forse fa mancare i soldi per andare dal dentista. Il giorno dopo ho telefonato a una cameriera, colla quale sono tuttora in confidenza, per avere conferma della mia intuizione.Da lei ho saputo che al bier garden non si parlava d'altro e che mille ipotesi correvano sul filo di molte lingue. Io mi sono augurato che la moglie gliela facesse pagare. Qualche settimana dopo sia l'erbivendola che i due coniugi sono stati allontanati dal proprietario dello spiazzo: non penso a causa dell'increscioso fatto ma mi piace crederlo. ll gioco che si attua da queste parti e' piuttosto semplice. Si rifilano ai falang donne di "seconda categoria" ad un prezzo in verita' non eccessivo. La loro scelta e' dettata da criteri di giudizio sociali e non estetici, per cui tra queste "reiette" possono esserci strafighe da mozzare il fiato. Le donne DOC (comprese le mia noi ben camuffate) sono guardate a vista alla siciliana antica maniera. Il coltello sostituisce la lupara. Il mio personale metro di giudizio si discosta da questi canoni. Io sono vittima dell'estetica. Ad ogni modo ho fatto tesoro di quell'esperienza e mi muovo ormai sempre con i piedi di piombo.
Per osservare i pesci in natura ci sono due sistemi. Il primo consiste nel noleggiare una di quelle imbarcazioni col fondo a vetrata, portarsi nel posto giusto e pasturare l'acqua con gran quantita' di mangime. Vi sara' un grande afflusso di pesci e finche' ci sara' pastura si potranno comodamente osservare finche' si nutrono. Non vi sara' contatto diretto con essi a causa di quell'invisibile setto costituito dalla vetrata. Il secondo metodo consiste nell'immergersi in apnea colla maschera. Nuotando lentamente ed imitando il loro moto si possono avvicinare i pesci sino al punto di fare loro il solletico sotto la pancia. Il fucile subacqueo va lasciato a casa. Si avra' dolore alle orecchie e scoppieranno i polmoni ma il contatto diretto sara' garantito. Va detto pero' che se arriva uno squalo di 4 metri quelli sulla barca non si preoccuperanno minimamente: anzi si aggiunge spettacolo allo spettacolo. Questa metafora secondo me puo descrivere i due diversi metodi con cui i falang approcciano gli indocinesi e si rapportano ad essi.
LINGUE
La morosa thai che ospitai in talia nel lontano '97 si cimento' nell'apprendimento della nostra lingua presso il corso serale gratuito per extracomunitari nella scuola media "Petrarca" a Padova. Dopo le lezioni era frastornata. Guardai il libro di testo e mi convinsi che il metodo di insegnamento era errato. Pur con l'ausilio di un disegno esplicativo i malcapitati erano investiti da un numero di vocaboli eccessivo e per di piu astrusi come lavagna, cattedra o cancellino. Nel corso di una lezione si possono imparare non piu' di due o tre termini, ripetendoli svariate volte. E' inutile cercare di impararne una decina col risultato di dimenticarli tutti il giorno seguente. Gli inglesi, che in assoluto sono i migliori insegnanti al mondo della propria lingua madre, lo sanno bene. Ricordo con ammirazione il loro metodo didattico grazie al quale iniziai ad imparare il loro idioma nei lontani anni '70 a Bournemouth. Gli studenti erano giustamente trattati, a livello linguistico, come bambini di due anni che si accingono ad apprendere la lingua madre. Non vi era una lingua di supporto e si parlava solo inglese. Gli studenti provenivano da tutte le nazioni dell'Europa occidentale e l'unica cosa che avevano in comune, peraltro di grande ausilio, era l'uso dei caratteri latini. Gli slavi, coi loro caratteri cirillici, all'epoca erano ancora incatenati in casa e non avevano neancora iniziato le loro scorribande. Ricordo una delle primissime lezioni dove in alcuni disegni erano alcune auto europee. Ognuno leggeva : "that's a renault, that's a french car", "that's a fiat, that's an italian car".....ecc. Alla fine nella memoria di ognuno erano ben saldi termini come french, car o that.
Vorrei qui fare una digressione che non e' in argomento con il post. Tra i vari insegnanti vi fu un settantenne professore in pensione che dimostro' verso noi studenti una correttezza ed una disponibilita' encomiabili. Si impegnava al massimo nell'assisterci nei nostri sforzi di apprendimento. Per lui insegnare era una missione. Davvero una persona squisita di cui ho un indelebile ricordo. Un giorno un francese lo canzono' garbatamente per la sua veneranda eta' e lui replico' spiegandoci quanto fosse un' amara esperienza invecchiare. La frase non fu presa seriamente da noi giovani studenti ma ora, dovendo io fare i conti colla senilita', mi torna continuamente alla memoria.Ho altre due ben distinte esperienze nell' apprendimento di lingue straniere. Alle medie ed al liceo ho studiato il francese, ovviamente con l'italiano come lingua di supporto. Certo veniva data grande importanza alla grammatica ma l'insegnamento non era certo indirizzato a favorire la conversazione, che puo essere sostenuta anche da un analfabeta. Conoscere poi i valori letterari dell'opera di Hugo non e' di grande aiuto se si vuole comprare una baguette croccante in una forneria parigina. Comunque una base linguistica bene o male l'ho conseguita. Ho cosi' potuto frequentare spesso a BKK espatriati francesi, migliorando la mia conoscenza della lingua. Ricordo di aver assistito alla presentazione del libro appena stampato "Drole de vie des expats en Cambodge" presso il ristorante "chez Pepe" a Nana'. Tra il centinaio di presenti ero l'unico a non essere francese. Capii gran parte di quel che li si disse e trovai perfino lo spunto per questionare col ristoratore circa la qualita' del cibo servito ai partecipanti. In pratica non era stato cucinato al momento bensi' tirato fuori dal frigo e riscaldato neppure bene.
Vengo ora alla "dolente" nota della lingua thai. Per qualche anno l'ho studiata in una scuola sulla Ratchadapisek avendo come compagni di classe asiatici oltre ai soliti falang. Premetto che mi e' giunta voce di una scuola (purtroppo pare sia piu costosa delle altre) dove si insegna il tailandese senza una lingua di supporto, quindi col metodo anglosassone. Nelle altre, compresa quella da me frequentata, l'inglese la fa da padrone. Soprattutto nei corsi iniziali il ricorso all'inglese e', secondo me, eccessivo. Non si fa cmq l'errore di insegnare troppi termini in un' unica lezione. Si introducono poi i disorientati studenti all'apprendimento delle 44 consonanti e delle 32 vocali. Quando poi si fanno i primi tentativi di conversazione su temi di interesse comune e' inevitabile, se infervorati, ricadere nella lingua di supporto. A volte ho pensato che cio' non dispiacesse agli insegnanti thai che cosi' potevano migliorare il proprio inglese. Praticamente un falang che non sa l'inglese (e sono in molti) non puo iscriversi a questi corsi. Comunque sia anche in questo caso ho acquisito una base linguistica che mi consentiva, pur in forma limitata, di imbastire una qualche conversazione. L'entusiasmo per questa conquista e le mie residue ingenuita' circa la comprensione della Tailandia mi spinsero, all'inizio del 2012, ad operare tre fallimentari tentativi. La mia intenzione era di valutare se si potevano vendere i miei disegni. Se si li avrei regalati alla morosa thai di turno che si sarebbe poi arrangiata.A Pattaya mi studiai la situazione e vidi che c'erano due gruppi di venditori che sulla spiaggia si avventuravano tra gli ombrelloni. alcuni uomini dalla carnagione scura offrivano paesaggi di dubbio gusto stampati su larghi fogli, penso di carta di riso. Chiesi loro se avessero potuto vendere i miei disegni o le copie colorate di essi. Mi risposero che essendo musulmani non potevano trattare immagini di donne anche solo parzialmente nude (le mie apsarar hanno tutte le tette fuori). Sarebbe stato lesivo della dignita' umana ed offensivo verso Halla'. Evidentemente, pensai io, sgozzare infedeli non ha particolari controindicazioni, anzi e' meritorio. C'erano poi una quindicina di giovani donne, vestite con abiti cascanti e informi ed il cappellaccio, che vendevano occhiali da sole a prezzi irrisori. Ne avvicinai una che pero' non parlava thai: era cambogiana come le altre probabilmente clandestine. Molto gentile ando' a chiamare quella che si sarebbe potuto definire la capogruppo. Si presento' una donna sui 45 anni, bilingue, con la pelle grinzosa cotta dal sole e che forse era stata carina in gioventu'. Le chiesi se avesse potuto, a mie spese, fare una prova di vendita delle mie cose con una sola delle ragazze per un paio di giorni. Le mostrai i disegni e lei si stupi' che i soggetti fossero khmer. Ci penso' un po e poi mi disse in tono molto serio: se vuoi posso diventare la tua morosa. Mi spostai a Jomntien e li la spiaggia era monopolizzata da uomini thai DOC che vendevano tatuaggi temporanei. Da me interpellati furono scostanti e non mi degnarono neppure di una risposta.Ritentai a koh Samet che e' un isola molto bella ma ha poche spiagge distanti tra loro. La principale era monopolizzata da 4 o 5 venditori di tatuaggi temporanei. La percorrevano e ripercorrevano tra gli ombrelloni, in pratica facendosi concorrenza tra loro. Mi spiegarono che non avevano tempo da perdere, impegnati com'erano nel garantirsi un margine di sopravvivenza economica nell'immediato. Nobilissimo intento. Ricordo un fatto che testimonia della precarieta' della loro situazione e del loro continuo stato di emergenza. Uno di loro aveva convinto un adolescente falang a praticarsi uno di quei tatuaggi ed il ragazzo stava cercando di convincere i genitori a farsi dare i soldi. Questi erano riluttanti non tanto per l'esigua cifra in gioco, ma perche' temevano che a questo sarebbe poi seguito un tatuaggio vero. ll venditore aspetto', in trepidante attesa, al tavolo vicino.
Infine, infastidito da forme cosi' arcaiche e grette di protezionismo, provai nella centralissima Nana' a BKK. Il proprietario sordomuto di una bancarella mi fece notare che aveva gia' stampe in gran quantita' e con soggetti similari. Una venditrice di magliette fece il gesto di affiancarvi i miei disegni ma era solo un pretesto perche' io le comprassi un nuovo banchetto piu' grande. Quando poi mi chiese soldi in prestito a me non resto' che defilarmi. Bisogna dire che, in un ambiente cosi' ostile, i falang che conducono un'attivita' sono in gamba.
La comunicazione colla mia morosa e' abbastanza scorrevole. Il fatto e' che lei si e' familiarizzata coi miei errori di pronuncia ed alla fine in qualche maniera mi capisce. La sorella maggiore mi ha suggerito di imparare un po di khmer per poter conversare coi futuri suoceri. Non prendo neppure in considerazione questa ipotesi. Il trauma che mi ha causato la lingua thai basta e avanza. Questi giorni una gran discussione e' nata a causa di alcune turiste che si son messe in topless in spiaggia. Le due sorelle erano incredule, quasi scioccate. Ho dovuto spiegar loro per l'ennesima volta quanto sia diverso lo stile di vita in Occidente, invitandole poi a non figurarselo come un luogo di depravazione. Quanto candore puritano in queste giovani donne: sembrano uscite dal "Libro Cuore". Eppure provengono da un paese dove appena una quarantina di anni fa fu perpetrato uno tra i piu' spaventosi crimini nella storia dell'umanita'. Piu' volte ho chiesto ai miei vicini di casa khmer ragguagli su quel periodo ma la loro testimonianza e' vaga e svogliata. Non erano neancora nati ed i loro genitori non sono soliti parlarne. Pol Pot ha cancellato il passato di quel paese e nel contempo ha posto le basi perche' la sua stessa dittatura cadesse nell'oblio. nella furia rivoluzionaria ha sradicato nelle menti della sua gente il meccanismo della memoria. La Cambogia e' popolata soprattutto da giovani e giovanissimi che guardano perlopiu' al futuro. Dai miei vicini khmer mi e' giunta solo qualche notizia frammentaria di parenti fuggiti o soppressi. Il terrore in quegli anni ha forzato i sopravvissuti al silenzio ed alla rassegnazione. Negli anni ottanta ho conosciuto un giovane armeno che ancora inveiva contro il genocidio della sua gente compiuto dai turchi nel 1916. La memoria in lui era vivissima. Ma in quel caso fu un crimine contro una minoranza etnica. Pol Pot invece ha operato all'interno della sua stessa gente.
Ho esaurito gli argomenti. Nei prossimi mesi, con gran sollievo di tutti, non scrivero' piu' niente. Sicuramente a novembre mi tornera' l'ispirazione.
ristrettezze
In occasione del mio compleanno mi son concesso un dolcetto bavarese alla caffeteria. Ci erano molti tedeschi: il proprietario, operatori locali e turisti abituali. Costituivano una tavolata chiassosa e si intuiva che si conoscevano da tempo. L'atmosfera era conviviale , fumavano tutti comprese le donne ed erano tutti corpulenti, alcuni ai limiti dell'obesita'. La loro presenza mi ha ricordato che da qualche parte esiste un continente chiamato Europa. Mi son tornate alla memoria simili tavolate a Jesolo o i folti gruppi di turisti tedeschi che si incrociano a Venezia. Non che tra noi e loro scorra buon sangue ma abbiamo un innegabile retaggio storico e culturale in comune, guerre comprese sin dai tempi di Varo ed Arminio. Nel mio caso poi la cosa e' ancor piu compenetrata. La mia bisnonna era prussiana ed aveva sposato uno della Val Di Non. Erano cittadini austroungarici ed anche mio nonno ed i miei prozii erano bilingui. E' divertente osservare come i tedeschi, in un ambito vacanziero, con sollievo mettano da parte la loro serieta' e rigidezza teutoniche e diventino a volte addirittura sguaiati. Vestono in modo casuale pur sfoggiando costose camicie o usando costose macchine fotografiche o portando Rayban. Ostentano, pur se involontariamente, una indubbia opulenza. Anche nella scelta dei cibi o delle bevande non fanno questione di prezzo.
Dopo questa "rimpatriata" me ne son tornato al mio squallido caseggiato nel quale traspaiono poverta' e privazioni. Ho dato da mangiare ai gatti, poco in verita'. Al momento sono 5, tre gatte adulte, di cui due incinte, e due gattine. Un anno fa erano 10. La sera arrivavano dal ristorante gli avanzi di cibo dei turisti per cui potevano mangiare a sazieta' e moltiplicarsi. Inspiegabilmente si ridussero a 3 nel giro di un paio di mesi. quando fu poi catturato un pitone di 5 metri, trasportato poi nel folto della giungla dai baldi giovanotti khmer, se ne comprese il motivo. Contemporaneamente pero' il padrone del ristorante giudico' sconveniente che la sera gli avanzi di cibo fossero portati via e proibi' questa pratica. Cosi' venne a mancare un fattore limitante del numero di gatti ma ne intervenne un altro. In seguito io, impietosito alla vista delle tre gatte superstiti che rimediavano solo qualche lucertola, iniziai a comprare loro del cibo. Questo e' abbastanza costoso per cui non posso comprarne tanto da garantire la inevitabile crescita esponenziale della popolazione felina. Ho deciso di dare ogni giorno quel poco di cibo come ho fatto sinora. Cio' mi obblighera' ad assistere impotente alla morte per inedia di buona parte dei gattini in arrivo. Prendo atto di quanto sia aleatoria la sopravvivenza di questi felini, appesa ad un filo e condizionata dalla realta' esterna.
Confronto poi un po cinicamente la nicchia biologica di questi gatti con quella rappresentata dai tedeschi della caffeteria. Certo costoro non hanno problemi di carenza alimentare e non hanno neppure predatori naturali. Essi stessi controllano il proprio numero affidandosi ad un uso appropriato di pillola e profilattici. Ma non e' tutt'oro quel che luccica. Con tutto quel che ingurgitano e fumano il rischio di un infartino verso i 55 e' altissimo.
Nel mio caseggiato anche la vita umana e' soggetta a numerose insidie. Forse la meno pericolosa e' la presenza dei cobra che si tengono in disparte. in generale anche scorpioni e scolopendre fanno altrettanto. A mio avviso sono tre i rischi maggiori: il dengue, il caldo e la scarsa igiene. l primo potrebbe essere letale per bambini molto piccoli o persone molto anziane. Contro di esso in pratica non c'e' difesa. Spesso le zanzare si posano sulla stessa pelle sulla quale si e' appena applicato il repellente. Il caldo a volte e' tale che potrebbe causare serie difficolta' respiratorie ad un neonato. Ma la nota piu' dolente riguarda l'acqua dei rubinetti. Spesso proviene da fosse scoperte scavate nel terreno che raccolgono acqua piovana proveniente dalle alture. Tramite pompe e tubature va alle utenze. Durante la stagione calda il livello dell'acqua diminuisce e le sostanze diciamo cosi' non troppo pure si concentrano maggiormente. A volte l'acqua del rubinetto ha un colorazione vagamente verdastra. A onor del vero il bimbetto di un anno di mia cognata, che qui ha vissuto per alcuni mesi, godeva di ottima salute. Forse le situazioni di questo tipo rafforzano le difese immunitarie. Vai a sapere! E' comunque innegabile la mancanza di strutture ospedaliere in grado di affrontare emergenze pediatriche e non solo.
E' ovvio che il 99% delle donne occidentali si rifiuterebbe di procreare ed allevare la prole in una situazione di questo tipo. Ma questa rappresenta la normalita' ad esempio per le cambogiane. Forse e' addirittura invidiabile per le contadine di remote regioni montuose del Laos. Chissa'. Sta di fatto che per queste khmer e' assolutamente naturale coltivare il proprio desiderio di maternita' e dargli corpo in tale contesto. l comune atteggiamento fatalistico inoltre favorisce tale scelta.
Tutto quanto detto mi spinge a non ignorare e a non tentare di ostacolare l'irrinunciabile e naturale desiderio di maternita' della mia giovane morosa. In generale riconosco alle donne una maggiore saggezza esistenziale rispetto a noi uomini mezzi farfalloni ed eterni adolescenti. Devo rispettare questa sua volonta'. Se non lo facessi non le riconoscerei dignita' decisionale. Cinicamente fido nel fatto , causa l'eta', di essere sterile ma lei potrebbe essere una voragine biologica che risucchia anche spermatozoi ormai privi di motilita'. Uno scontro tra titani dove tutto puo accadere. Le ho anche fatto presente che potrebbe agevolmente trovare un moroso piu' giovane, rimediando pero' solo la sua reazione irata. Una molteplicita' di ragioni economiche, burocratiche e legali mi impediranno di riconoscere come mio questo bambino, se mai dovesse arrivare. Non sara' mai un cittadino italiano e sara' esposto a tutte le insidie di questo mondo primordiale. Certamente avra' l'affetto incondizionato della madre pronta ad ogni sacrificio per lui.Suor Teresa di Calcutta diceva che in Occidente i bambini, trascurati dai genitori, si ingozzano di cioccolatini davanti al televisore. In India invece muoiono di fame tra le affettuose braccia di una madre affranta. Mah! Sara' quel che sara'. A ben vedere , se mai arrivera', io applichero' a questo bambino la stessa logica che gia' sto usando ai gatti.
Il giorno piu lungo
Siamo appena tornati a Koh Chang.Mi trovo a Sianoukville da qualche giorno e la Cambogia mi appare come una Tailandia di 20/30 anni fa, cioe' meno occidentalizzata. I rapporti colla gente sono ancora piu immediati. Purtroppo siamo nel pieno della stagione delle piogge e gli spostamenti sono problematici, anche i piu brevi. Impermeabile ed ombrello non sono sufficienti a proteggere. Quando diluvia la strada e' percorsa da torrenti d'acqua che spesso invadono il marciapiede. Questo mi ha riconfermato che la cosa migliore da fare e' passare l'estate in Italia e svernare da queste parti. "Mia moglie" ha deciso di lavorare un ultima stagione a Koh Chang e di tornare qui definitivamente nel giugno 18. Per me va benissimo. Mi considero un espatriato in Indocina e non necessariamente in Tailandia. Una cosa che mi piace di questo posto e' la moltitudine di bambini e bambine, spesso bellissimi,che giocano in gruppetti su spiazzi o campicelli. Scarmigliati e sporchi di fango crescono in maniera del tutto naturale, come i bambini italiani fino agli anni 50. Saranno pure soggetti ed esposti a svariate malattie ma non sono certamente nevrotici. Caso vuole vicino alla casa dei miei suoceri c'e' una filiale, con nome diverso, del BANGKOK GENERAL HOSPITAL. Lo si capisce dal logo cubitale sull'insegna: una gran lettera sovrapposta alla B. E' un ospedale notoriamente costoso ma con prestazioni di livello occidentale.Per una eventuale emergenza medica ci si rassegna ad intaccare pesantemente il conto in banca. A quanto detto aggiungo che io adoro i bambini. Ho quindi deciso di assecondare mia moglie nel suo desiderio inflessibile di maternita'. I tentativi fatti nell'aprile e maggio scorsi non hanno avuto, con mio sollievo, successo. Ora il problema si ribalta ed all'inizio dell'anno prossimo il mio timore sara' di non poter avere figli a causa dell' eta'. Un altro fattore che mi ha fatto superare la paura di una paternita' e' la struttura di clan della famiglia di lei. C'e' sempre qualcuna, sia essa la nonna o una zia, che puo occuparsi di un bimbetto. Qui la struttura familiare non e' mononucleare come in Occidente. Vi sono problemi legati alla coabitazione forzata ma vi e' una maggiore operativita' e minor ritrosia nell'assolvere certi compiti. Mi rendo conto che se mai dovesse arrivare un bimbo ben difficilmente potra' frequentare la gloriosa Universita' Patavina ma non me ne frega un cazzo. Tra l'altro l'Universita' di Sianoukville, non sto scherzando, e' a cinquanta metri dalla casa dei suoceri. Ordunque per me domenica scorsa e' stato il giorno piu lungo. Presso l'abitazione dei suoceri appunto, si e' svolta la fatidica cerimonia durante la quale un uomo si mette il cappio al collo. Decisione tipica di giovani inesperti o vecchioti sfiniti.Allo sposo e' pure richiesto, come in tutto il resto del mondo, di far buon viso a cattiva sorte e sfoggiare sorrisi di circostanza. Nei giorni precedenti sono stato testimone e non protagonista di tutti i preparativi. Fida nzata e parentado femminile erano in preda a quella indefinible eccitazione che anima tutte le donne in tale circostanza. Il parentado maschile era un po distaccato e divertito al tempo stesso. C'e' anche stato un cambiamento nella fidanzata che per la prima volta ha manifestato protervia ed intransigenza. Mio suocero, di dodici anni piu' giovane, ha cercato con me di darsi un contegno e manifestare una certa autorevolezza, come e' giusto che sia con un genero. Si e' addirittura rivolto a me in lingua vietnamita e si ostinava a parlarmi, pur sapendo che non lo avrei capito. La suocera cinquantenne mi scrutava in modo preoccupato. Le sue tre sorelle maggiori, tutte vedove sulla sessantina, mi mangiavano cogli occhi. Immagino io fossi per loro come un animale esotico allo zoo. Queste quattro sorelle sono cariatidi senza eta': incartapecorite, colla pelle cotta dal sole e rinsecchite. In teoria tutte, per un fattore di eta' e secondo i canoni occidentali, avrebbero potuto essere mia moglie. Riflettevo che se anche la mia consorte dovessere seguire quel percorso di decadenza fisica la cosa sara' per me irrilevante, essendo io gia' morto per allora. Domenica ci siamo alzati alle cinque in albergo, e quando siamo arrivati alle sei i preparativi erano in pieno svolgimento. Il pesce era stato appena fritto, in salotto c'erano molti vassoi di frutta. Due sacchi di baguettes appena sfornate han fatto la loro apparizione ed ovviamente non mancava il riso bollito. Infine in un enorme pentolone era quasi pronta una zuppa khmer. Molto laboriosi i preparativi a livello di cosmesi e vestizione della sposa: circa due ore. Ma tutte le donne si son date un gran daffare per rendersi presentabili. Io sono stato infagottato in un abito similprincipesco che rendeva i movimenti molto difficili. Ho sudato parecchio e quando dovevo stare accovacciato a gambe incrociate non ne potevo piu. La sposa pure indossava un abito similprincipesco. Un maestro cerimoniere in pompa magna commentava a gran voce tutto lo svolgimento della cerimonia ed il fotografo scattava solo nei momenti culminanti. Parte del parentado era tutt'attorno ma molti erano in cortile che mangiavano. Devo confessare che quando il cerimoniere batteva forte sul gong mi sono emozionato. Sul finire io e la sposa abbiamo impugnato un pugnale di scena e tra il suo manico ed i nostri pollici tutti si sono avvicendati per inserire banconote quale regalo nunziale. In seguito lei le ha date tutte alla madre. Poi tutto e' finito con mio sollievo: avevo le gambe a pezzi. Verso mezzogiorno, essendoci un parente che disponeva di un ampio van, le varie comari hanno insistito per una gita alle cascate. Raggiungerle non e' stato facile: dieci chilometri di sterrato con infinite buche e torrentelli d'acqua. Si trattava di un complesso di tumultuose cascatelle a gradoni molto belle, anche se di colore fangoso. Tutt'attorno molte capanne prive di pareti con un robusto assito coperto di stuoie ed il tetto di lamiera. Essendo domenica i gitanti khmer erano numerosi ( penso di esser stato l' unico barang). Occupavano le capanne e mangiavano quanto si eran portati da casa in cestini e contenitori. olti facevano il bagno dove la corrente era meno tumultuosa. La cosa buffa e' che non avevano il costume e si immergevano vestiti. Come poi si asciugassero non ho ben capito. Quando finalmente verso sera il desiderio escursionistico delle comari si e' placato, ci hanno riportati in albergo. Per mia fortuna la sposa era pure un po stanchina e non ha preteso che assolvessi agli obblighi coniugali. Ora esprimo un profondo concetto :QUI FINISCE L'AVVENTURA DEL SIGNOR BONAVENTURA, o forse dovrei dire QUI COMINCIA? p.s.A dispetto della mia precaria situazione mi son sentito in dovere di aprirle un conto con qualche misero spicciolo, per eventuali emergenze in mia assenza. Purtroppo da qualche azione appena accennata o qualche frase buttata li si intuisce che tra il parentado qualcuno gradirebbe un aiuto. Il cognato vorrebbe comprare un tuctuc per affrancarsi dal lavoro di giardiniere ed il fratello minore vorrebbe il motorino. Ora se sull'altare della virtu' e della parsimonia lei esercita un controllo efferato sui miei pochi spiccioli, io faro' altrettanto sui suoi. L'ho gia' avvisata che un suo sventato atto di generosita' potrebbe costituire elemento di rottura tra noi. Sento che sta per iniziare quel gioco al massacro che caratterizza ogni matrimonio che si rispetti. ( opinione opinabile ben inteso). Dalla mia ho l'esperienza, lei la giovinezza. Ciascuno dei due, potendo, fara' "polpette" dell'altro. In una coppia maritata la donna ha il vantaggio, essendo ancora un fiore palpitante e non potendo rompere i coglioni col matrimonio, di godere dell'interesse di molti ganimedi. L'uomo al contrario, avendo gia' esaurito la sua opzione, viene evitato dalle nubili come un appestato.
COCONUT
sulla costiera ovest a Koh Chang, in localita Chaichet, si apre un ampio piazzale chiamato Coconut. A mio avviso e' carino ed invitante ma per qualche ragione sono pochi i turisti che vi si avventurano. Un buon terzo dei negozi sono sfitti e per quelli aperti gli affari sono sicuramente magri. Forse a causa di questa innaturale quiete il piazzale mi appare accogliente ed intimo. Visitarlo poi e' imbarazzante, non potendo evitare gli sguardi supplici di cameriere e commesse inoperose. Ho notato in fondo, nell'angolo a sinistra, un massaggio segnalato dall'immancabile tabellone recante i vari servizi e relativi prezzi. Io non disdegno i massaggi e giudico rilassante e rigenerante quello a base di olio. Mi infastidisce invece la presenza di altri clienti col loro andirivieni e le loro esternazioni in inglese a massaggiatrici che spesso non le capiscono. Con la protezione di semplici tendine, spesso scostate, manca l'intimita'. Ho immaginato che in quel posto sarei stato l'unico avventore, senza il fastidio di altre presenze. Ho altresi' immaginato (a torto!) che per tenere in piedi la baracca vi si proponesse l'happy ending. Ora alla mia eta' non sono piu in grado di sostenere rapporti mercenari, siano pure essi limitati o incompleti. Gia' fatico ad assecondare la moglie che, bonta' sua, si modera nelle richieste. Ma ho pur sempre, nei sei anni passati a Bangkok, maturato un ampio repertorio di garbati pretesti per rifiutare l'happy ending, anche quando fosse proposto con insistenza. Ho quindi varcato spavaldamente la soglia del negozio. La prima volta ho preso atto li che l'unica massaggiatrice e' la tenutaria stessa. Come previsto nell'ora e mezza li passata ho goduto della massima tranquillita', e cosi' pure le volte successive. Lei e' una donna isan sui 32/33, molto educata e dolcissima, carina ma non particolarmente bella. Tra l'altro pure brava nel proprio lavoro.L'invito che mi ha rivolto a togliermi tutti i vestiti non preludeva ad altro (con mio sollievo) che consentirle un accurato massaggio. La nudita' del cliente, in questo caso io, e' un innegabile elemento di pruderia, anche se c'e' di mezzo un asciugamano. Alla fine mi ha offerto il the' ed ho intuito che aveva voglia di chiacchierare. Felice di poterlo fare nella propria lingua mi ha rivolto le domande di rito: eta', stato civile, figli.... . Le ho mentito definendomi scapolo, allo scopo di poter entrare in intimita' con lei, anche se a semplice livello verbale. Ho cosi' aggiunto un ulteriore elemento di pruderia, senza peraltro sentirmi in colpa. Da quanto mi ha detto penso, senza esserne certo, che sia single ed abbia un figlio in Isan. Mi ha confidato che purtroppo una sua passione per un canadese, maturata appunto a Koh Chang, non ha avuto esito felice. Lei non ne ha capito i motivi e mi ha chiesto cosa ne pensassi. Le ho spiegato che spesso la mente dei falang e' involuta e governata da ragioni di difficile comprensione. Alla domanda poi su perche' fossi scapolo ho replicato dipingendomi come persona insensibile e inaffettiva. inadatto al rapporto di coppia per giudizio unanime delle tre mogli italiane dalle quali ho divorziato (pietosa bugia). Mi era gia' capitato: in questi casi negli occhi di una donna puo comparire una luce sinistra. Spunta la vocazione a fare la redentrice di anime afflitte o addirittura la crocerossina. Pure le volte successive le chiacchierate si sono svolte su questa falsariga, dando alla vicenda l'impronta di un'autentica avventura. Ecco l' "innocente" tradimento che perpetro ai danni di mia moglie che, ignara, va ora a lavorare tutti i santi giorni. Le sensazioni nate da questa singolare frequentazione mi hanno riportatato agli stati d'animo d'una ventina d'anni fa, nei miei primi approcci colla Tailandia. Sono incappato, purtroppo poche volte, in reazioni emotive molto intense. Questi ricordi, quando riemergono, mi danno un senso di pienezza e realizzazione. Mi spiego anche a costo di suscitare repulsione o sarcasmo. Tra persone alla "deriva" puo sopravvenire un atteggiamento di solidarieta' e l'abbandono, anche se solo temporaneo, degli schemi abituali di autodifesa. Una prostituta, non provando particolare repulsione per un cliente, puo lasciarsi andare a gesti di generosita' ed elargire devastanti orgasmi. Essendo stata pagata non si sente stupida. Il cliente non angosciato da implicazioni matrimoniali puo cedere al fascino della sensualita' sino a rinunciare al profilattico. Certe sue ben radicate certezze potrebbero vacillare. Quando, rientrato in Italia, ho riferito di questa realta' ad amici e conoscenti,ho rimediato solo sorrisi di scherno e commiserazione. Gli italiani sono notoriamente furbi ai quali non la si fa e per definizione non riconoscono al rapporto mercenario alcuna valenza emozionale. L'atteggiamento e' di cinismo disincantato ma acritico e prevenuto. E' la stessa mentalita' che spinge molti a riconoscere virtu' angelicate solo alla propria madre o moglie. Quei miei interlocutori non si capacitavano che io non avessi intuito che si trattava solo di opportunistiche simulazioni. Io replico dicendo che, se simulazioni erano, erano cosi' realistiche da confondersi colla realta' stessa. Mai il mio riscontro interiore e' stato cosi' pieno ed appagante.
Entrero' nei dettagli nel libro che pubblichero' in novembre. Dico poi che, a mio parere, la rappresentazione e celebrazione della virtu' e del decoro in accordo colle convenzioni sociali sono banali e stucchevoli. Infine se mai questa frequentazione dovesse diventare troppo coinvolgente dovro' defilarmi: un bel gioco dura poco!
Prevaricazione
Amo i gatti e mi piace stare in loro compagnia. Quando disegno a volte vengono a strofinarsi sulle mie cavglie e poi tengono lontani topolini e scarafaggi.Non mi temono perche' li accrezzo e li nutro la mattina. Purtroppo i miei vicini khmer non provano la stessa simpatia e non me lo nascondono. Mi hanno piu volte invitato a non comprare piu cibo per gatti. Sono infastiditi dalle feci che i gatti rilasciano sul terrapieno e non coprono bene col terriccio. Nel posto dove viviamo mi sembra un fasidio risibile al confronto di altri che gia' ho descritto nei post precedenti. Questo luogo poi ben poco favorisce il decoro e l'igiene. Al momento ci sono 4 gatte e sei gattini appena nati. Tra venti giorni andro' in Italia e nessuno dara' piu loro da mangiare. In mia assenza i khmer potrebbero addirittura maltrattarli senza il timore di contrariarmi. Mi faccio una ragione di questa mancanza di riguardo nei miei confronti. In pratica sono un ospite che ben poco puo influire sui loro interessi o sulla loro dinamica lavorativa o dei rapporti all'interno della comunita'. C'e' per me un po di rispetto in quanto falang ma nulla piu'. Maggior rispetto c'e' per il capo inserviente, un tipetto insignificante sulla quarantina, che ha fatto del servilismo col padrone la sua "arma vincente". E' persino temuto in quanto si presume sia un delatore. Ad esempio quando i khmer raccolgono noci di cocco o banane per uso personale si accertano che lui non li veda. Ora costui ha avuto la brillante idea di allevare pollame che si nutre razzolalando sui terreni circostanti. Periodicamente ne vende arrotondando cosi' lo stipendio. Le galline defecano dappertutto, persino sui tavoli, quegli escrementi particolarmente fetidi. I numerosi galli cantano come ossessi all'alba svegliando tutti. Questo pollame e' quindi odiato molto piu dei gatti, ma nessuno osa protestare. Io volevo prendere di petto quel coglione di capoinserviente ma mia moglie mi ha pregato di non farlo. Dovesse mai nascerne una disputa il padrone non esiterebbe a prendere le parti del suo "protetto". A questo punto io, che mi sto sempre piu distaccando dalle contese mondane, me ne frego e porto pazienza. Tutte le mattine scopo via gli olezzanti ricordini davanti alla mia porta. Vedo tutta la faccenda come una prevaricazione a mio danno da parte di un gruppo cui in realta' non appartengo. E' un po frustrante subire "angherie" da persone che prese singolarmente avrebbero ben poca forza ma, come disse un saggio veneto : L'IMPORTANTE XE' CIAVARSENE. In realta' queste angherie sono sopportabilissime e sono ben poca cosa se paragonate ad altre ben piu gravi, anche se governate da una logica analoga. Si pensi ad esempio ad un professore ebreo internato e torturato da un illettereto sadico nazista. Oltre alla prigionia, alla fame ed il freddo doveva subire la beffa di essere nelle mani di un beota. Questi, facendosi forza del proprio gruppo di appartenenza, si ripagava degli insuccessi giovanili a scuola. Sapeva che in tempo di pace il professore lo avrebbe bocciato oppure, in un ambito lavorativo, lo avrebbe relegato a posizioni umili. La violenza di gruppo sul singolo puo addirittura ammantarsi di valore ideologico ed e' piu' subdola ed insidiosa di quella esercitata da un semplice energumeno, facilmente identificabile nella sua immediatezza. Ricordo che una quindicina di anni fa la sera tardi ad un distributore automatico di benzina, a causa di un banale frainteso, un corpulento albanese minaccio' di picchiarmi. Un italiano spaurito ed occhialuto si dileguo' in tutta fretta per non essere coinvolto ed io risolsi la cosa chiedendo scusa. La totale assenza di legalita' e' evidente in questa situazione, del resto la legalita' e' solo una convenzione, per quanto operativa possa essere. Regredendo nella scala evolutiva, quattro anni fa fui cosi' sbadato da costeggiare a piedi uno spazio aperto sulla On Nut verso le undici di sera. Fui inseguito da un branco di cani sbucati dal nulla che volevano azzannarmi. Per mia fortuna un motociclista si fermo' e mi porto' via. Gli serbo eterna riconoscenza e, a causa del casco, non l'ho neppure visto in volto. Queste volonta' di prevaricazione primordiali ed animalesche sono sempre latenti e pronte ad esprimersi non appena le condizioni lo permettono. Si pensi ad un esteso black out o ad una guerra o ad uno sciopero delle forze dell'ordine. Sin da bambino ho sempre odiato quelli che intendono risolvere le questioni sulla base della banale prevaricazione fisica. Giudico quegli energumeni ad un livello evolutivo intermedio tra i primati e l'essere umano propriamente detto. Nella piramide evolutiva, in cui possiamo immaginare l'uomo al vertice, tutte le componenti sono costantemente presenti e non si puo immaginare di eliminarne alcuna. Cosi' come ci sono permanentemente vegetali, vermi, insetti e rettili cosi' non mancheranno mai i violenti e gli energumeni. La piramide sta in piedi anche se non c'e' il vertice, mentre questo cadrebbe se non ci fosse la base sottostante. La mia tendenza a giudicare gli altri sulla base dell'intelligenza, del senso civico e della cultura e' comunque un arma a doppio taglio. I molti artisti che dipingono meglio di me potrebbero facilmente dileggiare i miei disegni. un fisico teorico potrebbe deridere la mia scrsa intilligenza. In gioventu' piu' volte cercai di capire la teoria di Einstein leggendo un testo divulgativo di Landau intitolato "LA RELATIVITA' E' FACILE". Era un libercolo di una trentina di pagine ed ogni volta, dopo averne letto una decina, mi arrendevo. Ricordoche c'era un treno lungo 300mila km che viaggiava nello spazio alla velocita' di 300mila km al secondo. Aveva due proiettori di luce, uno in testa ed uno in coda. Ma queste leziosita' lasciano il tempo che trovano. La realta' che mi rattrista e che mi preoccupa e' che ormai in Italia i barbari sono entrati e non ce ne liberiamo piu'. Non sono orde tribali con capi sanguinari come in tempi lontani, ma una moltitudine di individualita' eterogenee ma accomunate negli intenti. A poco servira' agli Italiani rinserrarsi fisicamente in casa o rinserrarsi idealmente in privilegi e diritti esistenti solo sulla carta. Questi nuovi barbari scalzeranno gli italiani dalle loro malferme nicchie in un contesto di generale deterioramento e peggioramento della situazione. E' semplicemente un fatto logico e biologico. E' gia' tutto scritto. Quando il padrone della villetta si rintana in casa, all'esterno la vegetazione selvatica si riappropria del giardino, poi aggredisce i muri ed infine trova modo di introdursi all'interno.
Monopolio

A volte pubblico i miei disegni nel gruppo EXPAT LIVING IN SIEMREAP. Ammetto che ultimamente ho reinterpretato le apsarars conferendo loro posizioni un po singolari. La mano che copre un seno o accarezza la folta chioma si discosta dalle pose classiche dei bassorilievi di Angkor. Ora e' accaduta una cosa strana. Un khmer scapolo sulla quarantina che mastica inglese mi diffidato dall'eseguire queste rappresentazioni in quanto appartenenti all'eredita' culturale khmer. Le sue motivazioni non andavano ontre questa ambigua frase. Nel post alcuni barang anglosassoni mi hanno manifestato solidarieta' ed hanno fatto presente al khmer ed hanno fatto presente al khmer che l'espressione artistica prescinde da motivazioni religiose o geografiche e non puo essere oggetto di protezionismo. Lui si e' limitato a copiare ed incollare l'intero post riproponendolo come un suo post. Non vi ha aggiunto alcun ulteriore commento conferendo alla cosa un'aria di oscura minaccia. Contrariamente alle mie abitudini sono andato a vedere il suo profilo e risultare essere un conducente capo di tuctuc a Battambang. Mi sono posto il problema che forse , per quanto grottesco o assurdo possa apparire, che le mie reinterpretazioni dei bassorilievi di Angkor possano essere irriverenti sino al punto di essere perseguibili. Sa per esperienza che nel terzo mondo la concezione di legalita' e' molto diversa dalla nostra. Ho chiesto al khmer chiarimenti che non mi ha dato. Sono realmente curioso di capire se il problema consiste nella "licenziosita' " dei disegni o se ai barang e' negato il diritto di ricorrere a tali soggetti. non appartenendo i barang a questa cultura. Un po come se un italiano non potesse dipingere la tour Eiffel o un francese il Colosseo. Se il problema fosse il primo basterebbe eseguire una riproduzione di tipo fotografico ma per il secondo sarebbe preclusa ogni possibilita'. Questa situazione mi ricorda quel famoso archeologo egiziano che farnetica di recuperare le opere egizie dai musei europei per un banale fatto di sovrapposizione geografica. Per quel che ne so la filosofia di vita dei Faraoni ha ben poco a spartire coll' Islam. Inoltre il khmer scandalizzato per i miei disegni scorda che Angkor e' nata nell'ambito di una societa' con religione Induista e non Buddista. Sempre in analogia con certi atteggiamenti mentali il Governo Italiano dovrebbe chiedere la restituzione della Monnalisa e della Madonna coll ermellino. Putin, gran gentiluomo, non avrebbe cuore di rifiutarla. Comunque sia, un po per gioco e un po per capire cosa frulla in capo al khmer, pubblichero' a breve un post in quel gruppo. In esso comparira' la stessa foto qui visibile e sara' accompagnata dall'invito che segue.
Dear sir please help me in understanding what is wrong in my drawings. I recognize that the one on right might be a little indecent because of the hand covering the tit and because it is different from the traditional positions. On the contrary i think that the one on the left is just pohetic and nothing more. I love Cambodia and its culture, at the point that i imagine that apasarars can even fly. My wife is khmer and we live in koh Chang Thailand) in a little comunity of khmer people, all of them working in the same hotel. They all love my drawings and none finds anything wrong in them. Many of my drawings i gave to them as a gift and now they are, properly framed, on the walls of the houses of the relatives. But maybe there is some problem we don't understand. If you explain it to me i might even call all those people, telling them that they must remove the drawings from the walls. I wait for your reply. Best regards.
Probabilmente non mi rispondera'. Ma potrebbe anche accadere che, messo alle strette a livello dialettico, minacci di venire alle mani. Conosco la mentalita' dei fanatici impregnata dei dogmi di piu svariata natura

svolta finale: scopro adesso con stupore che sono stato espulso da quel gruppo. Mai pen lai, anzi la cosa potrebbe essere spunto di riflessioni. Non escludo che il khmer sia l'amministratore del gruppo. Mai come ora sono lieto di essere l'amministratore unico del mio gruppo ARTISTIC DIGITAL dove posso, rimanendo nell'ambito della legalita', pubblicare IL CAZZO CHE VOGLIO IO. la censura e' di per se odiosa. Avevo un altro gruppo artistico, di appoggio al primo, ma FB me lo ha bloccato perche' in un disegno erano in piena vista i peli di una figa. Ma tra tutte la censura piu' odiosa e subdola e' quella parziale. Quella cioe' che eliminando alcune parti di un testo riesce a travisarne completamente il senso.
Situazioni
La sorella di mia moglie e' incinta. E' una gravidanza voluta sia da lei che dal marito. Come e' usanza, avendo gia' un bambino di due anni, ora sperano arrivi una bambina. Cio' ha reso mia moglie ancor piu' determinata e desiderosa di diventare madre. Questa situazione mi causa ansia , temendo io di non essere piu' fertile a causa dell'eta'. L'anno prossimo comunque faremo del nostro meglio. Io non parlerei di competizione tra sorelle ma piuttosto della volonta' di mia moglie di spartire una condizione comune e non venire esclusa da certe gioie ed affetti che ora vive solo dall'esterno. Anche l'altra sorella, a Bangkok, ha una figlia di 10 anni. La gravidanza di mia cognata e' un po frutto del coraggio ma anche della "scriteriatezza" della coppia. Il marito e' sempre piu' incline a bere birra ed ora ha pure cominciato a fumare. La loro situazione economica non e', per usare un eufemismo, tra le piu' floride. Gia' faticano a provvedere alle necessita' del bimbo a Phnom Penh ma sono contenti e fiduciosi. Il parto avverra' probabilmente nel piccolo ospedale di Koh Chang poi, dovendo lavorare entrambi, non so chi badera' al neonato. Questi inoltre dovra' passare i primi mesi nella realta' abitativa che gia' ho descritto. Ma dopo quasi due anni passati in questa comunita' khmer so che in qualche maniera si arrangeranno e probabilmente tutto andra' per il meglio. Il fatalismo e' estremamente operativo: toglie il timore di cacciarsi in situazioni difficili ed aiuta ad accettare con rassegnazione eventuali disgrazie. Mia suocera ha partorito dieci volte, cinque dei neonati sono morti, ma ora e' madre di tre figlie e due figli adulti. Una mia bisnonna, sul finire dell'800, ha partorito undici volte e solo in quattro hanno raggiunto l'eta' adulta, tra cui mio nonno materno.
Un'altra cosa che qui ho appreso e' che l'intensita' dei sentimenti e delle emozioni nel proprio riscontro interiore prescinde dal decoro abitativo e dalla quantita' dei beni materiali in gioco. Passioni, affetti e pulsioni albergano in questi animi articolandosi su fatti naturali quali quali parentele o maternita' e sulla gestione di cose e beni molto limitati. La vita puo essere pienamente vissuta anche in un contesto cosi' misero, a patto ovviamente che si possano soddisfare le necessita' di base come ad esempio la disponibilita' di cibo. Puartroppo, ma non lo sanno, la loro alimentazione si basa su prodotti secondo me nocivi a lungo andare per la salute. Non sono un medico ma credo che quell'olio rifritto, quelle confezioni industriali di zuppe maleodoranti e quell'eccessivo ricorso alla carne grassa di maiale non siano raccomandabili. Io mi cautelo cucinando spaghetti, che a loro non piacciono molto, e mangiado verdure ben lavate o cotte. Per il resto mi sono adattato. Pur avendo passato gran parte della mia vita in un bell'appartamento a Padova, non soffro molto per lo scarso decoro abitativo attuale. So comunque che il censo e' un fattore fortemente discriminante in casi importanti, ad esempio un' emergenza medica. Un conto e' affrontare un calcolo renale con un milione di euro in banca, ed un altro conto qui a oh Chang senza il becco di un quattrino. Incrociando le dita io qui mi sento a mio agio, calato in una realta' umana cosi' vivida e naturale, diciamo pure a stretto contatto di gomito. Pur con fastidi e contrindicazioni mi riporta a quell'atmosfera vissuta in Italia negli anni 50/60. I rapporti tra il vicinato erano piu' compenetrati e noi bambini giocavamo tutti assieme nel giardino del caseggiato.Tra un paio di settimane tornero' a Padova per tre mesi e fatichero' forse a riadattarmi a quella realta' cosi' diversa dall'attuale. Quell'atmosfera rarefatta, dominata da una moltitudune di anziani rigidi e severi censori e guardiani di quanto li circonda. Rinserrati nell'ottica pensionistica , gelosi custodi della propria sopravvivenza alla dinamica procreativa, proiettano intorno un angoscioso impatto di thanatos ed immobilismo. La cosa buffa e' che, non lo escluderei, tra una trentina d'anni avverra' la stessa cosa qui in Indocina. Magari poi la situazione in Italia sara' riportata alla mormalita' biologica da questa ondata di extracomunitari scalpitanti ma soprattutto sordi agli "editti". Vedro' dunque la vita in ben altro contesto, probabilmente afflitto da nostalgia.L'osservazione della realta' che ci circonda non e' negata a nessuno. Certo e' meglio osservare una bella donna in monokini dal proprio ombrellone piuttosto che ammirare le procaci forme di una giovane infermiera, nella sua castigata uniforme bianca, da un lettino di oncologia. Il povero osserva il ricco che lo ricambia con scarsa attenzione. La bella bagnante non degna di uno sguardo il guardone. L'infermiera piu' che compiaciuta e' divertita per aver riscosso l'attenzione di un moribondo. Terzani bambino la domenica osservava dal marciapiede gli abbienti che degustavano il gelato. Ognuno trae le proprie conclusioni osservando l'esterno dal balcone della propria finestra. Puo essere sbrecciato e coperto di escrementi di piccione. Chiuso da un inferriata arruginita e piena di ragnatele.Puo essere in marmo pregiato, con impeccabili vasi di gerani e due linde tendine ai lati. Quel che si vede fuori e' spesso lo stesso per tutti. Puo essere una dorata spiaggia che da su un azzurro mare tropicale. Puo essere un grigio e tetro cavedio condominiale. Sul fondo fanghiglia e scarafaggi e nessuno che se ne cura, neppure il portinaio.
CONCLUSIONE
27dicembre2017- Circa un anno fa la Jessica mi telefono' a Koh Chang. Rispose la Om che, sentendo una voce femminile che parlava italiano, si convinse fosse mia madre. Passandomi il cellulare mi disse che voleva assolutamente salutarla. Per via della sua cultura asiatica era di grande importanza ossequiare la futura suocera, a dispetto della barriera linguistica. Mi saltellava davanti, eccitata all'idea di far la conoscenza di mia madre, e mi implorava collo sguardo. Si trattava invece della Jessica che mi chiedeva inviperita chi fosse quella che aveva risposto. Improvvisai una difesa li per li. Spiegai nuovamente alla Om che mia madre detesta le asiatiche, e farla parlare con lei sarebbe stato controproducente. Alla Jessica dissi che ero con un infermiera che si prendeva cura di me, essendo io a letto colla dengue. Parlai in tono compassato colla Jessica che mi informava che lei era sempre in mia attesa, ansiosa che io tornassi in Italia. Ora in questi giorni a Padova l'ho gia' incontrata 2 volte alla stazione dei treni. La mia passione per lei e' rifiorita improvvisa, inalterata dopo quasi otto anni. A 34 anni suonati e' addirittura piu' bella di quando ne aveva 20. Preso da raptus, sotto gli occhi di tutti, l'ho colmata di baci sulle guance, stringendola forte forte.Le ho addirittura strappato un bacio sulla bocca, cosa non da poco con quella bigotta scassacazzi. Un tempo mi sarei vantato di possedere un "harem" ma adesso non me ne frega assolutamente niente. Mi adatto alla logica delle situazioni. Provo affetto per mia moglie ma anche per la Jessica. Loro pare ne provino per me e non vedo perche' mai io dovrei negarmi. Queste anime spaurite, carnefici esitanti, sono scosse dalle onde della vita e si aggrappano a questa boa. Ho le spalle grosse e non credo di affondare sotto il loro peso: fra tutt'e due fanno 83 chili. Non e' furbesco da parte mia, bensi' umano, progettare di svernare in Cambogia e passare l'estate in Italia, conferendo ad entrambe dignita' di coppia. La mia repulsione per le convenzioni sociali ben si accorda con questa singolare progettualita'. Colla Jessica abbiamo parlato di sposarci in settembre. A parole dice di accettare la mia assenza estiva, pur sapendo che si accompagnerebbe inevitabilmente ad altre relazioni. Ma a parte questa sua liberalita' teorica ha imposto una situazione di stallo identica nella sostanza a quella di otto anni fa. Nulla e' mutato. Tutto risponde ad una logica ineluttabile senza sbocchi. Questa volta non ero animato da un particolare desiderio di appartarci in un alberghetto. Tra l'altro lei avrebbe rifiutato una proposta in tal senso. Ho pero' rivissuto con una certa angoscia una situazione ben nota, riaffiorata integra dopo otto anni. Ancora oggi lei e' elusiva. Non posso certo andare da solo contro uno stato di cose generale. Gia' il Natale, questo inamovile moloch, mi ha inferto un grave smacco: in due mesi sono ingrassato di 4 chili. Ho rimandato lo "scontro finale" colla Jessica alla prossima estate. Ho guardato il calendario ed ho con sollievo notato che mancano solo 3 settimane al mio rientro a Koh Chang.

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